RASKOLNIKI

Enciclopedia Italiana (1935)

RASKOLNIKI (o, come essi stessi vogliono chiamarsi, starovery cioè "vecchi credenti" o più propriamente staroobrjadcy cioè "seguaci del vecchio rito")

Leonida Gancikoff

Con questo nome vengono designati coloro che appartengono allo scisma (raskol) avvenuto alla metà del sec. XVII nel seno della Chiesa russa ortodossa. Il raskol sorse come una reazione alla correzione dei libri liturgici e di alcuni usi introdotti col tempo nel rito russo e sconosciuti all'Oriente. Questa correzione, la cui necessità fu sentita già da molto tempo, e i tentativi nel passato non mancarono - ricordiamo quello di Massimo il Greco, (v.) - fu ripresa dal patriarca Nikon (v.), il quale, forte dell'amicizia e quindi dell'aiuto dello zar Alessio Michajlovič, riuscì con energia veramente singolare a vincere ogni resistenza, e nei concilî della Chiesa russa del 1654, 1655 e 1656 fece condannare l'uso dei vecchi libri e le irregolarità del rito e accettare i testi nuovi corretti e stampati nel 1656-58. Nel concilio del 1667 (cioè dopo la caduta di Nikon stesso) queste decisioni furono definitivamente approvate e tutti gli avversari della riforma furono condannati e proclamati raskolniki (scismatici). L'opposizione, forte e vasta, acquista, dopo la condanna del 1667, il carattere di una resistenza aperta, tanto più decisiva, quanto stimolata da persecuzioni energiche e spesso crudeli. Diretta da uomini di fede profonda, di energia singolare e spesso anche di una intelligenza non comune (come, p. es., il capo dei raskolniki, il famoso protopop Avvakum; v.), questa lotta fu dura e singolarmente drammatica, piena di episodî di eroismo, di abnegazione e di sacrificio. Ma il suo esito non poteva essere dubbio, e dopo la resa del baluardo dei raskolniki, il monastero Soloveckij sul Mare Bianco, assediato già da sette anni (1669-76), dopo la condanna e la morte sul rogo di Avvakum (1681) e di molti altri dirigenti del movimento, la Chiesa usciva vittoriosa da questa lotta e i raskolniki furono definitivamente espulsi e isolati.

Intanto anche la loro ideologia diventa sempre più pessimistica e nel loro animo cominciano a prevalere i motivi di disorientamento, di disperazione e di abbandono. La fede ortodossa sembra che traversi il periodo del più tragico declino, la Grazia Divina si è allontanata dalla Chiesa, nella vittoria della quale essi vedono il segno tangibile dell'avvento del regno dell'Anticristo, anzi sono disposti a crederlo impersonato prima nel patriarca Nikon stesso, poi nell'imperatore Pietro il Grande, negando con ciò decisamente la Chiesa ufficiale e non riconoscendo più il suo potere carismatico e la validità del suo sacerdozio e dei suoi sacramenti. Ma precisamente questo radicalismo, che li metteva così irreparabilmente fuori e contro la Chiesa, li costringeva ad ammettere molte innovazioni. Così Avvakum stesso, malgrado tutto il suo fanatismo, dovette permettere la celebrazione dei matrimonî in casa, il battesimo fatto dai laici, la consacrazione delle chiese senza il vescovo, la confessione reciproca dei laici, ecc. Queste innovazioni, dettate imperiosamente dalla vita stessa, e la sempre più sentita mancanza dei sacerdoti (i raskolniki non avevano vescovi e perciò non potevano creare una propria gerarchia) rendevano la loro posizione interna quanto mai delicata, perché la colpivano proprio nella sua logicità, in quanto rigidi osservanti dell'antica e intatta tradizione. Di qui derivano discussioni interminabili, appassionate e intolleranti, e poi la divisione in sette. Già nel 1685 i raskolniki si dividono in due rami principali: la maggioranza, i moderati - i popovcy -, e la minoranza, i più radicali - i bezpopovcy -. I primi ammettono la necessità del sacerdozio e si sforzano di formare la gerarchia, ma intanto, per molto tempo, devono accontentarsi di avere dei sacerdoti, passati, non sempre con piena sincerità, dalla Chiesa ufficiale (i begly popy "preti transfughi") e soltanto nel 1847 riescono a ottenere la consacrazione di un loro vescovo (Cirillo), il quale fu ordinato a Bielokrinica in Bucovina dall'ex-metropolita di Sarajevo Ambrosio. Le circostanze nelle quali quest'ultimo passò al raskol non sono molto chiare - sembra che Ambrosio non sia stato bene informato sulle differenze e sulla posizione canonica dei raskolniki - ma, comunque, i popovcy avevano ormai una propria gerarchia e in brevissimo tempo l'estesero per tutta la Russia. I secondi invece più radicali e più pessimisti, negavano la possibilità di istituire di nuovo la chiesa, secondo loro completamente tramontata, e quindi la possibilità dei veri sacramenti; essi si adattano a vivere senza sacerdoti, senza sacramenti, e quindi, privi dell'unità e della direzione, si dividono in moltissime sette. Dopo queste divisioni molti raskolniki non si sentono più di vivere fra le "tentazioni" di questo mondo e considerando, come già aveva insegnato lo stesso Avvakum, il suicidio per la fede pari al vero martirio, si suicidano spesso per mezzo di autocremazione o di autoseppellimento. I casi di questo singolare fanatismo si ripetono durante tutto il sec. XVIII. Ma malgrado queste divisioni, i raskolniki, sia per il loro comune atteggiamento avverso alla Chiesa ortodossa, sia per la loro mentalità logicamente tradizionalistica e conservatrice, sia finalmente per l'insieme dei loro costumi e usi di vita tipicamente patriarcali, formano una massa assai compatta e uniforme e costituiscono quindi non soltanto un importante movimento religioso, ma anche un significativo fenomeno sociale e psicologico.

Bibl.: Smirnov, Istorija russkago raskola starobrjadcev, 1925; Metr. Makarij, Istorija russkago raskola, 1855; P. A. Palmieri, La chiesa russa, Firenze 1908.