RENATA di Francia, duchessa di Ferrara

Enciclopedia Italiana (1936)

RENATA di Francia, duchessa di Ferrara

Angiolo Gambaro

Figlia di Luigi XII e di Anna di Bretagna, nacque a Blois il 25 ottobre 1510 e morì il 15 giugno 1575 nel castello di Montargis (Loiret), che aveva avuto con le contee di Chartres e di Gisors per avere rinunziato ai suoi diritti sulla Bretagna. Sposò il 28 giugno 1528 Ercole II d'Este, figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, e n'ebbe cinque figli: Alfonso II, succeduto nel ducato di Ferrara nel 1559; Luigi, cardinale; Anna, maritata al duca Francesco di Guisa; Lucrezia, sposa al duca d'Urbino; Eleonora.

Donna di singolare tenacia e forza di carattere, rimase sempre devota agl'interessi della casa di Francia, palesando insieme le particolari tendenze che aveva sviluppate in lei il suo maestro Lefévre d'Ètaples. In politica favorì i disegni del re Francesco I, suo cognato, contro la corte di Roma. In religione, tenne accesa l'ostilità contro il cattolicismo papale schierandosi, più spesso copertamente, dalla parte dei novatori. Ospitò a Ferrara o altrimenti aiutò molti profughi francesi sospetti d'eresia, tra i quali il calvinista Louis Du Tillet; accolse pure G. Calvino nella primavera del 1536 e con lui tenne in seguito corrispondenza; scelse a proprio segretario il poeta C. Marot, avverso a Roma; diede per un certo tempo come educatrice alle sue figlie Olimpia Morata, imbevuta delle nuove idee; difese presso il marito il faentino Fanino Fanini condannato a Ferrara per eresia; nutrì amicizia per Vittoria Colonna e Lavinia della Rovere; e mandò soccorsi a B. Ochino per la fuga dall'Italia. Inoltre, per un lungo periodo d'anni si astenne dal culto cattolico.

Il duca Ercole II non sapeva che fare di fronte all'atteggiamento di R., temendo di scontentare la Francia e d'inimicarsi la S. Sede. Finalmente chiese al re Enrico II un inquisitore di sua fiducia, che fu Mathieu Ory o Oriz, capo dell'inquisizione in Francia. Questi, giunto a Ferrara nell'estate del 1554, convenne tosto R. e dapprima ebbe ragione della resistenza di lei. Ma subito Calvino inviava nell'agosto il suo luogotenente Morel a riguadagnare la duchessa alla causa della Riforma. Allora nuove e più gravi istanze dell'Ory: R. fu condannata e chiusa il 7 settembre 1554 nel vecchio castello di Ferrara, ormai più prigione che abitazione, finché il 13 si piegò alle esigenze inquisitoriali. Restituita alla condizione di prima, non esercitò più nessuna influenza. Ma, tornata alle pratiche cattoliche, riprese il suo carteggio con Calvino e altri protestanti e vide ancora dei riformati, sempre esitante tra Ginevra e Roma.

Morto Ercole II il 3 ottobre 1559, R., sentendosi ancora più a disagio nella corte di suo figlio Alfonso II, nel 1560 abbandonò Ferrara e si stabilì a Montargis, dove nell'aperta adesione alla causa degli ugonotti risolse finalmente il suo travaglio di spirito, che rifletté il grande conflitto del sec. XVI.

Bibl.: G. Bertoni, Come scriveva R. d. F., in Scuola e cultura, X (1934), n. 6; G. Buschbell, Reformation und Inquisition in Italien um die Mitte des 16. Jahrhunderts, Paderborn 1910; C. Cantù, Gli eretici in Italia, Torino 1865-1866, II, discorso 26°; F. C. Church, The Italian Reformers, 1534-1564, New York 1932, passim; A. v. Druffel, in Sitzungsberichte der k. bayer. Acad. d. Wissenschaften, I (1878); B. Fontana, R. d. F. duchessa di Ferrara, Roma 1889-1899, voll. 3; R. Freschi, G. Calvino, Milano 1934, I, pp. 111-120; C. Hare, Men and Women of the Italian Reformation, Londra 1914; Th. Mac Crie, History of the progress and the extinction of the Reformation in Italy in the sixteenth Century, Edimburgo 1827; E. Masi, I Burlamacchi e di alcuni documenti intorno a R. d'Este duchessa di Ferrara, Bologna 1876; A. Rilliet e F. G. Kampfschulte, J. Calvin, Lpsia 1869-1872, I, p. 279 segg.; E. Rodocanachi, La Réforme en Italie, Parigi 1920-1921, I, pp. 337-352; id., Renée de France, duchesse de Ferrare, ivi 1896; T. Sandonnino, Della venuta di Calvino in Italia e di alcuni documenti relativi a R. d. F., in Riv. stor. ital., 1887, pp. 531-561.

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