Recetto

Enciclopedia Dantesca (1970)

recetto (ricetto)

Alessandro Niccoli

Per descrivere il fragore con cui le acque del Flegetonte si riversano per una ripa scoscesa nell'ottavo cerchio, D. paragona la cascata del fiume infernale a quella che fa il Montone, presso San Benedetto dell'Alpe nell'Appennino emiliano: Come quel fiume... / rimbomba là sovra San Benedetto / de l'Alpe per cadere ad una scesa / ove dovea [dovria nella '21], per mille esser recetto... (If XVI 102).

Il passo riusciva oscuro già ai più antichi commentatori del poema, come comprovano l'incertezza della tradizione manoscritta e gli emendamenti proposti da Pietro e dal Buti (v. Petrocchi, ad l).). Tra i commentatori moderni, alcuni (Mattalia) riferiscono ove a San Benedetto e vedono nel v. 102 un'allusione allo spopolamento di quel monastero, segno di diradatesi vocazioni alla vita monastica; altri (Scartazzini-Vandelli; Bassermann, Orme 187 ss.) vi scorgono invece un accenno ironico alla grassezza delle rendite del monastero, illecitamente godute da pochi monaci: il Nadiani, l'Ungarelli e il Chimenz accolgono l'interpretazione escogitata dal Boccaccio, da Benvenuto e dall'Anonimo, secondo la quale D. alluderebbe a un progetto vagheggiato dai conti Guidi di costruire là un forte castello, capace di accogliere gran numero di persone. Secondo queste interpretazioni, ove sarebbe avverbio di luogo e recetto sostantivo con il significato di " alloggio ", " luogo di ricovero ". Interpretazione del tutto diversa è quella del Torraca e Del Lungo, accolta dal Sapegno e da altri; questi commentatori intendono ove per " laddove " avversativo e spiegano: " invece il fiume dovrebbe esser ricevuto non da una, ma da mille scese, e non rimbomberebbe così ". In questo caso, r. dovrebb'essere considerato un participio passato di ‛ recepere '. Una soluzione analoga a questa sembra la più accettabile al Petrocchi, il quale ritiene però possibile che r. sia un sostantivo; il verso tormentatissimo dovrebbe quindi essere spiegato " laddove doveva essere vaso, letto sufficiente per mille fiumi ".

‛ Ricetto ' occorre nella canzone Morte, poich'io non truovo a cui mi doglia (v. 20), attribuita a D. anche dalla Giuntina e dal Fraticelli, ma ormai concordemente assegnata a Iacopo Cecchi (cfr. N. Sapegno, Poeti minori del Trecento, Milano-Napoli 1952, 181-182, 1143).

Bibl. - P. Nadiani, Interpretazione dei versi di D. sul fiume Montone; con altri due scritterelli del medesimo autore, Milano 1894 (recens. di F. Pellegrini, in " Bull. " II [1894-1895] 107); G. Ungarelli, L'Acquacheta, in " Natura ed Arte " CI (1896-1897) 908-912 (recens. di E.G. Parodi, in " Bull. " VI [1898-1899] 198); F. Torraca, Comunicazione a proposito di Aghinolfo da Romena, in " Bull. " XI (1904) 99; P. Nadiani - E. Casorati, Ricordi danteschi nella Valle del Montone, Argenta 1904 (recens. di F. Torraca, in " Bull. " XII [1905] 70-72).