Irlanda, Repubblica d’

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Stato
isola omonima

Irlanda, Repubblica d’  Stato dell’Europa occidentale, corrispondente alla maggior parte (ca. 4/5) dell’isola omonima. Per le caratteristiche fisiche ➔ Irlanda.

Popolazione

Il tasso d’incremento demografico (8‰ nel decennio 1990-2000), in linea con quello dei paesi a economia avanzata, nell’ultimo quinquennio ha subito una leggera variazione positiva. A modificare la dinamica demografica naturale intervengono i movimenti migratori: questi sono oggi assai modesti in uscita (e ormai diretti solo verso altri paesi dell’UE), mentre, dopo due secoli di emigrazione massiccia, sono divenuti superiori i movimenti in entrata. Il valore medio di densità della popolazione è modesto (65,5 ab. per km2); non si registrano, comunque, valori omogenei nell’intero territorio, poiché le regioni orientali, più ricche di colture e di impianti industriali, hanno generalmente una densità nettamente superiore a quella registrata nelle più isolate zone dell’Ovest. Circa la metà della popolazione vive ancora nei tradizionali villaggi agricoli o in centri di minime dimensioni e struttura socio-economica elementare. Nel paese sono soltanto due le città, costiere, nelle quali è avvenuta una reale modernizzazione delle strutture economiche: Dublino, che accentra tutte le funzioni direttive e la maggior parte di quelle economiche e relazionali dello Stato, e Cork, porto attivissimo della costa meridionale.

Condizioni economiche

Durante gli anni che hanno preceduto la conquista dell’indipendenza, l’economia del paese, quasi esclusivamente agricola, subiva costantemente il controllo della Gran Bretagna, che vi esportava ogni genere di manufatti in cambio di materie prime. Nel 1922 esistevano in I. soltanto alcune industrie di antica tradizione rurale, come i lanifici e le fabbriche di birra e di whisky. Il governo del nuovo Stato indipendente mise in atto svariati interventi per modernizzare le strutture e incrementare il campo delle fonti di energia, grazie anche a un rigido protezionismo; tuttavia, attorno al 1958, le gravi carenze dell’economia vennero ulteriormente appesantite dall’intensificarsi del ritmo dell’emigrazione, che raggiunse in quel periodo valori analoghi a quelli registrati nel corso del 19° secolo. Di fronte a questa situazione, il governo si sforzò di pianificare una politica di industrializzazione accelerata, mediante la quale stabilì obiettivi generali nel quadro di un ‘Programma di espansione economica’, facendo largamente appello per la prima volta al capitale straniero, con un complesso di vantaggiose disposizioni fiscali (alla richiesta aderirono numerose ditte internazionali e vari paesi, tra cui anche Giappone e Israele). Da allora in poi, in accordo con i piani governativi, le nuove industrie furono il più possibile localizzate nei piccoli centri di provincia; inoltre l’esportazione dei manufatti andò acquistando un’importanza crescente, così che, nel corso del primo programma di sviluppo (1959-63), si verificò un aumento del prodotto nazionale dal 4 al 5% all’anno. In seguito, tuttavia, processi inflazionistici portarono a una regressione economica, che si cercò di arginare, a cominciare dagli interventi programmati nel piano di sviluppo 1973-77, grazie soprattutto a una politica di potenziamento delle produzioni destinate alle esportazioni. Negli anni 1980 l’economia del paese, impiantata su una struttura essenzialmente rurale, era ancora condizionata da un settore industriale poco evoluto, dall’eccessivo sviluppo di alcune attività di servizio, dal perdurare di forti squilibri territoriali, oltre che dall’indebolimento di alcuni settori produttivi locali in risposta all’ampliamento delle relazioni di mercato iniziato con l’adesione del paese alla Comunità economica europea (1973). Nel decennio 1990 un vasto programma di austerità, adottato a partire dal 1987, e una serie di incentivi (soprattutto fiscali) volti ad attirare investimenti esteri hanno finalmente consentito all’I. di uscire dall’arretratezza che ne caratterizzava l’economia e di conseguire un buon livello di sviluppo. Fortemente dipendente dal commercio estero, l’I. ha poi subito pesantemente le conseguenze della crisi finanziaria mondiale, che ha determinato una pesante flessione delle attività economiche.

