Regni, principati, ducati, vescovati, città nell’area germanica

Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)

Giulio Sodano
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Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook

Nei secoli XIII-XIV si registra una spinta all’associazionismo tra le città, spesso per difesa dai tentativi dei principi di assoggettare i centri urbani. Nonostante la conflittualità, lo sviluppo economico-sociale della Germania non ne risente. L’assenza del potere regio è un’ulteriore spinta alla formazione di leghe cittadine. La crescita dell’importanza della Prussia e della Pomerania accentua l’asse politico della Germania verso est, a scapito della Svevia. La peste riduce la popolazione nelle campagne e provoca le prime persecuzioni di ebrei.

La Germania delle città

Le città imperiali tra i secoli XIII e XIV sono distribuite prevalentemente nella Germania sud-occidentale dove si trovano i vecchi domini degli Hohenstaufene le città emancipatesi dal dominio vescovile. Sono, invece, più rare nella zona settentrionale (Aquisgrana, Colonia, Dortmund), in quella centrale e in quella sud-orientale (Norimberga, Ratisbona). La natura imperiale non le salvaguarda dalla possibilità di diventare città territoriali di una signoria. Vienna, ad esempio, è città imperiale nel 1237, per poi diventare città territoriale degli Asburgo nel XIV secolo.Nel corso del Duecento nella Germania si registra una forte spinta all’associazionismo tra le città. Non si tratta più della sola genesi degli ordinamenti municipali, che da una città madre procedono poi per filiazione, come è stato tipico nel secolo precedente. La novità del XIII secolo è quella di una vera tendenza federale: le federazioni tra i mercanti delle varie città danno vita a federazioni di città, organismi con finalità economiche e politiche. Al fenomeno partecipano città importanti come Augusta, Ratisbona, Passavia, Ulm e Norimberga. In questi casi si tratta di città potenti, prive di nemici esterni e che hanno le vie libere per commerciare pacificamente, mentre le città della Germania occidentale e settentrionale, tutte intramezzate di signorie, hanno bisogno di associarsi tra loro proprio per difesa dai signori feudali. A metà del Duecento, la grande Lega Renana raccoglie le città dalla Svizzera al Basso Reno e procede d’accordo con la più antica Lega Sveva. La loro azione è assai efficace, tanto da riuscire in alcuni casi anche a influenzare le elezioni imperiali. Combattono predoni e liberano vie e fiumi.

Ma sicuramente la più potente e la più nota delle leghe è quella Anseatica, che forma un gruppo di città potenti senza pari nel Medioevo. I mercanti stabilitisi nei porti del mar Baltico e in quello del Nord, prevalentemente tedeschi, si associano per motivi di sicurezza. La prima Hansa è istituita a Visby sull’isola di Gottland nel 1161. Nell’arco di un secolo si sviluppa un’ampia confederazione di libere città marinare dall’Atlantico al golfo di Finlandia.

La Lega Anseatica raggiunge la sua massima potenza nel XIV secolo. È un insieme di leghe i cui delegati si incontrano regolarmente per coordinare una politica comune. La Lega non ha una costituzione, né un governo centrale, ma accumula un corpus di leggi e di consuetudini. Nel 1373 Lubecca è confermata come sede del tribunale di appello e luogo di incontro delle assemblee generali triennali della lega. Inizialmente l’Hansa punta a consolidare i diritti di ancoraggio, di deposito, di residenza e di immunità necessari ai membri per condurre i propri affari. Successivamente l’aspetto politico cresce.

La Lega impone tributi e rafforza le difese navali per sbarazzarsi dei pirati e fronteggiare la politica dei regni, in primo luogo della Danimarca, che viene sconfitta ed è costretta col trattato di Stralsunda (1370), a confermare i privilegi della Lega e il diritto di quest’ultima a ratificare l’incoronazione di ogni nuovo re.

Le città sia imperiali che territoriali conoscono nel corso del secolo anche aspri conflitti interni che vedono lo scontro tra le borghesie mercantili e le corporazioni artigianali. Gli esiti di queste lotte sono diversi: in alcuni casi si ha una più spinta democratizzazione della vita cittadina, in altri l’affermazione di regimi oligarchici a scapito dei ceti artigianali.

La Germania dei principi

Per quanto riguarda la Germania signorile, nel corso del Duecento si registra una progressiva organizzazione territoriale, che vede l’affermazione dei più potenti principi sulla folla dei piccoli signori con la costituzione di veri e propri stati principeschi. Anche i principi riescono a instaurare un governo più ordinato nei loro territori. Gli Asburgo rendono più tranquillo il loro Paese mentre per il Brandeburgo gli ultimi Ascani sono ottimi amministratori come i loro antenati. Dove invece i principi danno prove pessime di governo, le città riescono a strappare tali privilegi, così da non avere nulla da invidiare alle città imperiali.

