ZOVENZONI, Raffaele

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZOVENZONI, Raffaele

Mattia Vinco

Nacque a Trieste nel 1434, figlio di Romeo, giureconsulto di nobili origini bolognesi, e di Bertolina, o Bartolomea, appartenente all’aristocrazia locale. Fu battezzato il 9 febbraio di quello stesso anno nella chiesa di San Giusto dal vescovo di Trieste Marino de Cernotis da Arbe (Ziliotto, 1950, pp. 13 s.). La sua prima formazione avvenne sotto la guida del padre e, probabilmente, avendo come modello l’umanista senese Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II e vescovo di Trieste dal 19 aprile 1447 al 22 settembre 1450, al quale dedicò un epicedio.

Difficile è ricostruire la biografia dello Zovenzoni, che si basa per lo più su informazioni contenute nei suoi stessi componimenti poetici (Tremoli, 1983; Pontone, 2014, p. 94). In questo senso è fondamentale il carme Genealogia, dal quale si ricavano alcune importanti notizie: fu il sestogenito di quattro fratelli e due sorelle, eccetto lui tutti morti in giovane età; lasciò Trieste nel 1450, o al più tardi nel 1452 per recarsi a Ferrara, dove studiò quattro anni alla scuola del grande umanista Guarino Veronese.

Rimase legato a Guarino anche dopo questo periodo di formazione. Ne sono dimostrazione l’epitaffio composto per la morte del maestro, avvenuta il 4 dicembre 1460 (Ziliotto, 1950, p. 76) e la monodia in onore di Emanuele Crisolora del 1458, commissionata dallo stesso Guarino (Sabbadini, 1899; Ziliotto, 1950, pp. 17, 99-101). Particolarmente significativo risulta il carme In Prototypam Gvarini mei Effigiem del 1459 circa, in cui è narrata la consegna della Geographia di Strabone a Renato d’Angiò da parte del condottiero Jacopo Marcello (Tremoli, 1979, p. 122). Il riferimento è senz’altro al codice miniato da Giovanni Bellini, conservato nella Bibliothèque municipale di Albi, ms. 77, ff. 3v, 4,  dove appunto compare la scena descritta.

Gli anni che intercorsero tra la fine del soggiorno ferrarese (1454 circa) e il periodo in cui Zovenzoni fu rector scholarum a Capodistria (1461-66) sono avvolti nel mistero, ma sulla base dei riferimenti contenuti nelle sue poesie si può desumere che egli risiedette a Ferrara, Trieste e Venezia (Ziliotto, 1950, p. 20). Assai probabile è inoltre la sua presenza a Padova come studente di diritto (ma senza aver conseguito la laurea), come farebbero supporre alcune delle cariche da lui ricoperte negli anni seguenti: nel 1467 fu infatti cancelliere del comune di Trieste, nel 1476 notaio a Venezia e, alla fine dello stesso anno, cancelliere del podestà presso il comune di Treviso (Tremoli, 1979, p. 124). Risale probabilmente a questo soggiorno padovano giovanile la conoscenza dell’umanista dalmata Giorgio Sisgoreo.

Negli anni in cui Zovenzoni risiedette a Capodistria corteggiò alcune fanciulle delle famiglie più in vista della città, come documentato da alcune poesie dedicate a Beruza Belgramoni, Chiara Gavardo, Andra Tarsia e Chiara Augusta Vergeria Grigioni o Grisoni, cantata con lo pseudonimo di Lampra, che in seguito prese in sposa (v. Ziliotto, 1950, pp. 23, 164; Tremoli, 1979, pp. 135-139). Da lei ebbe due figlie, Bartolomea e Lucia, la quale prese i voti con il nome di Chiara nel monastero di San Biagio a Capodistria.

Fuggito nell’estate del 1469 da una Trieste occupata dalle truppe filoimperiali, dopo aver trascorso l’inverno a Capodistria si stabilì a Venezia per qualche anno, potendo contare sull’aiuto di vecchie conoscenze, ma non sull’amicizia dell’emergente Ermolao Barbaro, con il quale non riuscì mai ad instaurare alcun tipo di rapporto. In laguna lo Zovenzoni ebbe comunque modo di stringere importanti legami non solo con molti colleghi letterati, ma anche con artisti, ricordati in alcune sue poesie: oltre al già citato Giovanni Bellini, il fratello Gentile e Marco Zoppo tra i pittori e lo scultore Antonio Rizzo.

Dal 1471 al 1472 e nel 1474 lavorò come correttore e revisore rispettivamente presso gli editori Vindelino da Spira e Nicolò Jenson. Lasciata Venezia nel 1473 per Sebenico, vi farà ritorno alla fine dell’anno seguente.

Morì probabilmente a Trento (Zuliani, 1937, p. 1027) o a Venezia (Tremoli, 1979, p. 118) nel 1485.

