ARTICHE, REGIONI

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

ARTICHE, REGIONI

Giuseppe Orombelli

(IV, p. 680; App. I, p. 165; II, I, p. 257; III, I, p. 135; IV, I, p. 163)

Le r. a. comprendono i territori e le isole che delimitano il Mare Glaciale Artico, a nord del limite della foresta, e cioè l'Alasca e il Canada settentrionali, la Groenlandia, le Svalbard, la fascia più settentrionale del continente eurasiatico, dalla Penisola di Kola allo Stretto di Bering e le isole che la fronteggiano. Tutte queste regioni, poste agli estremi limiti delle terre abitate, hanno conosciuto nell'ultimo quindicennio un considerevole sviluppo, anche a seguito del rinvenimento e dello sfruttamento di risorse minerarie, in particolare idrocarburi.

Le conoscenze geologiche di queste regioni e soprattutto del bacino oceanico che esse racchiudono sono di molto progredite, grazie alle indagini geofisiche e oceanografiche. Il Mare Glaciale Artico, circa quattro volte più grande del Mediterraneo, è caratterizzato da piattaforme continentali particolarmente estese, che ne occupano quasi il 70%. Lungo il margine euroasiatico la piattaforma continentale si spinge al largo per centinaia di km (fin oltre 900). La scarpata continentale, incisa da canyons sottomarini, delimita i fondali oceanici, nei quali s'individuano due bacini principali, separati dalla catena di monti sottomarini Lomonosov. Il Bacino Eurasiatico, profondo oltre 3000 m, è percorso dalla Cordigliera Nansen, prosecuzione della Dorsale Medioatlantica. Il Bacino Amerasiatico raggiunge profondità di oltre 3800 m; dai suoi fondali si elevano i rilievi della Cordigliera Alfa e del Plateau Čukči. Le massime profondità, di oltre 4500 m, vengono raggiunte nelle strette piane abissali che fiancheggiano la Catena Lomonosov (piane abissali del Polo e di Fletcher).

La geologia del bacino oceanico artico e dei suoi margini continentali è particolarmente complessa, risultando dall'evoluzione e interazione delle due grandi placche nordamericana ed eurasiatica e di microplacche continentali e oceaniche. I dati paleomagnetici indicano un movimento generale di queste placche verso Nord durante il Paleozoico e il Mesozoico iniziale, quando ancora dovevano esistere microplacche continentali disperse intorno a un ampio bacino oceanico polare, aperto verso il Pacifico. La prosecuzione dei movimenti verso Nord ha portato alla collisione e saldatura progressiva delle placche, così che all'inizio del Cretaceo il bacino oceanico artico era quasi interamente circoscritto da masse continentali pressoché continue. Successivamente, l'apertura del bacino nordatlantico tra Groenlandia ed Eurasia ha nuovamente interrotto la continuità delle masse continentali, aprendo il bacino oceanico artico verso l'Atlantico e deformando pure le connessioni continentali tra Nord America ed Eurasia. La situazione attuale è caratterizzata da espansione dei fondi oceanici lungo la Dorsale Medioatlantica a nord dell'Islanda e lungo la Cordigliera Nansen, spostate l'una rispetto all'altra da una faglia trasforme.

La storia geologica delle r. a. presenta grande interesse anche per le connessioni più volte stabilitesi tra il continente eurasiatico e quello nordamericano. Si dà il nome di Beringia alle terre circostanti lo Stretto di Bering e ai bassi fondali dello stretto che, più volte interamente emersi durante il Cenozoico e il Quaternario, hanno costituito un ponte tra i due continenti, consentendo la migrazione di fauna e flora e la diffusione dell'uomo dall'Asia all'America. Variazioni del livello del mare e movimenti tettonici hanno, infatti, ripetutamente connesso il 'vecchio' al 'nuovo mondo', così che l'attuale distribuzione degli animali e delle piante sul nostro pianeta è in larga misura il risultato della periodica comparsa e scomparsa del ponte continentale della Beringia.

