RAINERI, Francesco Maria, detto lo Schivenoglia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

RAINERI, Francesco Maria, detto lo Schivenoglia

Stefano L'Occaso

RAINERI, Francesco Maria, detto lo Schivenoglia. – Nacque a Schivenoglia, in provincia di Mantova, da Angelo e da Laura Tomirotti il 2 febbraio 1676 (Martelli, 1978, p. 57).

Le fonti attestano un alunnato presso il pittore parmense Giovanni Canti (Volta, 1776), attivo a Mantova forse dal 1690 e fino alla morte, avvenuta nel 1716 (L’Occaso, 2011a).

L’ascendente di questo artista, la cui pittura nonostante la libertà di tocco risulta spesso legnosa, si riscontra nelle opere giovanili di Raineri, ma nella sua maturazione questi meditò con acume sull’opera del seicentesco Francesco Maffei e probabilmente anche di Alessandro Magnasco.

Non conosciamo opere di Raineri databili con sicurezza entro il primo decennio del Settecento. Difficilmente spettano al pittore le tele della Via Crucis oggi in S. Barnaba a Mantova, la cui attribuzione allo Schivenoglia (ancora in Spadini, 2008, pp. 42-44) non regge la verifica stilistica.

La pittura stralunata e carica di una frizzante ironia rococò di Raineri si esprime in maniera coerente già nei fregi con Scene di battaglia della villa Strozzi a Begozzo di Palidano, databili probabilmente non prima del 1718 (Belluzzi, 1983, pp. 141 s. n. 5; Spadini, 2008, p. 24).

Queste pitture palesano limiti tecnici nell’arte dell’affresco e risentono di forti alterazioni cromatiche, dovute con ogni probabilità all’utilizzo della biacca. In queste, come in successive battaglie, l’artista crea irruenti masse di figure, grovigli di lamine di luce e colore, cedendo il campo «al libero furore della fantasia» (Clerici Bagozzi, 1978, p. 48).

Per gli Strozzi Raineri continuò a lavorare per diversi anni, non solo dipingendo Battaglie, ma anche Ritratti di bambini della famiglia, datati tra il 1725 e il 1727 (Marinelli, 1993).

Il superamento della fase legata a Canti dovette avvenire negli anni Venti, in cui probabilmente dipinse i Misteri del Rosario della parrocchiale di S. Biagio a Cavriana (Tellini Perina, 1969, p. 132, ma con una datazione alla metà del secolo): le malconce telette sono animate da spigolose figure che agiscono su linee diagonali.

Il S. Sebastiano dell’omonima cappella in S. Andrea – lodato già da Giovanni Cadioli (1763, pp. 50 s.) e a lungo considerato uno dei rari dipinti sicuri dell’artista – mostra l’attardarsi su posizioni legate a Canti, che potrebbe implicare una datazione abbastanza precoce. Nel 1722 Raineri dipinse le vele della cupola della chiesa cittadina di S. Barnaba, ma già nel 1768 le sue pitture furono sostituite dagli stucchi di Stanislao Somazzi (Clerici Bagozzi, 1978, p. 52).

Nel 1742 dipinse quattro sovrausci per il palazzo Guidi di Bagno in Mantova (Bazzotti - Ferlisi, 2003): le opere sono da identificare in quattro tele mistilinee della Fondazione Cavallini Sgarbi e vanno annoverate tra gli esiti più felici e spigliati della sua produzione (Spadini, 2008, pp. 104-108).

In esse, e più in generale nella sua pittura, si notano anche rimandi alla cultura tardocinquecentesca, che consentono una lettura dell’opera dello Schivenoglia in chiave neomanierista e comunque lasciano trasparire una discreta cultura figurativa: riferimenti a Giulio Romano (e a Perin del Vaga) sono in una delle quattro tele appena citate, la Caduta dei giganti, ma qua e là sembra riaffiorare la cultura rudolfina.

