ADALBERTO, re d'Italia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ADALBERTO, re d'Italia

Gina Fasoli

Figlio di Berengario II e di Villa, nacque tra il 932 e il 936. Eletto ed incoronato insieme con il padre re d'Italia (15 dic. 950) alla morte di re Lotario, secondo la tradizione, avrebbe dovuto sposare la regina vedova Adelaide, contribuendo così a rafforzare il trono. In realtà ne derivò la fuga di Adelaide e un radicale mutamento della situazione, che si risolse con l'intervento di Ottone di Sassonia, che, tuttavia, nella dieta di Augusta (agosto 952), investì A. e suo padre del Regno d'Italia. Fra il 953 ed il 956assediò insieme con il padre la rocca di Canossa, dove era rinchiuso Adalberto Azzo, cui si faceva colpa di aver prestato aiuto alla regina Adelaide. Nel 956 tentò di resistere con le armi a Liudolfo, figlio di Ottone I di Sassonia, sceso in Italia con il proposito di riaffermarvi vigorosamente l'autorità del padre. Morto durante la spedizione Liudolfo e ritiratosi il suo esercito, A. si impegnò in una campagna contro il marchese di Spoleto, sostenuto dal marchese Ugo di Toscana, penetrando anche, a quel che pare, nel territorio romano. Nel 961, quando Ottone in persona stava calando in Italia, A. tentò di organizzare la difesa raccogliendo a Verona un esercito che venne valutato, con evidente esagerazione, a sessantamila uomini. Ma ogni proposito di resistenza del re fu frustrato dall'insubordinazione dei signori feudali, che avrebbero voluto costringere Berengario ad abdicare in favore del figlio, e che, non avendo il re aderito, si dispersero rifiutandosi di combattere. Si ignora in quale località A. trovasse rifugio mentre Ottone, dopo esser entrato a Roma ed aver ottenuto la corona imperiale, assediava i membri della famiglia reale nei vari castelli dove s'erano rinchiusi. Nell'autunno del 962 A. lasciò l'Italia e si rifugiò presso i Saraceni di Frassineto; passò poi in Corsica, e di lì intavolò trattative con Giovanni XII, proponendogli un'azione comune contro Ottone. Sbarcato a Centocelle (Civitavecchia) ed accolto dai rappresentanti del papa, raggiunse Roma, dove la situazione era però torbida e confusa. Quando Ottone, che aveva intanto costretto alla resa Berengario, marciò contro la città, il papa ed A. fuggirono dopo un accenno di difesa.

A. tornò in Corsica, rientrando in Italia quando Ottone ebbe ripassato le Alpi. Si dette subito a raccogliere armati per tentare un colpo di mano su Pavia, ma prevenuto dal duca Burcardo di Svevia, con il quale si scontrò tra Parma e Piacenza, poté salvarsi solo con la fuga insieme con il fratello Corrado, mentre l'altro fratello, Guido, cadeva combattendo. Persuaso che con le sole sue forze non sarebbe riuscito a scalzare l'avversario, cercò aiuti presso i Bizantini, preoccupati dal canto loro delle intenzioni espansionistiche di Ottone sull'Italia meridionale. Le trattative andarono per le lunghe, ma non approdarono a nessun risultato, ed A. finì col darsi per vinto e ritirarsi in Borgogna, presso i parenti di sua moglie Gerberga.

Morì ad Autun tra il 972 ed il 975,lasciando un figlio, Ottone Guglielmo, che ebbe parte importante nella storia del ducato di Borgogna ed al quale i feudatari italiani pensarono, per un momento, di offrire la corona alla morte di Arduino di Ivrea.

Di A. ci sono rimasti sedici diplomi emanati insieme con il padre Berengario II e tre da solo (cfr. ed. in L. Schiaparelli, I diplomi di Ugo e di Lotario, di Berengario II e di A., Roma 1924, in Fonti per la Storia d'Italia, XXXVIII, pp. 291-347).

Fonti e Bibl.: Liudprandi episcopi cremonensis Opera omnia, a cura di E. Dümmier, in Mon. Germ. Hist. ad usum schol., Hannoverae 1877, pp. 124-126, 128, 133, 138, 139, 148, 149; P. Brezzi, Roma e l'impero medioevale, Bologna 1947, pp. 128, 129, 130, 132; G. Fasoli, I re d'Italia, Firenze 1950, pp. IX, 172, 173, 179, 184, 189, 194, 195 ss., 198, 200, 201, 203, 210; C. G. Mor, L'età feudale, I, Milano 1952 (con larghe citazioni di fonti; cfr. Indice).

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