La sua produzione letteraria è stata raccolta per la prima volta da Baccio Ziliotto (1950) ed è quasi completamente rappresentata dalla silloge poetica Istrias, suddivisa in tre libri, il cui titolo rappresenta, come dichiarato dallo stesso Zovenzoni, un omaggio alla sua città natale. Il codice ci è stato tramandato in due versioni: la copia più antica si conserva presso l’Archivio Storico e Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano (inv. Triv. 776) ed è dedicata al principe vescovo di Trento Giovanni Hinderbach. Fu conclusa e inviata a Trento prima del marzo 1475 (Dionisotti, 1953, p. 276; Perosa, 1953, pp. 296 s.), in quanto nel testo mancano i componimenti antigiudaici richiestigli dal vescovo a seguito del presunto sacrificio rituale del beato Simonino da Trento (De Unterrichter, 1930; Ziliotto, 1950, pp. 155 s.).

La seconda copia, risalente all’incirca allo stesso periodo, è conservata presso la Biblioteca Marciana di Venezia (inv. Lat. XII 144) e venne allestita per l’imperatore Federico III d’Asburgo. Zovenzoni da tempo intratteneva rapporti con la corte imperiale (L’Austriade, 1862, pp. XXVII-XLIV), che ne promosse l’incoronazione a poeta laureato, avvenuta con l’appoggio dell’Hinderbach forse nel 1467 (Pontone, 2014, p. 95, n. 26). Con questo dono Zovenzoni mirava ad ottenere il permesso dall’imperatore di tornare in patria (Ziliotto, 1950, p. 55) ma, in seguito al diniego opposto da questi, la silloge venne donata a Pietro Loredan che, con Jacopo Antonio Marcello e Vitale Lando, fu uno dei suoi principali protettori veneziani (ibid., pp. 47 s.). La lettera dedicatoria dell’Istrias al vescovo di Trento contiene anche un riferimento all’impossibilità da parte di Zovenzoni di consegnare personalmente il codice e all’invio in sua vece di un ritratto di Giovanni Bellini che, nonostante i numerosi tentativi di identificazione (Fletcher, 1991; Dillon Bussi, 1995, p. 28), è per ora da considerarsi perduto (Pontone, 2014, p. 94, n. 8; Vinco, 2014, pp. 160 s.).

Opere

Istrias. Carmi scelti, tradotti e annotati da M. Szombathely, Trieste 1950.

Fonti e bibliografia

L’Austriade di Rocco Bonii. Carmi di R. Z., a cura di P. Kandler, Trieste 1862, pp. XXVII-XLIV; R. Sabbadini, R. Z. e la sua monodia Chrysolorae, Catania 1899; M. De Unterrichter, Il beato Simone e i verseggiatori suoi contemporanei, in Studi trentini di scienze storiche, II (1930), pp. 187-193; E. Zuliani, Z. R., in Enciclopedia Italiana, XXXV, Roma 1937, p. 1027; B. Ziliotto, R. Z. La vita, i carmi, Trieste 1950 (cfr. la recensione di C. Dionisotti in Giornale storico della letteratura italiana, CXXX (1953), pp. 274-278); A. Perosa, Note al testo dello Z., in Rinascimento, IV (1953), pp. 277-303; P. Tremoli, Itinerario umano di R. Z., in Archeografo Triestino, VI (1979), pp. 115-200; P. Tremoli, R. Z.: un umanista sulle sponde dell’Adriatico, in L’umanesimo in Istria, a cura di V. Branca - S. Graciotti, Firenze 1983, pp. 143-165; J. Fletcher, The painter and the poet. Giovanni Bellini’s portrait of R. Z. rediscovered, in Apollo, CXXXIV (1991), pp. 153-158; G. Dellantonio, Il principe vescovo Johannes Hinderbach e l’architettura: interessi umanistici, motivazioni ideologiche ed impegno pratico, in Il principe vescovo Johannes Hinderbach (1465-1486) fra tardo Medioevo e Umanesimo, a cura di I. Rogger - M. Bellabarba, Bologna 1992, pp. 253-270; A. Dillon Bussi, Due ritratti di R. Z., in Libri & Documenti, I (1995), pp. 25-42; Rinascimento e Passione per l’Antico (catal. Trento), a cura di A. Bacchi - L. Giacomelli, Trento 2008, passim; Giovanni Bellini. La nascita della pittura devozionale umanistica. Gli studi (catal. Milano), a cura di E. Daffra, Milano 2014 (in partic. M. Pontone, Giovanni Bellini e R. Z. Un sodalizio artistico e letterario nella Venezia del Quattrocento, pp. 91-95; M. Vinco, L’Istrias di R. Z. e Giovanni Bellini ante 1475, pp. 97-102).

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