Il periodo dell’interregno (1254-1273) vede accrescere fortemente la potenza della nobiltà, con la conseguenza dell’inasprimento dei problemi di sicurezza interna. Nei cronisti contemporanei prevale l’opinione secondo la quale il venir meno del potere regio ha come conseguenza la crescita della violenza di predoni, cavalieri e signori a danno delle popolazioni rurali e delle comunità urbane. Le violenze, peraltro, non sono dovute solo alle lotte dei signori nei confronti delle città, ma anche alla tensione all’interno dei gruppi sociali stessi delle città. Tuttavia, lo sviluppo economico-sociale della Germania non ne risente. L’assenza del potere regio è un’ulteriore spinta alla formazione di leghe cittadine.

L’avanzata verso est

Dalla fine del XII secolo il Baltico vede un flusso intermittente di crociati provenienti dall’Occidente. Da dopo il 1230 è a pieno regime il servizio di reclutamento dell’ordine teutonico, ordine monastico cavalleresco con base in Palestina, poi a Venezia fino al 1309, e infine trasferitosi nel magnifico castello di Marienburg, sede del Gran Maestro. Da questo momento l’ordine inizia ad arruolare personaggi provenienti dall’alta nobiltà tedesca e i cavalieri assumono forme più propriamente cavalleresche e cortesi. Nel XIV secolo l’ordine teutonico estende il concetto di guerra santa alla mobilitazione contro i cristiani della Russia e della Polonia considerati i potenziali alleati dei pagani lituani.

La Prussia viene suddivisa in distretti politico-amministrativi affidati a balivi o procuratori, tutti monaci-cavalieri. Alcune città nella zona come Danzica Elbing Thorn e Königsberg riescono a darsi un regime comunale autonomo.

La crescita dell’importanza della Prussia e della Pomerania accentua l’asse politico della Germania verso est, a scapito della Svevia ormai al tramonto. La Baviera, tuttavia, resta forte e continua a esercitare un peso politico rilevante, mentre l’area della frontiera sud-orientale vede la presenza dei domini degli Asburgo divenuti più forti.

Il XIV secolo tra crisi e conflittualità

Con il Trecento, la Germania si presenta come un Paese variopinto di città e territori signorili, cosa che l’avvicina per certi aspetti all’Italia dei Comuni. La politica locale è controllata da prelati onnipresenti e rapaci, dalle potenti città imperiali o da una massa agitata di piccoli cavalieri. È l’età dei Raubritter cavalieri ladri e della Faustrecht, “la legge del pugno”. I cavalieri sono un gruppo sociale irregolare e troppo turbolento per servire da sostegno alla politica regia. Già dalla fine del secolo precedente non era difficile che un cavaliere possedesse una piazzaforte o un castello, che poteva costituire un problema per il potere statale. Il potere centrale resta un fantasma e per le città stesse, attorniate dai poteri signorili, la vita politica si fa sempre più difficile.

Nonostante queste condizioni problematiche, nelle città la cultura progredisce e l’artigianato, la media e piccola borghesia godono di un periodo di prosperità e di sviluppo intellettuale. Questo sviluppo subisce una brusca battuta d’arresto con la peste. Le epidemie, come nel resto d’Europa, si succedono in modo virulento tra il 1348 e il 1351. La crisi è violenta e la Germania passa da 15 milioni di abitanti a 8. Tuttavia, le perdite sono soprattutto nelle zone rurali. Le città sono meno danneggiate e si riprendono rapidamente preparando la grande crescita economica del XV secolo. Tra le conseguenze più gravi dell’epidemia c’è l’esplosione della persecuzione degli ebrei, istigata dai flagellanti che percorrono le campagne della Germania.

Le conseguenze politiche della Bolla d’oro emanata da Carlo di Lussemburgo sono la liquidazione della vecchia organizzazione tedesca. La Germania diviene un insieme di territori autonomi, alcuni estesi, altri ridotti, gestiti da signori. Città e nobiltà minore continuano a osteggiarsi e molti principi appoggiano i nobili minori per sottoporre le ricche città al loro predominio. Nonostante le leghe siano esplicitamente vietate dalla Bolla, le città sveve e quelle della Renania si uniscono in leghe che stringono a loro volta alleanze temporanee e cercano di unirsi alla potente Hansa. In opposizione sorgono leghe di cavalieri e di principi minori. Il fenomeno delle leghe assume dimensioni dirompenti a partire dal 1370 e dopo la morte di Carlo nel 1378, da quando il territorio viene travagliato da uno stato di guerra continua tra principi e città.

A fine Trecento si succedono periodi di tregua alternati a fasi di guerra. A questo si aggiunge la secessione di parte della Svizzera. I cantoni di Uri e Schwyz hanno goduto della protezione imperiale contro gli Asburgo, loro signori territoriali e per questo motivo sono rimasti nell’ambito dell’impero. La svolta si ha però quando nel 1315 gli Svizzeri sconfiggono a Morgarten Leopoldo d’Asburgo. La vittoria è talmente strepitosa che gli Svizzeri prendono coscienza di essere in grado di assicurarsi la loro protezione. Fanno seguito le battaglie di Sempach (1386) e Näfels (1388) che portano alla secessione dagli Asburgo.

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