REZIA

Enciclopedia Italiana (1936)

REZIA (Raetia)

Pietro Romanelli

La necessità di assicurare la tranquillità ai confini settentrionali d'Italia, e nello stesso tempo anche quella delle provincie galliche, di recente conquistate, indusse Augusto a procedere a una spedizione nel paese dei Reti. Una prima campagna è ricordata nel 16 a. C. condotta da P. Silio, governatore dell'Illirico. Più ampia e decisiva fu quella affidata l'anno seguente ai figliastri Tiberio e Druso: questi mosse da mezzogiorno, dall'Italia, affrontando il nemico attraverso le valli alpine, l'altro avanzò dalla Gallia contro la parte più settentrionale della regione, abitata più propriamente dai Vindelici. Questi furono sconfitti, dapprima in uno scontro navale sul lago di Costanza, poi definitivamente in una battaglia combattuta il 1° agosto del 15 presso le sorgenti del Danubio, dice Strabone, forse alquanto più a mezzogiorno. Tutta la regione compresa fra le Alpi e il Danubio venne condotta in possesso dei Romani, e posta alle dipendenze del governatore delle Gallie; più tardi, pare sotto Tiberio, essa fu costituita in provincia autonoma sotto il nome di Raetia et Vindelicia, e più tardi semplicemente di Raetia. La provincia confinava a occidente con il paese degli Elvezî, da cui la divideva una linea che dall'Adula (San Gottardo) e dal passo della Furca toccava l'estremità occidentale del Lago di Costanza e raggiungeva di qui il Danubio; il corso di questo, fino alla località di Castra Batava, alla confluenza dell'Oenus (Eno), fu dapprima il confine settentrionale sia della provincia sia dell'impero, ma la necessità di consolidare questo confine fortificato, e soprattutto di abbreviarne la linea fra il Reno e il Danubio, spinse gl'imperatori, a cominciare dai Flavî fino a Traiano e ad Adriano, a includere in esso una vasta zona di territorio a nord del fiume, onde il corso del limes fu portato più oltre: il punto dell'attuale Lorch segnava la congiunzione fra il limes della Germania superiore e quello della Rezia: da Lorch quest'ultimo scendeva di nuovo sul Danubio alquanto più a monte di Regina Castra (Ratisbona).

A oriente, il confine fra la Rezia e il Norico era segnato dal corso dell'Oenus, poi forse da quello dell'Iller, infine da una linea che, tagliando la Val Pusteria a occidente di Brunico, scendeva alle valli dell'Isarco e dell'Adige: qui il limite tra la Rezia e l'Italia ci è con quasi sicurezza indicato da quelli che nel Medioevo e fino ai giorni nostri sono stati i limiti delle diocesi. Il confine tagliava la valle dell'Isarco alla Chiusa di Bressanone, quindi la valle dell'Adige in prossimità di Merano, risaliva l'Ortler e lo Stelvio, e lungo lo spartiacque raggiungeva l'Adula. Dapprima la Rezia comprese anche la vallis Poenina, o Vallese; ma forse già nel sec. I essa ne fu distaccata; nel sec. II essa formava, con parte della Savoia, una provincia autonoma (Alpes Poeninae).

Il centro della provincia fu nella città fondata da Augusto nel paese dei Vindelici, Augusta Vindelicorum, e il governo ne fu affidato ad un procurator: forse ragioni di carattere politico, e cioè l'opportunità di non creare nell'immediata vicinanza dell'Italia un forte comando militare, consigliarono di tenere la provincia nel rango inferiore di provincia procuratoria. In conseguenza di ciò il presidio della provincia fu costituito, una volta ritirate le legioni che ne avevano compiuto la conquista, soltanto da truppe ausiliarie: due diplomi militari, l'uno del 107, l'altro del 166, ci dicono che in essa avevano stanza, nel primo anno undici, nel secondo tredici coorti di fanteria, e rispettivamente quattro e tre ali di cavalleria: a queste si aggiungevano milizie locali. Marco Aurelio, in occasione delle guerre combattute sul Danubio, reputò opportuno dotare la provincia anche di una legione, la III Italica Concordia, che stabilì a Regina Castra: da allora il governo passò a un legato dell'ordine senatorio.

Le truppe avevano stanza nei castelli disseminati soprattutto lungo, o subito dietro, la linea del limes, e solo in piccola parte nei castelli che nella regione montuosa, meridionale, della provincia guardavano in particolarmodo le arterie stradali.