Caratteristica principale dell’agricoltura irlandese, che occupa il 6% circa della popolazione attiva, è la prevalenza dei terreni da foraggio sulle altre forme di coltura: oltre il 40% della superficie è occupato da prati e pascoli, che alimentano circa 7 milioni di bovini, circa 5 milioni di ovini, 1,7 milioni di suini e un buon numero di equini. I bovini da latte sono numerosi sui rilievi meridionali (Cork e Limerick) e settentrionali (Cavan e Leitrim); quelli da macello, invece, nella pianura centrale (Meath, Westmeath e Dublino). Questa distribuzione dei bovini ha condizionato anche quella degli altri animali: così l’allevamento dei suini e del pollame predomina a N e a S, dove per la loro alimentazione vengono utilizzati i residui dell’industria lattiera, mentre gli ovini prevalgono nella parte centrale del paese. Le colture agricole, di conseguenza, occupano una posizione secondaria (17% circa del territorio): tra i cereali compaiono anzitutto l’orzo, in buona misura destinato alla fabbricazione della birra, e l’avena. Notevoli, fra le colture alimentari, quella della patata e, fra le colture industriali, la barbabietola da zucchero. La pesca (soprattutto aringhe e sgombri), sebbene modesta, è praticata ovunque nelle aree costiere e in particolare nei porti di Sligo e Galway, sull’Atlantico.

Sono scarse le risorse minerarie, discrete le quantità di torba specialmente nelle regioni centrali (si usa come strame, per combustibile e per imballaggio); modesti giacimenti di gas naturale sono stati scoperti negli anni 1980 al largo delle coste meridionali.

L’industria è legata soprattutto ai settori tradizionali derivati dall’agricoltura e dall’allevamento (in gran parte distillerie e birrifici a Dublino, Cork, Kilkenny, manifatture di tabacco e zuccherifici). Grande diffusione hanno ancora gli impianti tessili per la lavorazione del cotone e della lana di importazione. L’industria siderurgica è localizzata a Cobh, a Whitegate è in funzione una raffineria di petrolio (il greggio è d’importazione); a Galway sono attivi cantieri navali. In particolare, negli anni 1990 si è verificato un marcato incremento di nuove imprese, molte delle quali a capitale straniero, per lo più destinate alla fabbricazione di prodotti a tecnologia avanzata: il paese è divenuto così il primo produttore europeo di personal computer e tale risultato è stato favorito, fra l’altro, dalla creazione di parchi tecnologici (tra i quali va segnalato quello di Lim;erick). Un ruolo di notevole importanza è sostenuto anche dal turismo.

Storia

L’indipendenza

Il trattato di pace del 1921, che istituì lo Stato libero d’I., concedendogli lo status di dominion nell’ambito del Commonwealth (➔ Irlanda), divise gli Irlandesi producendo tra le forze moderate capeggiate da A. Griffith e M. Collins, che lo avevano sottoscritto, e gli indipendentisti di È. De Valera, organizzati militarmente nell’IRA, una guerra civile che si protrasse fino al 1923. Nel 1925 De Valera fondò il Fianna Fáil, che da allora svolse un ruolo egemone nella politica irlandese. La sua vittoria elettorale nel 1932 portò De Valera alla guida del governo, alla quale rimase per 21 anni, di cui 16 ininterrottamente (fino al 1948). La politica di progressivo sganciamento dell’I. dalla Gran Bretagna trovò conferma nella Costituzione repubblicana promulgata unilateralmente nel 1937, che sancì la nascita dell’Éire e riaffermò l’obiettivo della riunificazione dell’I., nella neutralità durante la Seconda guerra mondiale, nello sforzo di rendere il paese economicamente autosufficiente. Spettò tuttavia al governo guidato dal Fine Gael, il partito moderato costituito nel 1932 ed erede della fazione minoritaria del Sinn Féin favorevole al trattato anglo-irlandese del 1921, proclamare formalmente la nascita della Repubblica d’I. e la sua uscita dal Commonwealth (1949); la Repubblica fu ammessa alle Nazioni Unite nel 1955.

