RHODESIA-ZIMBABWE

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

RHODESIA-ZIMBABWE (XXIX, p. 194; App. II, 11, p. 704; III, 11, p. 606)

Carlo Della Valle
Salvatore Bono

Sciolta il 31 dicembre 1963 la Federazione della R. e del Nyasaland, la R. Meridionale, già autonoma nel Commonwealth, divenne indipendente come Repubblica di R. il 2 marzo 1970, dopo aver abbandonato il Commonwealth nel 1966. Dal dicembre 1978 il paese ha assunto la denominazione di Rh.-Zimbabwe.

Su 389.303 km2, al censimento 1969 vivevano 5.037.110 ab. (erano 3.855.486 al censimento 1962 e 2.862.000 secondo una valutazione del 1959), saliti poi a 6.740.000 nel 1977. E si calcola che di essi 6.440.000 fossero negri cafri (nel 1950 si facevano ascendere a soli 1.620.000), 268.000 europei, 22.500 coloureds e 10.300 asiatici.

Se si tiene presente che nel 1911 la popolazione era stata stimata in 772.000 ab., si nota quale enorme aumento si sia verificato in 60 anni circa.

Il paese era un tempo suddiviso in cinque province: Umtali, Salisbury, Bulawayo, Gwelo e Victoria; le prime quattro assunsero successivamente i nomi di Manicaland, Mashonaland, Matabeleland, Midlands. Poi il Mashonaland e il Matabeleland si suddivisero, ognuno, in due province, Settentrionale e Meridionale, cosicché oggi le province sono 7 (v. tab.).

La capitale è Salisbury. Altri centri importanti sono Que Que (52.000 ab.), Gatooma (32.000), Shabani (17.000), Marandellas (20.000), Redcliff (17.000), ecc.

Economia. - Poco più del 6% del territorio è a seminativi e a colture legnose agrarie; oltre il 60% è occupato da boschi e da foreste.

Importante la coltivazione del granturco, base dell'alimentazione della popolazione indigena (nel 1975 se ne sono raccolti per 14 milioni di q, su 475.000 ha; nel 1962, 5.350.000 q, su 176.000 ha), del miglio (2,2 mil. di q, su 390.000 ha), del frumento (900.000 q), del sorgo (500.000 q, su 70.000 ha), del riso (50.000 q, su 3000 ha), delle patate (200.000 q).

Fra le piante industriali, il cotone (89.000 ha, con 780.000 q di semi e 390.000 q. di fibra), il tabacco (44.000 ha e 850.000 q), la canna da zucchero (27.000 ha, 27 milioni di q di canna), il tè (2800 ha e 30.000 q), e l'arachide (1.300.000 q). E, inoltre, 200.000 q di arance, 70.000 di limoni, e frutta come mele, pere, fichi. Su un'area a prati e pascoli permanenti di oltre il 12% della superficie territoriale vive un ragguardevole patrimonio zootecnico: 6.100.000 bovini (per un terzo nelle aziende europee), 770.000 ovini e oltre 2 milioni di caprini (nel 1963, rispettivamente, 3.715.000, 383.000 e 479.000).

Ma la principale ricchezza del paese è rappresentata dalla produzione mineraria: l'oro (17.000 kg nel 1975 quantità più o meno costante), poi l'amianto (165.000 t nel 1975), il carbone (3.500.000 t nel 1975, ma solo 2.750.000 t nel 1963), i minerali di ferro (384.000 t di metallo, nel 1975; 71.000 t nel 1959), la cromite, lo stagno, il nichel, la magnesite, il rame. Inoltre zolfo, fosfati, antimonio, tungsteno, bauxite, e anche smeraldi.

Tra il 1960 e il 1975 la produzione di elettricità è salita da 1,6 miliardi di kWh (di cui solo 3 milioni di origine idrica) a 6,1 miliardi, per oltre 5,6 di origine idrica, mentre la potenza installata saliva dai 512.000 kW del 1961 (di cui solo 1000 idrici) a1.192.000 kw, per 705.000 idrici (in parte, nell'impianto idroelettrico di Kariba, sullo Zambesi).

