ERDOĞAN, Recep Tayyip

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

ERDOĞAN, Recep Tayyip

Stefano Maria Torelli

Uomo politico turco, nato a Kaşimpasa, sobborgo di İstanbul, il 26 febbraio 1954. Principale protagonista della vita politica turca dei primi due decenni del 21° sec., è stato più volte primo ministro della Turchia ed è stato eletto presidente della Repubbica nell’agosto del 2014.

Di famiglia musulmana, conseguì il diploma di scuola superiore presso una scuola İmam Hatip (scuola religiosa) nel 1973 e in seguito la laurea in economia presso l’Università di Marmara (İstanbul). Negli anni Settanta era membro del Sindacato nazionale degli studenti turchi, movimento conservatore e anticomunista, poi entrò nel Partito della salvezza nazionale, di ispirazione islamica, divenendo nel 1976 capo del distretto di Beyoglu. Negli anni Ottanta, dopo la messa al bando del partito, confluì nel Partito del benessere di Necmettin Erbakan.

Nel marzo 1994 E. fu eletto sindaco di İstanbul, rivelandosi un capace amministratore. Sotto la sua guida la città vide migliorare i propri standard di qualità della vita. Nel 1999, dopo che il Partito del benessere fu dichiarato anticostituzionale, E. fu arrestato per la lettura pubblica, nella cittadina di Siirt, di un poema che secondo le autorità incitava alla violenza. Scontò quattro dei dieci mesi di prigione e fu costretto a lasciare la carica di sindaco.

Nel 2001 fondò il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP, Adalet ve Kalkınma Partisi), di ispirazione islamica, alla testa del quale vinse le elezioni politiche del 2002, non potendo però entrare in Parlamento per via del bando imposto per l’episodio di Siirt. Nel 2003 l’interdizione cadde ed E. assunse la carica di primo ministro, che mantenne fino a quando, nell’agosto 2014, fu eletto presidente.

In politica estera inizialmente E. tentò di avvicinare la Turchia all’Occidente e, contemporaneamente, di espandere il raggio di azione della politica regionale all’area mediorientale. Sul piano interno veniva criticato per alcune politiche ritenute autoritarie, perpetrate grazie all’ampio consenso popolare e ai numeri in Parlamento. Assunta una posizione più critica nei confronti dell’Occidente già dal 2011, i suoi sforzi si concentrarono sempre più sulla politica interna. Tuttavia, dopo le elezioni politiche del giugno 2015, in seguito alle quali E. ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento (con l’ingresso del partito filocurdo HDP, Halkların Demokratik Partisi, guidato da Demirtas Selahattin), il suo obiettivo di modificare la Costituzione in senso presidenziale è divenuto di difficile realizzazione.

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