RAIMONDO IV conte di Tolosa e marchese di Provenza, detto anche Raimondo di Saint-Gilles

Enciclopedia Italiana (1935)

RAIMONDO IV conte di Tolosa e marchese di Provenza, detto anche Raimondo di Saint-Gilles

Angelo PERNICE

Fu uno dei più potenti e rappresentativi signori della Francia feudale e cristiana del sec. XI, segnalatosi nelle guerre contro gl'infedeli e specialmente nella prima crociata. Nato nel 1042, combatté, intorno al 1074, in Italia contro i Normanni a difesa del papa Gregorio VII, e poco dopo in Spagna contro i Mori. Nella contea di Tolosa successe al fratello Guglielmo IV nel 1088; ma otto anni dopo, rispondendo, primo fra i grandi baroni, all'appello lanciato a Clermont da Urbano II, prese la croce facendo voto di passare il resto della sua vita in Terra Santa. Dalla Provenza partì a capo di un esercito verso la fine di settembre 1096. Sembra che egli abbia tentato di farsi nominare capo della crociata, ma che il papa, desideroso di conservare alle conquiste un carattere religioso, abbia resistito alle sue pressioni. Certo è che egli, sia per la sua posizione, sia per le sue immense ricchezze, sia soprattutto per essere stato il primo a crociarsi aspirò sempre, nel corso dell'impresa, ad assumere una posizione egemonica, ciò che lo mise in urto con gli altri capi, con danno suo e della crociata. Per la Lombardia, l'Istria, la Dalmazia, la Macedonia giunse a Costantinopoli verso la fine di aprile 1097. Fu accolto con manifestazioni di onore dall'imperatore Alessio I ma per quanto questi insistesse, egli si rifiutò di prestargli il giuramento di fedeltà che gli prestarono gli altri capi crociati e di açcettare i patti che allora si fissarono fra questi e il monarca bizantino. Passato in Asia, partecipò con i suoi Provenzali alla battaglia di Nicea e di Dorileo e all'assedio di Antiochia.

Dopo la presa di Antiochia (3 giugno 1098) scoppiò un dissidio fra Boemondo, capo dei Normanni, e R., aspirando l'uno e l'altro al possesso della città. Il dissidio ebbe una tregua per il sopraggiungere di un nuovo esercito turco guidato da Kerboga, atābek di Mossul, che alla sua volta assediò i crociati in Antiochia riducendoli a mal partito; ma appena questi fu vinto e ricacciato dalla Siria, il contrasto riarse più violento. Poiché gli altri capi della crociata in maggioranza si dichiararono favorevoli a Boemondo, il quale, in realtà, più di tutti aveva contribuito alla conquista, R. si avvicinò all'imperatore Alessio conchiudendo con lui un accordo. Da quel momento in odio a Boemondo egli si fece il paladino dei diritti bizantini sulla Siria e sulla Palestina. In nome di questi, ma con l'evidente scopo di arrestare l'espansione normanna e di formarsi un principato proprio, a partire dal novembre, R. iniziò una serie di operazioni contro le città e le fortezze situate fra Antiochia e Tripoli di Soria, occupando successivamente al-Bāra, Marrath al-Nu'man, Tortosa. Queste conquiste da un lato aggravarono il suo dissidio con Boemondo, dall'altro crearono un vivo malcontento nella massa dei crociati, per i quali lo scopo dell'impresa non era la conquista della Siria ma la liberazione dei Luoghi Santi. Sotto la pressione di questo malcontento, che portò ad atti di vera ribellione nel maggio 1099 R. fu costretto a interrompere l'assedio di Tripoli, che egli già aveva iniziato, e a muovere verso Gerusalemme, seguito da altri capi, come Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra, Goffredo di Buglione, Tancredi di Puglia. In quest'ultimo tratto della spedizione, R. fu il vero capo. Per Tripoli, Beirut, Sidone, Caifa, Cesarea, ar-Ramleh, Emmaus i crociati giunsero dinnanzi alla Città Santa il 7 giugno 1099. Nell'assedio R. investì Gerusalemme dal lato meridionale piazzandosi sulla collina di Sion. Quando la città cadde, secondo quanto afferma lo storico dell'impresa, Raimondo d'Agiles, al conte di Tolosa fu dagli altri baroni offerta la corona di Gerusalemme, ma egli la rifiutò. Se veramente l'offerta ci fu, cosa di cui è lecito dubitare, il rifiuto non può spiegarsi se non supponendo che l'offerta non era stata né spontanea né senza condizioni, poiché è noto, da un lato, che egli aspirava ad avere un dominio sovrano in Terrasanta e dall'altro, che dal momento in cui Goffredo accettò, col titolo di difensore del Santo Sepolcro, il regno di Gerusalemme, R. divenne suo nemico ostacolandolo nella sua azione e procrastinando la consegna della Torre di David, posizione importante della città, dove egli si era installato. Deluso nelle sue speranze e in urto con tutti, R., dopo la battaglia di Ascalona (12 agosto) si ritirò dai Luoghi Santi. Essendo in quel tempo Laodicea assediata da Boemondo e da navi pisane, egli raggiunse quella città e riuscì ad allontanare il suo rivale e ad occuparla; non però in proprio ma per l'imperatore. Nel giugno 1100 si recò a Costantinopoli, dove prese il comando di nuove schiere di crociati che ivi erano venuti dall'Occidente alla notizia della caduta di Gerusalemme, guidandole nell'Anatolia. Fra Amasia e Sivas i crociati assaliti dai Turchi, subirono una terribile disfatta. Fra i superstiti ci fu il conte di Tolosa, il quale poté raggiungere Bafira sul Mar Nero e da qui Bisanzio (fine del 1100). Da Bisanzio, nel gennaio del 1102, R. riprese la via della Siria; ma, giunto in Antiochia, fu imprigionato da Tancredi, reggente del principato durante la cattività di Boemondo, e non fu rimesso in libertà se non quando si impegnò a non intraprendere nessuna conquista fra Antiochia e Acri. Ma non tenne fede all'impegno e nel febbraio assalì e occupò Tortosa, già conquistata nel 1099 e poi perduta. Da questo momento i suoi sforzi sono diretti a conquistare Tripoli per farne la sede di un piccolo principato nella Siria meridionale. Per prendere la città egli costruì nelle sue adiacenze una fortezza. Durante l'assedio col concorso di navi genovesi, s'impadronì di Gibelletto (l'antica Byblos) cedendone una parte ai Genovesi in ricompensa del loro aiuto (aprile 1104). Ma non venne a capo della resistenza di Tripoli, essendo morto durante l'assedio, il 28 febbraio 1105. L'opera sua fu continuata da un suo nipote Guglielmo e compiuta da suo figlio Bertrando, che nel 1109 divenne conte di Tripoli.

Bibl.: Cfr. le opere sulla prima crociata, specialmente: F. Chalandon, Hist. de la Ier croisade, Parigi 1928; R. Grousset, Hist. des croisades et du Royaume de Jérusalem, I, ivi 1934.

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