Nei decenni successivi, la questione dell’Irlanda del Nord (➔) rimase costantemente al centro dell’attenzione sia dell’opinione pubblica sia del governo. Con la ripresa dello scontro tra cattolici e protestanti, mentre il terrorismo varcava i confini tra le due Irlande, il governo si impegnò in tentativi di mediazione e, pur sostenendo le rivendicazioni dei cattolici nord-irlandesi, adottò misure repressive nei confronti dell’IRA. Solo nel 1985 lo sforzo del governo, protagonista, insieme a quello britannico, di diversi tentativi di raggiungere un accordo tra le parti, ottenne i primi concreti risultati: all’accordo di Hillsborough (Belfast) con la Gran Bretagna, che stabilì misure e negoziati per promuovere un clima di maggiore stabilità nell’I. del Nord, seguì nel 1990 la formazione del British-Irish inter-parliamentary body. La formazione a Londra del governo laburista guidato da T. Blair (1997) aprì una nuova decisiva fase cui Dublino, insieme agli Stati Uniti, diede un importante contributo. Nel 1998 gli accordi di Belfast (o del Venerdì Santo) sottoscritti dal Regno Unito, dal governo irlandese guidato da B. Ahern e dai leader dei maggiori partiti dell’I. del Nord sancirono il diritto all’autodeterminazione dell’isola, precisando che le regioni del Nord avrebbero potuto in futuro unirsi alla Repubblica d’I. solo con il consenso della maggioranza della popolazione. La Repubblica d’I., da parte sua, come richiesto dagli unionisti nord-irlandesi nel corso dei negoziati, si dichiarò disposta a rinunciare alla sovranità sulle sei contee dell’Ulster, fissata negli articoli 2 e 3 della Costituzione. L’accordo fu approvato da circa il 95% degli Irlandesi con un referendum popolare.

Sviluppo economico e laicizzazione dello Stato

De Valera fu eletto presidente della Repubblica nel 1957 e confermato nel 1966, quale espressione del Fianna Fáil, contro il candidato del Fine Gael e del partito laburista. Da allora la situazione politica continuò a essere caratterizzata da una sostanziale alternanza al governo dei due principali partiti (neanche la nascita di due formazioni politiche, Democratici progressisti, liberali, nel 1985, e Partito dei Verdi, nel 1981, alterò in un primo momento i tradizionali rapporti di forza).

Intanto, dopo una fase di sviluppo economico negli anni 1960, l’I. subì nei due decenni successivi una grave crisi economica (l’emigrazione raggiunse nel 1988 le 40.000 unità). Nel 1972, con un referendum popolare, fu approvata l’adesione alla CEE, confermata ed estesa nel 1987 e nel 1992, quando l’I. sottoscrisse il Trattato di Maastricht sull’unità europea. Gli incentivi comunitari, rigorose misure di austerity e una politica di forte apertura agli investimenti stranieri hanno consentito all’I., a partire da quel momento, non solo di superare la crisi ma di entrare in una fase di rapidissima crescita economica. Sul piano sociale sembrò avviato, nonostante il tradizionale peso della Chiesa cattolica sul terreno più strettamente politico, un più deciso processo di laicizzazione. L’elezione a presidente della Repubblica nel 1990 di M. Robinson, che si era distinta nelle battaglie a favore dell’aborto, del divorzio e della liberalizzazione della vendita di anticoncezionali, dimostrò un’evoluzione antitradizionalista dell’elettorato e una sua maggiore sensibilità ai temi delle libertà civili; nel 1995, seppure con una stretta maggioranza, un referendum popolare sostenuto da tutti i principali partiti abrogò il divieto posto dalla Costituzione al divorzio.