Precipue fra queste, il cui centro era ad Augusta, erano quelle che congiungevano la provincia all'Italia: già Druso aveva aperto quella che, salendo dalla valle dell'Adige, attraversava il passo di Resia, scendeva a Landeck sull'Eno, e quindi procedeva fino ad Augusta, e di qui al Danubio: Claudio nel 47 la prolungò dalla parte dell'Italia fino ad Altino e all'Adriatico, e restaurandola e sistemandola lasciò ad essa il suo nome (Via Claudia Augusta). La sua importanza diminuì, a cominciare dal sec. II e poi soprattutto nel III, dopo che Settimio Severo ebbe dato una migliore sistemazione alla via del Brennero che, distaccandosi dalla prima a Pons Drusi (Bolzano), per Sublavio (Ponte all'Isarco), e Vipiteno raggiungeva il passo del Brennero e scendeva di là a Veltidena (Innsbruck), donde andava poi ad Augusta. Una terza strada era quella che da Mediolanum e Comum, per i passi dello Spluga, dei Giulii e di Settimo (il nome è forse un ricordo di opere di Settimio Severo), andava a Curia (Coira). In senso trasversale la provincia era percorsa, oltre che dalle strade di carattere militare dietro la linea del limes e lungo il Danubio, da un'altra via che, entrando dalla parte della Germania alla stazione di Ad fines, congiungeva Brigantium, Cambodunum, Abodiacum, e, passando il confine con il Norico a Pons Oeni, procedeva per Iuvavum (Salisburgo). Sotto i riguardi doganali la Rezia fece parte, forse, della circoscrizione dell'Illirico.

Il carattere della provincia fu sempre prevalentemente militare: Dione Cassio ci dice che subito dopo la conquista una gran parte della popolazione valida fu allontanata dalla regione, e che vi fu lasciata soltanto quella necessaria alla coltivazione dei campi. Ma questa era, per le condizioni del suolo, limitata alla zona settentrionale, alla pianura danubiana, dove infatti troviamo i soli centri urbani della provincia, che sostanzialmente si riducono a tre: Augusta, che al tempo di Adriano ebbe il grado di municipio, Cambodunum (Kempten), e Brigantium (Bregenz): per tutto il resto della provincia l'urbanizzazione non fece che scarsissimi progressi; egualmente scarso fu il processo di romanizzazione.

La provincia raggiunse la sua massima estensione verso nord con Traiano; Adriano sistemò il limes con palizzate e fossato, sostituiti più tardi, forse già con Commdo, da un muro (il quale viene chiamato oggi muro del Diavolo), che era già compiuto al tempo di Caracalla. Con la metà del secolo III comincia l'arretramento: con Gallieno è già perduta tutta la regione a settentrione del Danubio, e il confine viene fortificato su questo ad opera di Aureliano e Probo.

Diocleziano divide la provincia in due parti: Raetia prima e Raetia secunda, ognuna sotto un praeses, riunite ambedue alla diocesi dell'Italia; il comando militare resta unico, nelle mani di un dux. Si è discusso sulla rispettiva estensione delle due provincie dioclezianee: oggi si è d'avviso che la Raetia prima, che aveva il suo centro a Coira, comprendeva la parte meridionale, montuosa della vecchia provincia, e la Raetia sectunda, con capitale ad Augusta, la parte settentrionale, più presso al Danubio: ma verso l'alto Adige e l'Isarco, la prima non giungeva fino ai confini del Norico, bensì si arrestava sopra Merano, sì da permettere che per la strada del Brennero la Raetia secunda potesse ancora comunicare direttamente con l'Italia.

Nel sec. IV la pressione dei barbari sui confini del Danubio si fa sempre più intensa: Alamanni e Iutungi sono più volte combattuti e respinti dagl'imperatori: Costanzo II, Giuliano, Valente, Graziano: Valente rivolge ancora le sue cure a un rafforzamento del limes, ma verso la metà del sec. V anche la zona di qua dal Danubio, la Rezia seconda, va via via perduta per i Romani, occupata da Alamanni, Bavari, Svevi; solo la Rezia prima rimane riunita all'Italia ancora sotto i re barbari, Odoacre e Teodorico.

Bibl.: Haug, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I A, col. 46 segg.; P. C. Planta, Das alte Raetien, Berlino 1872; Corp. Inscr. Lat., III, p. 706 segg.; F. Wagner, Die Roemer in Bayern, 4ª ed., Monaco 1928; F. Vollmer, Inscriptiones Baiauriae Romanae sive Inscriptiones provinciae Raetiae, Monaco 1915; per i confini fra Rezia I e Rezia II: R. Heuberger, Raetia prima und Raetia secunda, in Klio, XXIV (1931), p. 348 segg.; A. Solmi, Raetia prima e Raetia secunda, in Raetia, I (1931), p. 109 segg.; per il limes v. questa voce.