ANTONIA, regina di Sicilia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANTONIA, regina di Sicilia

Silvano Borsari

Figlia di Francesco del Balzo duca d'Andria e di Margherita, del ramo degli Angiò di Taranto, sposò Federico IV di Sicilia il 26 nov. 1373, a Messina.

Il matrimonio tra Federico ed A. rientrò nel quadro delle trattative che intercorsero tra Giovanna I di Napoli, il re siciliano ed il pontefice Gregorio XI per porre fine allo stato di guerra esistente tra i due stati e che durava sin dal 1313. Esso, oltre a consolidare i rapporti pacifici che si volevano stabilire tra Napoli e Sicilia, doveva anche impedire che si attuasse il ventilato progetto di matrimonio tra Federico e una figlia di Bernabò Visconti, o che la Sicilia cadesse sotto il protettorato aragonese, con grave danno, in entrambi i casi, degli interessi angioino-pontifici; infine avrebbe dovuro legare maggiormente a Giovanna I Francesco del Balzo, che veniva ad essere onorato da questa parentela regale.

Il 6 febbr. 1372 fu inviato dal pontefice nell'isola l'arcivescovo di Napoli, Bernardo, per concludere il matrimonio tra Federico ed Antonia. Le trattative durarono sino all'autunno, intrecciandosi con le trattative che contemporaneamente si svolgevano presso la corte pontificia per la revisione dei capitoli del trattato di pace, finché il 1º ott. 1372 Gregorio XI informò di aver provveduto alla dispensa per la celebrazione del matrimonio; contemporaneamente confermava il trattato di pace nella stesura definitiva, in cui era tra l'altro previsto per Giovanna I l'obbligo di garantire ad A. tutti i diritti di cui ella godeva, ed avrebbe goduto in futuro, sia ereditari sia di altra natura, e l'obbligo per Federico di costituire a favore di A. un dotario, pari a quello che i precedenti re di Sicilia avevano costituito a favore delle loro consorti.

Dal matrimonio con A., così come dalla pace stipulata col pontefice e con Giovanna I, Federico sperava di trarre vantaggio anche nel campo della politica interna: la sua posizione rafforzata avrebbe dovuto permettergli di far fronte più efficacemente alle pretese della nobiltà; ma tali speranze si mostrarono infondate. Innanzi tutto Federico ed A. non riuscirono mai ad essere incoronati re e regina, non essendo state giudicate accettabili le condizioni poste da Gregorio XI. Ma fu, soprattutto, nei confronti della nobiltà che si manifestò il completo fallimento della politica fridericiana, ed anzi la morte di A. fu proprio la conseguenza indiretta dell'atteggiamento ribelle di un nobile siciliano, il conte Enrico Rosso. Questi, essendosi recati Federico ed A. a Messina con una galea, non solo impedì loro l'ingresso nella città, ma nella notte del 19 genn. 1375 li assalì a Reggio Calabria, dove si erano rifugiati. Il re e la regina, per salvarsi, si gettarono in mare: A., colpita da una febbre fortissima morì dopo alcuni giorni, il 23 gennaio. La sua morte spezzò definitivamente i già deboli legami politici stabiliti tra Giovanna I e Federico, per cui quest'ultimo si volse nuovamente all'amicizia viscontea.

Fonti e Bibl.: Anonymi Historia Sicula, in R. Gregorio, Bibliotheca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, II, Panormi 1792, pp. 298 s.; Simonis Leontinensis Chronicon, ibid., p. 310; Chronicon Siculum incerti authoris, a cura di G. de Blasiis, Napoli, 1887, pp. 25, 27; F. Cerasoli, Gregorio XI e Giovanna I di Napoli (Documenti inediti dell'Archivio Vaticano), in Arch. stor. per le prov. napol., XXIII(1898), pp. 673-75; XXIV (1899), pp. 3 s.; Lettres secrètes et curiales du pape Grégoire XI (1370-1378) relatives à la France, a cura di L. Mirot, H. Jassemin, J. Vielliard, G. Mollat, E. R. Labande, Paris 1935-1957, nn. 2443 bis, 2451, 2672, 2674-2675, 2677, 3303, coll. 820, 882 s., 1064; G. Cosentino, Le nozze di re Federico III con la principessa Antonia del Balzo, Palermo 1895; F. De Stefano, La risoluzione della questione siciliana (1372), in Arch. stor. per la Sicilia Orientale, s. 3, IX (1933), pp. 60-63; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Dal regno al viceregno di Sicilia, Palermo 1953, pp. 96 s., 134-38.

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