L’inizio del 21° sec. è stato caratterizzato oltre che da un consolidamento della crescita economica, da una significativa evoluzione del dibattito politico, sempre più condizionato da nuove questioni, come la necessità di limitare l’immigrazione o di ripensare il proprio ruolo all’interno dell’Unione Europea. Di fronte all’allargamento e alle trasformazioni dell’UE sono cresciuti nell’opinione pubblica nazionale i timori di una perdita di competitività e della possibilità di un’adesione del paese alla costituzione di una forza militare europea, in contrasto con la tradizionale neutralità del paese. Nel 2002, attraverso un referendum la cui ratifica includeva il divieto di partecipazione del paese a ogni futura forza militare comune, l’I. approvò il Trattato di Nizza, ma nel 2008 un altro referendum popolare ha bocciato il Trattato di Lisbona di riforma delle istituzioni comunitarie.

Nel 2007, Ahern, al suo terzo mandato consecutivo da primo ministro, ha formato un governo di coalizione con Democratici progressisti e Verdi, per la prima volta al governo del paese. Nel 2008, è stato eletto primo ministro B. Cowen alla guida di una coalizione formata da Fianna Fáil, Democratici progressisti, Verdi e Indipendenti. Con la prematura caduta del governo Cowen, le elezioni anticipate del febbraio 2011 hanno mostrato una significativa inversione di tendenza: Fianna Fáil, al governo dalla seconda metà degli anni Novanta senza interruzioni, ha infatti perso numerosi seggi, e dalle consultazioni è uscita vincitrice la coalizione formata dal partito Fine Gael e dal piccolo partito di centro-sinistra Labour Party. Il governo guidato da E. Kenny del Fine Gael ha goduto di una certa stabilità, ma la pesante politica di austerity attuata da fine 2010 dopo l'accordo per un piano salvataggio da 90 miliardi di euro con il Fondo Monetario Internazionale e la Banca centrale europea (un piano di tasse e taglio alla spesa pubblica che ha consentito all'I. di riprendere la via della crescita), ha prodotto una progressiva erosione dei consensi, come attestato dalle elezioni del febbraio 2016, alle quali il Fine Gael ha registrato un netto calo dei suffragi a vantaggio dell’opposizione del partito liberale Sinn Féin; a due mesi dalle consultazioni il premier Kenny è stato comunque riconfermato nella carica, ma alla guida di un esecutivo di minoranza con l'appoggio del Sinn Féin. Nel maggio 2017 l'uomo politico ha rassegnato le dimissioni da leader del Fine Gael, perdurando nella carica di premier fino al giugno successivo, quando gli è subentrato alla guida del partito e nella carica di premier l'ex ministro della Salute L. Varadkar.

Al referendum svoltosi nel maggio 2018 con un’affluenza alle urne del 64% si sono espressi a favore dell’abrogazione della legge costituzionale che proibisce l’interruzione di gravidanza circa il 66,4% dei votanti, contro il 33,6% dei pareri contrari, mentre la consultazione referendaria dell'ottobre 2018 ha abrogato con circa il 70% dei voti il reato di blasfemia; nella stessa tornata elettorale è stato riconfermato M.D. Higgins presidente del Paese, carica che ricopre dal novembre 2011. Le elezioni europee svoltesi nel maggio 2019 hanno confermato primo partito del Paese il Fine Gael del premier Varadkar con il 29% dei consensi, mentre una netta affermazione hanno riportato i Verdi, che si sono aggiudicati il 15% dei voti, in sostanziale parità con il Sinn Féin, che alle politiche del febbraio 2020 si è aggiudicato il 24,5% dei consensi, seguito dal Fianna Fáil (22,2%) e dal Fine Gael (20,9%). Nel giugno successivo i due partiti di centrodestra hanno raggiunto l'accordo per formare una coalizione di governo, con la partecipazione dei Verdi, alla cui guida si sono alternati il leader del Fianna Fáil M. Martin, premier fino al dicembre 2022, e il leader del Fine Gael L. Varadkar, che gli è subentrato da quella data.

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