Nel 1745 dipinse la pala dell’altare maggiore della parrocchiale di Serravalle Po, raffigurante i Ss. Filippo e Giacomo, cui seguirono nel 1750 le due tele laterali del presbiterio, un Battesimo di Cristo e i Ss. Francesco e Carlo Borromeo (Martelli, 1978, p. 60), ora conservate nel Museo diocesano di Mantova.

Nel 1746 dipinse in palazzo Cavriani, nella «prima anticamera da visite», una «medaglia grande in mezzo al volto» e «due piccole medaglie» ai lati (L’Occaso, 2012). In precedenza le tre medaglie erano datate al 1756-58 (Clerici Bagozzi, 1963, p. 340). Gli Dei dell’Olimpo nel comparto centrale quadrilobato e le due Allegorie nei medaglioni a goccia sono tra le opere più belle dell’artista, per la fluidità di pennellata e per la brillante, tesa gamma cromatica, che ricorda Nicola Grassi. Il catalogo dell’artista include peraltro poche opere su muro: oltre alle pitture della villa Strozzi di Begozzo, si può ricordare un’Allegoria di casa Borromeo nel palazzo Borromeo di Mantova (L’Occaso, 2011b, p. 395).

Non disponiamo di elementi che permettano una datazione sicura per una serie di pale d’altare che la critica raccoglie tra gli anni Quaranta e Cinquanta: il Transito di s. Giuseppe nel santuario della Porta a Guastalla, il S. Giuseppe in gloria e santi del Museo di Palazzo ducale di Mantova, la S. Geltrude della parrocchiale di Barbasso. Quest’ultima probabilmente proviene dalla chiesa mantovana di S. Marco, dove è citata da Cadioli (1763, pp. 81 s.) come del «nostro Schivenoglia, che fece cotest’opera nell’età cadente di 80 anni»: quindi nel 1756 circa.

Nel 1752 fu istituita, per concessione dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, l’Accademia di pittura, scultura e architettura di Mantova, della quale il primo direttore fu nel 1753 lo Schivenoglia, alla cui morte successe Giuseppe Bazzani. In quegli anni a Raineri fu assegnato un «quartiere» all’interno della «Regia Ducale Corte, posto nel così detto appartamento del Paradiso», ovvero nella Domus Nova (L’Occaso, 2011b, p. 8).

La nomina dello Schivenoglia a direttore dev’essere intesa come un riconoscimento locale dei suoi meriti, ma oggi lo si ritiene una personalità, per quanto di spicco nella produzione pittorica del Settecento mantovano, di caratura inferiore a Bazzani. Per entrambi i maestri la critica ha suggerito confronti con la produzione mitteleuropea: in particolare la sua pittura «prelude – per vie ancora ignote – pittori d’Oltralpe come Paul Troger e, più avanti, Franz Maulbertsch» (Tellini Perina, 2002, p. 60).

Raineri restaurò anche opere antiche: per esempio una perduta Crocifissione di Bernardino Campi, un tempo nella parrocchiale di Motteggiana (Martelli, 1978, p. 62), mentre nella parrocchiale di S. Nicolò Po ridipinse largamente una pala tardomanierista (Bazzotti, 1988).

Attorno al 1754 deve porsi la redazione dell’unica tela di enorme formato dipinta da Raineri: essa raffigura S. Anselmo che benedice le armi di Matilde di Canossa ed è posta sulla controfacciata della chiesa parrocchiale di Quingentole, per la quale fu commissionata dal vescovo di Mantova, Antonio Guidi di Bagno.

Neanche in quest’occasione lo spirito bizzarro dell’artista rinunciò a dare un’interpretazione quasi dissacrante del soggetto, stravolgendo l’intento celebrativo dell’episodio «in un movimento quasi spastico di membra equine ed umane» che fanno della scena «un’accolita canagliesca» (Tellini Perina, 1971, p. 179).

In questa fase le poetiche dello Schivenoglia e di Bazzani divergono nettamente: la pittura spigolosa e arguta del primo ha esiti lontani dagli umori mistici e pietosi che contraddistinguono la produzione tarda del secondo.

