CONGO, REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL

Enciclopedia Italiana - IX Appendice (2015)

CONGO, REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL.

Lina Maria Calandra
Emma Ansovini

– Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Bibliografia.

Repubblica Democratica del Congo

Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa equatoriale, il cui territorio coincide più o meno con il bacino del fiume Congo, coperto dalla foresta equatoriale e dalla savana, e delimitato a sud dalle terre dell’Africa australe, a est dall’altopiano dei Grandi Laghi, a nord dai Paesi della fascia sudanese. La popolazione (69.360.118 ab., secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014, di cui il 56% sotto i 19 anni), che cresce del 2,7% l’anno (2010-15) e con una speranza di vita molto bassa (50 anni, 2013), vive per il 76% in stato di povertà, in un contesto generale di corruzione, violenze cicliche e violazioni dei diritti che il più delle volte rimangono impunite. Il 53% non ha accesso all’acqua potabile e 480.000 persone sono affette da HIV (Human Immunodeficiency Virus): si tratta del 15° Paese al mondo per numero di malati. L’intricata situazione degli sfollati e dei rifugiati, per il conflitto armato che persiste soprattutto a Est, complica ulteriormente il quadro: più di 2,9 milioni sono gli sfollati interni e circa 500.000 i rifugiati dislocati in Burundi, Ruanda, Tanzania e Uganda (stime UNHCR, United Nations High Commissioner for Refugees, del 2014). Tra il 2012 e il 2014 circa 136.000 persone sono rientrate dalla Repubblica del Congo. Nel contempo, nel Paese sono presenti rifugiati provenienti dal Ruanda e dalla Repubblica Centrafricana e permangono gli angolani che non sono più rientrati in patria. A ciò si aggiunge la triste realtà dei bambini soldato stimati, per difetto, in circa 16.560 nel periodo 2010-13 (fonte UNICEF). Il 42% degli abitanti si concentra nelle città: in particolare nella capitale, Kinshasa, con 11.116.000 ab. (stima 2014), Mbuji-Mayi e Lubumbashi con quasi 2 milioni; a Kisangani e Kananga con oltre 1 milione.

Condizioni economiche. – Nonostante la grande ricchezza di risorse naturali, una crescita del PIL, negli ultimi anni, del 7-9% e una ripresa degli investimenti pubblici, la disoccupazione è al 51% e il Paese permane tra i più poveri al mondo: penultimo posto (186°) per Indice di sviluppo umano e per PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) di 703 dollari (2014). Il settore estrattivo rappresenta la prima fonte dell’export: diamanti, 3,9 milioni di carati nel 2012 (6° produttore mondiale), rame, 580.000 t, ma anche petrolio, oro, cobalto, uranio, radio, coltan, cui si aggiungono prodotti agricoli (radici e tuberi, arachidi, olio di palma, caffè), pesce d’acqua dolce e legname. L’agricoltura rimane il settore principale: 44% del PIL e 56% della forza lavoro.

Indicatori economico-sociali

Storia di Emma Ansovini. – I risultati delle elezioni legislative e presidenziali, svoltesi nel 2006 (a luglio e ottobre) e giudicate sostanzialmente regolari dagli osservatori internazionali, furono invece duramente contestati da Jean-Pierre Bemba, vicepresidente con Joseph Kabila e leader del Mouvement de libération du Congo (MLC), candidato alla presidenza e sconfitto al secondo turno dallo stesso Kabila, a cui era andato il 58% dei voti vincendo anche le elezioni legislative con il suo Parti du peuple pour la reconstruction et la démocratie (PPRD). Alla proclamazione dei risultati si verificarono a Kinshasa violentissimi scontri tra le forze dell’ordine e i sostenitori di Bemba, che nel 2007 abbandonava il Paese per essere poi inquisito, nel 2009, dalla Corte penale internazionale. Nel corso dello stesso 2009 si moltiplicarono gli sforzi per fronteggiare la difficile situazione del Kivu, dove rimanevano attive le truppe ribelli guidate dal generale dissidente Laurent Nkunda, che proprio quell’anno veniva arrestato in Ruanda. Nel maggio 2009 Kabila cercava di ridurre le tensioni interne con un’amnistia, mentre l’ONU, nel giugno 2010, trasformava la forza di pace in forza di stabilizzazione, quasi a segnalare una progressiva normalizzazione del Paese. Il processo di pacificazione rimaneva tuttavia fragile e precario in un quadro caratterizzato da un’immensa ricchezza di risorse naturali, con un tasso di crescita che raggiungeva nel 2010 valori del 7%, e, contemporaneamente, da enormi diseguaglianze sociali, livelli estremi di povertà, alti tassi di analfabetismo, corruzione endemica e diffusa violazione dei diritti umani. Le nuove elezioni presidenziali, a turno unico grazie a una modifica costituzionale, si svolsero, insieme a quelle legislative nel novembre 2011, in un clima di crescente violenza. Kabila e il suo partito si confermarono alla guida del Paese, senza obiezioni da parte degli altri governi africani, anche se la regolarità delle consultazioni fu contestata dal candidato dell’opposizione Étienne Tshisekedi, leader dell’Union pour la démocratie et le progrès social (UDPS), e venne messa in dubbio dalla missione dell’Unione Europea e da altri organismi internazionali.

Nell’aprile 2012 la mai risolta situazione del Kivu si aggravò di nuovo: in maggio il colonnello Sultani Makenga e il generale Bosco Ntaganda si ammutinavano e davano vita al Mouvement du 23 mars (M23), una forza composta da ex miliziani, in maggioranza Tutsi, reinseriti nell’esercito regolare con gli accordi del 2009, e, secondo un rapporto dell’ONU, sostenuta da Ruanda e Uganda. Le forze della missione ONU vennero autorizzate a intervenire militarmente e, insieme all’esercito regolare, costrinsero Ntaganda a fuggire e a consegnarsi all’ambasciata americana di Kigali, capitale del Ruanda, nel marzo 2013, mentre si aprivano negoziati di pace che si protraevano nel 2014 in un clima di persistente incertezza. Nello scenario congolese le attività del M23 non costituivano un’anomalia: la complessità etnica, la fragilità delle istituzioni, le diseguaglianze favorivano infatti la proliferazione di milizie fortemente territorializzate che, a seconda delle contingenze, sostenevano o osteggiavano il governo centrale oppure utilizzavano il territorio congolese come base logistica per incursioni nei Paesi vicini. In questa confusa frammentazione i conflitti potevano apparire molte volte più orientati alla sopravvivenza e all’accaparramento di risorse che al perseguimento di obiettivi politici.

Bibliografia: D. van Reybrouck, Congo. Een Geschiedenis, Amsterdam 2010 (trad. it. Congo, Milano 2014).

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