RAVENNA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

RAVENNA (XXVIII, p. 868; App. I, p. 961; II, ii, p. 668)

Lucio GAMBI

Il valore economico e la struttura sociale di R. sono fortemente mutati negli anni del dopoguerra: specialmente dopo il 1950. La scoperta (nel 1952 e anni seguenti) di grandi quantità di metano e - in misura più esigua - di petrolio fra le pieghe terziarie sepolte a grande profondità (fra 1700 e 1800 m) sotto le alluvioni della pianura a nord della città, hanno radicalmente trasformato le sue funzioni.

Oggi sono in attività nella pianura a nord di R. una ventina di pozzi metaniferi che forniscono 3 milioni e mezzo di m3 di idrocarburi al giorno, di cui 1/4 destinati ad azionare le industrie di R., Forlì, Faenza, ecc. e gli zuccherifici della bassa pianura romagnola. In conseguenza di ciò, alle più anziane industrie locali, connesse ai prodotti agricoli, si è aggiunta ora una sequenza molto più rilevante di impianti congiunti con l'estrazione e la lavorazione del metano e con la raffinazione del petrolio, sia locale (ancora in quantità trascurabile) sia proveniente dal vicino Oriente. I principali impianti sono quelli dell'ANIC per la produzione di concimi azotati dalla trasformazione del metano (250.000 t annualmente, che sommate a 200.000 dello stabilimento interconsorziale e a 50.000 di quello Montecatini - l'uno e l'altro già operosi dall'anteguerra - producono un quarto del fabbisogno nazionale in concimi chimici). L'ANIC ha ultimato poi nel 1958 la costruzione (a oriente della pineta di san Vitale) della maggior fabbrica di gomma sintetica italiana (per ora 30.000 t di produzione annualmente). Altra grande e nuova azienda industriale è l'impianto SAROM (sulla destra del canale Corsini, fra Ravenna e il mare) per la raffinazione del petrolio: una delle maggiori raffinerie d'Europa (30.000 barili di petrolio al giorno), che nel 1959 si è fusa con la British Petroleum ed è congiunta al mare Adriatico (che dista 5 km) non solo mediante il vecchio - e ora ingrandito - canale Corsini, ma anche (per le navi cisterna di oltre 10.000 t, che non sono in grado di navigare il canale) mediante un quadruplice oleodotto per lo scarico del petrolio grezzo e per l'imbarco del lavorato. Le tubazioni di questo oleodotto giungono al mare presso Punta Marina e avanzano poi per 6 km sotto il fondo marino da cui emergono in corrispondenza di un isolotto artificiale, in tubi di acciaio. Altri impianti già in funzione sulle due rive del canale Corsini sono i depositi costieri dell'AGIP, della Shell, della Società petrolifera italo-romena e di altre minori società, la raffineria Almagià, uno iutificio già fiorente prima della guerra (ora Montecatini), varî cementifici e diverse fornaci di laterizî (che sfruttano le argille dei vecchi alvei del Ronco e del Montone), nuovi molini e silos granarî e infine una grande centrale elettrica della Sade (280.000 kW).

L'industrializzazione degli ultimi cinque anni ha causato una grossa immigrazione di personale dirigente e specialmente di mano d'opera: per cui la popolazione urbana, che secondo il censimento del 1951 era di 35.000 ab., è salita alla fine del 1958 a oltre 57.000 e la popolazione del comune ha raggiunto al 15 ottobre 1961 i 115.205 abitanti. L'immigrazione ha origine sia dagli ambienti rurali della collina romagnola - ove maggiormente è sentita la mediocrità delle strutture agricole locali - sia da Lombardia, Veneto e Mezzogiorno. Questo incremento della popolazione ha avuto il suo riflesso in una dilatazione topografica di R., in ogni direzione.

Soprattutto a ovest con il quartiere ospedaliero e con una zona a ville, a sud e a nord - lungo i due rami della via Adriatica - con quartieri specialmente operai e locali commerciali, a oriente, lungo il porto canale, con il vasto quartiere industriale e a sud del canale con il quartiere sportivo e con una grande area residenziale con caseggiati per impiegati, addetti a industrie, ecc. Al di là dei limiti topografici dell'abitato urbano nuovi centri di popolamento operaio sono sorti nel raggio da 3 a 5 km presso il Ponte Nuovo (biforcazione del Dismano), in località Fosso Ghiaia e Porto Fuori. Sviluppatissimo infine, dopo il 1950, il quartiere balneario, che ora si distende per una lunghezza di oltre 8 km fra il 1955 delta dei fiumi Uniti e il cavo fociale - in via di costruzione - del Lamone, e comprende, oltre la vecchia stazione di Marina di Ravenna (2400 ab.), quelle di Punta Marina - più popolare e familiare - e di Romea - più elegante, tra la pineta.

L'impulso industriale ha avuto pure come conseguenza una rianimazione del vecchio porto, il cui traffico da una media di 370.000 t in sbarco e 70.000 in imbarco anteguerra, è salito negli anni fra il e il 1958 a sbarchi di 1,6 milioni di t (olî minerali, fosfati, zolfo, pomice, cereali, ecc.) e imbarchi di 500.000 t (carburanti, zucchero, farine, cemento, fertilizzanti, sale). Oggi quello di R. è - per quantità di traffico - al settimo posto fra i porti nazionali.

Per consentire l'adeguamento della funzionalità del porto con il recente sviluppo industriale, è stato stabilito due anni fa un piano di notevole ingrandimento del porto, nella zona fra Porto Corsini e gli impianti SAROM, con apertura di varî bacini a pettine, forniti di scalo ferroviario. Il piano è ora in via di esecuzione.

Vicino a questo nuovo risalto industriale, che fa emergere ora R. in modo decisivo su qualunque altro centro romagnolo, bisogna segnalare una vivace ripresa - dopo il 1946 - del suo centro culturale (con la nuova biblioteca Oriani, specializzata per studî sociali; corsi di storia e arte bizantina; scuola di mosaico e pubblicazione di Felix Ravenna, rivista di ricerche di cultura bizantina).

Bibl.: M. C. Giuliani, Ravenna: ricerche di geografia urbana, Genova 1958.

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