Nel Quaternario il ponte è emerso durante le glaciazioni (l'ultima delle quali culminata circa 20.000 anni fa), quando il livello del mare era di un centinaio di metri più basso dell'attuale, mentre vaste regioni della Siberia e dell'Alasca permanevano libere da ghiacciai. La Beringia ha allora funzionato come un 'filtro freddo', consentendo cioè la migrazione soltanto alle forme capaci di tollerare condizioni ambientali particolarmente rigide. Secondo gli specialisti la Beringia non ha avuto solamente un ruolo passivo di ponte, ma ha anche costituito un'area di sviluppo di nuove forme, che ha influenzato profondamente la fauna e la flora di tutti i territori settentrionali.

Negli anni Settanta e Ottanta è stato perforato un pozzo ultraprofondo nella penisola di Kola (URSS), nella parte nord-orientale dello Scudo Baltico, per lo studio della composizione e struttura della crosta continentale. Nel 1984 la profondità raggiunta era di 11.600 m, la massima sino ad allora perforata, ed erano stati attraversati i complessi rocciosi del Proterozoico e dell'Archeano, di età compresa tra 1,6 e 3 miliardi di anni. Numerose e importanti informazioni sono state ottenute circa i tipi litologici, le mineralizzazioni, i caratteri del metamorfismo, l'acqua e i gas in profondità, le condizioni di temperatura, la natura geologica delle discontinuità sismiche, e notevoli progressi sono stati fatti nella tecnologia delle perforazioni ultraprofonde.

Il clima delle r. a. è caratterizzato da forti contrasti stagionali e geografici longitudinali. Le temperature medie del mese più freddo (gennaio) sono inferiori a -30°C nella Siberia orientale (minimo assoluto a Verkhoyansk - 67,8°ι), nel Canada artico e in Groenlandia. Il contrasto termico longitudinale tra le isole Lofonten (Norvegia settentrionale) e Verkhoyansk, posti alla medesima latitudine, è di 50 °C, simile alla differenza tra polo ed equatore. Nel mese più caldo (luglio) la temperatura media è di 0 °C sul polo e superiore a +16 °C in Siberia nordorientale. I forti gradienti termici longitudinali lungo le coste eurasiatiche sono messi in evidenza anche da opportuni indici climatici, quali gli indici di gelo e di disgelo, che mostrano condizioni particolarmente rigide nella Siberia nordorientale. Le precipitazioni sono in genere scarse, inferiori a 260 mm annui, con minimi di circa 140 mm nella Siberia orientale, nel Canada settentrionale e Groenlandia. Sebbene le temperature invernali raggiungano i valori minimi in Siberia orientale, le condizioni ambientali sono più disagevoli nel Canada artico (specialmente nel territorio del Keewatin) e in Groenlandia, a causa della maggior violenza dei venti e, conseguentemente, del più elevato indice di raffreddamento (numero di kilocalorie perse da 1 m2 di superficie riscaldato a 33 °C). Caratteristica delle r.a. è la nebbia di ghiaccio, che si forma quando vapor d'acqua viene immesso in aria a temperatura inferiore a - 30°ι, condensandosi in minuti cristalli di ghiaccio. La visibilità a terra viene di molto ridotta e il fenomeno è aggravato dall'inquinamento atmosferico nelle aree urbane (Fairbanks, Frobisher Bay, Inuvik, ecc.).

Gli accentuati contrasti climatici longitudinali sopra ricordati sono la causa principale della differenziazione delle r. a. in due sistemi ambientali nettamente distinti, quello glaciale e quello periglaciale. Oltre all'imponente calotta (inlandsis) che ricopre quasi per intero la Groenlandia, i ghiacciai sono limitati alle aree più elevate del Canada artico orientale (isole di Baffin, Devon ed Ellesmere) e dell'Alasca nordorientale (Brooks Range), alle isole al largo delle coste nordoccidentali dell'Eurasia (Svalbard, Terra di Francesco Giuseppe, Novaja Zemlja settentrionale, Severnaja Zemlja) e ad alcuni rilievi nella Siberia orientale. Mentre la calotta groenlandese rappresenta da sola il 10% in estensione del totale dei ghiacciai terrestri, i rimanenti ghiacciai dell'Artide ne rappresentano solo il 2% circa. I ghiacciai sono, infatti, presenti ove elevate precipitazioni nevose si associano a temperature estive basse, e quindi nelle aree più elevate lungo i margini dei continenti e nelle isole, vicini a oceani liberi dai ghiacci e ai percorsi delle perturbazioni atmosferiche invernali.