L’opera dello Schivenoglia fu, alle attuali conoscenze, interamente destinata alla provincia di Mantova; uniche eccezioni sono la citata pala guastallese e una Pietà su tavola, conservata nella canonica di Luzzara (Mazza, 1999, p. 42).

Tra le opere ricordate dalle fonti ma oggi disperse – oltre a impegni minori o difficilmente qualificabili – vi sono un S. Giuseppe già in S. Ludovico a Revere (Clerici Bagozzi, 1978, p. 52), un baldacchino nella parrocchiale di Schivenoglia (Martelli, 1978, p. 62) e quattro Parabole del Vangelo a chiaro e scuro, già in una chiesa delle terziarie francescane di Mantova (L’Occaso, 2011b, p. 63); si può escludere per esse un collegamento con due dipinti di collezione privata, pubblicati come opere dello Schivenoglia (Fanin, 2009, pp. 43 s.), ma di altra mano. Un dipinto, «Vieillard assis. Dans paysage. Sur bois. Rond Cadre or sculpté. Diam. 24 cm», si conservava a Ferrara a cavallo tra Otto e Novecento (Agostani - Scardino, 1997). Nulla rimane della sua attività grafica, a dispetto delle lodi di Cadioli sulla sua abilità in «disegnar nudi d’accademia» (Cadioli, 1763, p. 51).

La fama di Raineri gli sopravvisse di poco, giacché alla metà dell’Ottocento Carlo d’Arco si scagliava contro la sua «riprovevole maniera» (d’Arco, 1857), relegandolo in un oblio da cui sarebbe emerso solo un secolo più tardi: dopo alcune intuitive osservazioni di Nicola Ivanoff (1950), giunsero i pionieristici studi di Carlo Volpe (1963) e Nora Clerici Bagozzi (1963, 1978), seguiti da Chiara Tellini Perina. Un crescente interesse ha determinato anche la redazione di una monografia (Spadini, 2008), non del tutto affidabile e con un catalogo di opere troppo ampio ed eterogeneo, che necessita un riesame (un primo tentativo è in L’Occaso, 2008).

Sei giorni dopo aver dettato il proprio testamento, alla presenza del pittore e allievo Giovanni Cadioli (Spadini, 2008, pp. 106-108), Raineri morì, a Mantova, il 28 febbraio 1758 (Martelli, 1978, p. 57).

