Remìgio di Auxerre (lat. Remigius Autissiodorensis). - Benedettino (n. dopo 841 - m. 908 circa) nell'abbazia di S. Germano di Auxerre, ne diresse la scuola (876 circa), e passò poi a insegnare a Reims e Parigi; può considerarsi uno dei maggiori rappresentanti della rinascita culturale carolingia. Il suo insegnamento, e la sua produzione letteraria, sono strettamente legati al commento di grammatici della tarda antichità (Donato, Prisciano, Foca, Eutiche) e di scrittori latini (Giovenale, Prudenzio, Sedulio e Disticha Catonis). Di notevole importanza il suo commento al De nuptiis di Marciano Capella e alla Consolatio philosophiae nonché agli Opuscola sacra di Boezio. Della sua attività di esegeta si ricordano l'Expositio super Genesim e le Enarrationes in psalmos, e dodici omelie sul Vangelo di Matteo.
(Remigius Antissiodorensis, Rémi l'Auxerrois). - Nacque circa l'841, morì nel 908. Divenuto benedettino nel monastero di Saint-Germain ad Auxerre, vi compì i suoi studî sotto Erico, discepolo di Scoto Eriugena, e Lupo di Ferrières. Alla morte di Erico, prese il posto di questi nell'insegnamento, quindi ...
remìgio s. m. [dal lat. remigium «remeggio (anche come movimento delle ali)», der. di remex -mĭgis: v. remige]. – In zoologia, la parte anteriore, più estesa, dell’ala degli insetti, detta anche preala e regione remigante.
remigare v. intr. [dal lat. remigare, der. di remex -mĭgis «remige»] (io rèmigo, tu rèmighi, ecc.; aus. avere). – 1. letter. o raro. Sinon. di remare: vagò remigando più ore per il mare. 2. estens. e fig. a. Nello sport del nuoto, muovere i piedi e le...