Recare

Enciclopedia Dantesca (1970)

recare

Alessandro Niccoli

Il vocabolo compare in tutte le opere, anche se con frequenza non alta, nelle accezioni che gli sono tuttora proprie.

Suo valore fondamentale è quello di " portare un oggetto da un luogo all'altro ", ma in questo senso generico ricorre solo in If XXXI 118 O tu [Anteo] che ne la fortunata valle di Bagrada recasti già mille leon per preda (per l'episodio, cfr. Lucano IV 601-602).

Più comunemente è usato a proposito di cose leggere che si portano indosso o che si tengono in mano: If XVII 73 Vegna 'l cavalier sovrano, / che recherà la tasca con tre becchi!, e Pd IV 3 (dove l'immagine dell'uomo famelico che, posto tra due cibi ugualmente distanti e allettanti, morrebbe di fame prima che l'un recasse a' denti, è luogo topico della scolastica [cfr. Tomm. Sum. theol. I II 13 6] anche se il suo svolgimento figurato è stato forse ispirato da Ovidio Met. V 164 ss.); altri esempi in Fiore XVII 3, LXII 14, LXVI 6, CLXVIII 8, CLXXIX 4. In Vn XL 7 chiamarsi palmieri in quanto vanno oltremare, là onde molte volte recano la palma, e Pg XXXIII 78 si ha il senso più preciso di " portare indietro ", " riportare " da un luogo, frequente anche nell'uso figurato (v. oltre).

Al tema del corpo sentito come una veste che grava su D. si riallaccia l'uso del verbo in Pg XXVI 60 'l mortal per vostro mondo reco, e in XIV 19. In un altro gruppo di esempi, invece, la concretezza della rappresentazione suggerita dal significato del verbo si adegua all'ipostasi stilnovistica dei sentimenti e delle sensazioni: Vn IX 11 12 Io [parla Amore] vegno di lontana parte, / ov'era lo tuo cor per mio volere; / e recolo a servir novo piacere; XXXVIII 3 uno spiramento d'Amore... ne reca li disiri d'amore dinanzi; e così pure in XXXVIII 10 11; Cv III Amor che ne la mente 58, commentato in VIII 13.

Quando il complemento oggetto è costituito da un sostantivo astratto, l'uso figurato imprime a r. sfumature semantiche particolari, talora determinate dal valore dell'oggetto: Rime XLVIII 6 in tua balia mi metto / e recoti salute; XLIX 4 Merzé... / di me vi rechi alcuna rimembranza; Cv II V 2 Cristo... fu morto da noi, per che ci recò vita, " ci redense "; III Amor che ne la mente 42 uno spirito da ciel... reca fede / come [" attesta che "] l'alto valor [di madonna]... / è oltre quel che si conviene a nui; IV XI 9 di ciò non voglio recare... alcuna testimonianza, " non adduco alcun esempio "; If XXVIII 59 dì a fra Dolcin... che s'armi / ... sì... che... / non rechi la vittoria al Noarese, " non gliela faciliti " con la sua imprevidenza. Per " portare indietro ", " riportare ": If Il 29 Andovvi poi lo Vas d'elezïone, / per recarne conforto alla fede, " per trarne stimolo " ad accoglierla e predicarla (ma in Rime dubbie II 13 quasi morto / mi troverai, se non rechi conforto / da lei, ‛ r. conforto ' esprime la speranza del poeta che la ballata ritorni a lui con un messaggio di conforto da parte di madonna); If XXVII 27 quella dolce terra / latina ond'io mia colpa tutta reco, dalla quale ho portato qui tutto il peso delle mie colpe. Altre volte vale " apportare ", " cagionare ": Rime LXVII 3 altrettanto di doglia / mi reca la pietà quanto 'l martiro; e così Cv IV XII 5 (due volte).

Per Rime CVI 1 Doglia mi reca ne lo core ardire / a voler ch'è di verifate amico, sono state proposte due interpretazioni diverse: Contini e Barbi-Pernicone considerano doglia soggetto e ardire oggetto, spiegando " un grave dolore mi fa sorgere in cuore l'ardimento di manifestare un desiderio amico della verità "; se invece, meno plausibilmente, si assume con lo Zonta a soggetto ardire, a mi reca si dovrà dare il significato di " produce ".

In un gruppo di esempi vale " ricondurre ", " ridurre ": Pg XI 123 Provenzan Salvani / ... fu presuntüoso / a recar Siena tutta a le sue mani; così, in Cv III XIV 2 r. a loro similitudine vale " ridurre simili a sé "; Fiore LXXXV 8 recherò a poco il loro assai, " ridurrò a poca cosa i loro averi ".

La locuzione r. a la mente (o ne la mente), in Vn XXXI 13 45 e If VI 89 vale " richiamare alla memoria altrui "; in Pg VI 6 significa invece " raccomandarsi "; analogamente, in Vn XXVI 13 13, If XI 86 e 106, XVIII 63, ‛ recarsi a mente (o a la mente) ' significa " ricordarsi ", " richiamare alla memoria propria ".

Assume l'accezione di " attribuire ", " far risalire ", in Pg XVI 67 Voi che vivete ogne cagion recate / pur suso al cielo. E infine: If XXX 100 l'un di lor... si recò a noia / ... d'esser nomato sì oscuro, " se ne sdegnò ", " se ne adontò ".