Fonti e Bibl.: G. Cadioli, Descrizione delle pitture, sculture ed architetture che si osservano nella città di Mantova e ne’ suoi contorni, Mantova 1763, pp. 50 s., 81 s.; L.C. Volta, Diario di Mantova per l’anno 1777, Mantova 1776, p. 169; L. Coddè, Memorie biografiche poste in forma di dizionario..., Mantova 1837, pp. 131 s.; C. d’Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, I, Mantova 1857, p. 82; N. Ivanoff, Bazzani (catal., Mantova), Bergamo 1950, pp. 43 s. nn. 15-16, 64 n. 112; N. Clerici Bagozzi, Per l’opera di F. M. R. detto lo Schivenoglia, in Arte antica e moderna, 1963, n. 24, pp. 339-344; C. Volpe, Per un profilo dello Schivenoglia, ibid., pp. 337 s.; C. Perina, La pittura, in E. Marani - C. Perina, Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, pp. 564-566; C. Tellini Perina, Traccia per il Settecento pittorico mantovano, in Arte lombarda, XIV (1969), 2, pp. 128-132; Ead., Contributi allo Schivenoglia, in Civiltà mantovana, V (1971), 27, pp. 175-180; N. Clerici Bagozzi, Ultime ricerche sullo Schivenoglia: le battaglie e altre novità, in Paragone, XXIX (1978), 341, pp. 40-58; D. Martelli, Documenti e dipinti inediti dello Schivenoglia, in Civiltà mantovana, XII (1978), 63-64, pp. 57-73; A. Belluzzi, Caratteri della pittura settecentesca a Mantova, in Mantova nel Settecento. Un ducato ai confini dell’Impero, (catal., Mantova), Milano 1983, pp. 129-133, 141 s. n. 5; D. Martelli, ibid., pp. 149 s. nn. 163-166; F. Negrini, ibid., p. 151 n. 167; C. Tellini Perina, Artificio, memoria e regola nella pittura del Settecento a Mantova, in Arte lombarda, n.s., 1984, nn. 68-69, pp. 55-58; U. Bazzotti, Lo Schivenoglia: nuove attribuzioni e un interrogativo, in Civiltà mantovana, XIX (1985), 9, pp. 51-66; C. Tellini Perina, In margine al Bazzani, in Paragone, XXXVI (1985), 425, pp. 70-75; U. Bazzotti, Vicende storiche e artistiche in una pala del ’600, in Gazzetta di Mantova, 8 maggio 1988, p. 17; C. Tellini Perina, Due inediti dello Schivenoglia, in Civiltà mantovana, XXIV (1990), 27, pp. 41-47; S. Marinelli, Schivenoglia prima di Bazzani, in Paragone, XLIV (1993), 523-525, pp. 68-78; C. Tellini Perina, Proposte per il Settecento lombardo, in Artisti lombardi e centri di produzione italiani nel Settecento. Interscambi, modelli, tecniche, committenti, cantieri. Studi in onore di Rossana Bossaglia, a cura di G.C. Sciolla - V. Terraroli, Bergamo 1995, pp. 281-285; G. Agostani - L. Scardino, Inventari d’arte: documenti su dieci quadrerie ferraresi del XIX secolo, Ferrara 1997, p. 119; A. Mazza, Campagne di restauro tra emergenza e programmazione. La riscoperta di antichi tracciati figurativi nel territorio estense, in L’esercizio della tutela. Restauri tra Modena e Reggio Emilia (1985-1998), Modena 1999, pp. 41 s.; C. Tellini Perina, “Paesi e battaglie di mano del Schivenoglia” per gli Strozzi, in Paragone, LIII (2002), 627, pp. 52-62; U. Bazzotti - G. Ferlisi, Dalle stanze dipinte alla Reale alle camere del Bazzani, in Il palazzo Guidi di Bagno sede del Governo, a cura di U. Bazzotti - D. Ferrari, Mantova 2003, p. 83; S. L’Occaso, Domenico Conti Bazzani (1740/1742-1818) pittore mantovano, in Atti e memorie dell’Accademia Nazionale Virgiliana, LXXV (2007 ma 2008), p. 212 n. 13; G. Spadini, “Schivenoglia”. F. M. R. (Schivenoglia 2 febbraio1676-Mantova 28 febbraio 1758), Quistello 2008; C. Fanin, Ultime novità su F. M. R. detto Schivenoglia, in Civiltà mantovana, XLIV (2009), 127, pp. 37-45; F. M. R. lo Schivenoglia. 1676-1758. Opere da collezioni private (catal., Mantova), a cura di G. Ferlisi, Mantova 2009; S. L’Occaso, L’opera di Giovanni Canti, in Scritti per Chiara Tellini Perina, a cura di D. Ferrari - S. Marinelli, Mantova 2011a, ad ind.; Id., Museo di Palazzo ducale di Mantova, Mantova 2011b, ad ind.; P. Bertelli, La pala dello Schivenoglia di Barbasso e alcune note sul collezionismo bazzaniano, in Postumia, XXIII (2012), 1, pp. 60-66, 71-74; S. L’Occaso, I Cavriani: committenza e collezionismo dal Quattrocento ai giorni nostri, in I Cavriani. Una famiglia mantovana, I, Vicende storiche e artistiche, a cura di D. Ferrari, Mantova 2012, p. 112; P. Bertelli, schede nn. 61-62, in R. Berzaghi - S. L’Occaso, Museo Diocesano Francesco Gonzaga. Dipinti 1630-1866, Mantova 2014, p. 93; R. Berzaghi, scheda n. 114, ibid., pp. 139 s.

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