CALZABIGI, Ranieri

Enciclopedia Italiana (1930)

CALZABIGI, Ranieri

Giulio Natali

Nato a Livorno nel 1714, visse da giovine a Napoli, dove ebbe un ufficio al Ministero. Il Casanova lo trovò a Parigi nel 1757 col fratello Anton Maria; e i tre avventurieri introdussero in Francia il gioco del lotto, traendone lauti guadagni. Le lotte per la supremazia musicale tra l'Italia e la Francía gli avevano ispirato, insieme con un gustoso poema eroicomico, la Lulliade (ancora inedito nella Biblioteca Magliabechiana), l'idea di diffondere in Francia la conoscenza del Metastasio, di cui s'era fatto editore. Espulso, pare, da Parigi per i suoi sentimenti misogallici, nel 1761 era a Vienna, ove divenne consigliere dell'Imperatore. Incontratosi con Cristoforo Gluck, iniziò con questo quella intelligente collaborazione che condusse alla riforma del dramma musicale e che resta il maggior merito della sua vita letteraria. Scrisse l'Orfeo, che fu rappresentato il 5 ottobre 1762 e replicato più di cento sere. Dettò programmi di balli; scrisse l'Alceste (1766) e il Paride ed Elena (1769), anch'essi musicati dal Gluck. Dopo questi tre drammi, il Metastasio tacque sulle scene viennesi; e lo stesso C., incaricato di trovargli un successore, propose Marco Coltellini. Tra il '69 e il '74, scrisse commedie musicali, tra le quali notevole L'opera seria, la più compiuta satira del melodramma. Intorno al 1774, si ritirò a Pisa, e pubblicò in quell'anno a Livorno le sue Poesie. Nel 1780, si trasferì a Napoli, dove, pur angustiato da strettezze economiche, seguitò a scrivere, sostenendo vivaci polemiche e tornando alle "tragedie per musica" metastasiane. Morì nel 1795.

Il C. è noto come critico libero e acuto, che seppe conciliare una larga cultura classica con la conoscenza delle lingue e delle letterature straniere; ma di gran lunga più notevole è come poeta melodrammatico, specialmente della prima maniera, cosiddetta mitologica, o, più veramente, del favoloso umanizzato. Egli attuò quella riforma che il Metastasio non era riuscito a far trionfare, reagendo non contro il Metastasio, ma contro la degenerazione del melodramlna dopo il Metastasio. Col C. e col Gluck la poesia tornava a essere dominatrice della musica: si effettuava il sogno del Marcello e del Metastasio. Il programma del Gluck (evitare gli abusi che la vanità dei cantanti e la compiacenza dei maestri avevano introdotto nell'opera italiana; ridurre la musica al suo vero officio di secondar la poesia per rendere più efficace l'espressione dei sentimenti e più vivo l'interesse delle situazioni; evitare gli ornamenti superflui, mirando a una bella semplicità; rafforzare la declamazione della poesia) è lo stesso che fu sempre caldeggiato dal C. fin dalla prima Dissertazione (1755) sul Metastasio. Lo riconosceva lo stesso Gluck, il quale al Mercure de France, che aveva lodato il suo capolavoro, l'Ifigenia, riapondeva che quelle lodi erano esagerate, aggiungendo che, quanto all'invenzione del nuovo genere d'opera, "c'est à M. de Calzabigi qu'en appartient le principal mérite".

Bibl.: B. Gamba, in De Tipaldo, Biog. d. italiani ill. del sec. XVIII, ecc., III, p. 149 segg.; F. Pera, Ricordi e biogr. livornesi, Livorno 1867, p. 216 segg.; Desnoiresterres, N. Piccinni, Torino 1878 (Gluk e C.); G. Lazzeri, La vita e l'opera letter. di R. C., con app. di documenti ined. o rari, Città di Castello 1907; J.B. Prod'homme, Deux collaborateurs italiens de Gluck, in Rivista musicale ital., XXIII (1916), fascicoli 1° e 2°, ecc.

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