Nelle regioni continentali, ove le precipitazioni nevose sono molto scarse e le temperature estive più elevate, mancano i ghiacciai e si sviluppa l'ambiente periglaciale, caratterizzato principalmente dal permafrost, il suolo permanentemente gelato. Il gelo nel suolo determina molti degli aspetti del paesaggio della tundra artica e pone particolari problemi ingegneristici per l'uso di quei territori e per la loro salvaguardia da danni irreversibili. Il limite meridionale del permafrost continuo è compreso approssimativamente tra le isoterme medie annue − 8 e − 6 °C. Il suo spessore varia da alcune centinaia di metri presso le coste settentrionali, ad alcune decine di metri al suo limite meridionale. Ogni intervento umano, dalla costruzione di edifici, strade, ferrovie, aeroporti, oleodotti, alle alterazioni del manto vegetale dovute a scavi o a semplice passaggio di veicoli, può alterare l'equilibrio termico del suolo, causando fusione del ghiaccio in esso contenuto, con conseguenti fenomeni di avvallamento (termocarsismo). Per questo motivo gli edifici vengono sospesi su pali infissi profondamente nel permafrost, così che l'aria, circolando sotto le costruzioni, isoli il terreno dal flusso di calore da esse proveniente. Un'altra soluzione, utilizzata anche per strade e ferrovie, consiste nell'appoggiare i manufatti sopra un rilevato in ghiaia di spessore adeguato (in genere oltre 1 m) per isolare termicamente il permafrost sottostante. Particolari problemi hanno posto gli oleodotti Transalascano e Norman Wells. Il primo, costruito tra il 1974 e il 1977, trasporta petrolio da Prudhoe Bay, sul Mar di Beaufort, a Valdez nel Golfo di Alasca, per lunghi tratti sospeso sopra pali isolati termicamente. Il secondo, costruito nel 1984-85, attraversa la zona di permafrost discontinuo del Canada settentrionale ed è interamente sepolto, spesso utilizzando una copertura isolante costituita da uno strato di trucioli di legno dello spessore di un metro e mezzo.

Lo sviluppo recente delle r. a. è legato, sia pure con aspetti differenti nei diversi territori, all'intensificato sfruttamento delle risorse minerarie, dovuto sia a nuovi ritrovamenti (specialmente idrocarburi e minerali metallici) sia a condizioni di economicità derivanti da una migliore rete di trasporti. Nuovi campi petroliferi e gassiferi sono entrati in produzione in Alasca, nel Canada Artico e nei territori artici sovietici, e le risorse di idrocarburi appaiono rilevanti in tutti i territori artici, tenuto anche conto della grande estensione delle piattaforme continentali. Nella sola Alasca la produzione di petrolio, dai primi anni Settanta al 1987, è passata da 200.000 a 2 milioni di barili al giorno. Così pure nuovi ritrovamenti sono stati fatti, o è accresciuta la produzione, di minerali metallici e preziosi e di carbon fossile. Tutto ciò ha portato a un incremento, sia pure diseguale da regione a regione, della popolazione e soprattutto a un accentuato fenomeno di inurbamento, con la crescita di centri urbani di maggiori dimensioni (Alasca, Siberia). Tra le risorse delle r. a. permane importante la pesca (merluzzo e gamberetti) nelle regioni costiere in cui il mare è libero dai ghiacci (Groenlandia occidentale, penisola di Kola). Lo sviluppo delle comunicazioni aeree ha aperto al turismo regioni altrimenti di difficile accesso, ma di grande interesse paesaggistico, come l'isola di Baffin, la Groenlandia, le Svalbard, mentre si è ulteriormente ampliata la rete stradale in Alasca e quella ferroviaria in Siberia.

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