Tra le industrie, sviluppatesi a partire dalla seconda guerra mondiale, hanno una certa importanza la siderurgia (310.000 t di ghisa e ferroleghe e 350.000 t di acciaio nel 1975), la meccanica, il montaggio di autoveicoli, la raffinazione del rame (30.000 t di rame di fonderia e altrettante di rame raffinato, nel 1975), la concentrazione dei fosfati, una cokeria, la raffinazione del petrolio, la fabbricazione di fertilizzanti azotati, la sgranatura del cotone, la filatura della canapa e del sisal, lo zuccherificio, il cementificio (677.000 t nel 1975).

Nel quadriennio 1970-73 il commercio con l'estero ha avuto un notevole atumento nelle importazioni, da 235 a 323 milioni di dollari rhodesiani (i dollaro = 875 lire italiane, nel 1972), e nelle esportazioni, da 253 a oltre 386 milioni. Fra i principali prodotti esportati il tabacco, l'amianto, il rame, specialmente verso la Zambia, la Gran Bretagna, la Rep. Fed. di Germania, la Repubblica Sudafricana, il Malawi, il Giappone. Principali fornitori sono la Repubblica sudafricana, gli Stati Uniti e il Giappone.

Le ferrovie si sviluppano per 3278 km (erano 2450 nel 1956) e, collegandosi con le reti degli stati vicini, portano anche ai porti del Sudafrica e del Mozambico. Ci sono strade statali per 8570 km, e inoltre circa 70.000 km di strade secondarie a carattere locale. Gli aeroporti principali sono a Salisbury e a Bulawayo.

Storia. - Dal 1960, quando il processo di decolonizzazione investe in pieno l'Africa, i Bianchi della Rh. temono per l'avvenire: gl'investimenti e le immigrazioni declinano. Alla conferenza costituzionale di Londra, nel dicembre 1960, sul destino della Federazione dell'Africa centrale la Rh. ribadì con intransigenza la propria egemonia e nella Costituzione rhodesiana del 26 luglio 1961 fu riconfermata la presenza dei Bianchi (nell'Assemblea sedevano 50 europei e 15 africani). L'opposizione africana si rinnovò, animata dal National Democratic Party (NDP) di J. Nkomo (costituito nel gennaio 1960, dopo l'interdizione nel febbraio 1959 dell'African National Congress) che raccolse ampi consensi nel paese; posto fuori legge nel dicembre 1961, il NDP si ricostituì quale Zimbabwe African People's Union (ZAPU), ma fu dichiarato illegale (settembre 1962).

Il Rhodesian Front (RF), fautore dell'indipendenza "europea", vinse le elezioni del 14 dicembre 1962; il governo di W. Field accrebbe le discriminazioni razziali e perseguì l'opposizione africana (nel luglio 1963 la ZAPU, guidata nella clandestinità da J. Nkomo, si scisse per la formazione - a iniziativa dell'intellettuale N. Sithole - della Zimbabwe African National Union, ZANU). J. Smith, premier dall'aprile 1964, represse del tutto l'opposizione africana, mentre ottenne in ottobre che un'ampia riunione di capi tradizionali (di cui erano stati accresciuti poteri e appannaggi) accogliesse il progetto d'indipendenza unilaterale, approvato nel referendum del 5 novembre 1964 (gli altri due membri della Federazione dell'Africa centrale, dissolta nel dicembre 1963, erano frattanto divenuti indipendenti, quali Malawi e Zambia).

Vittorioso nelle elezioni del maggio 1965, il governo Smith l'11 novembre 1965 proclamò unilateralmente l'indipendenza (UDI), pur riconoscendosi membro del Commonwealth; il governo britannico, essendo stati disattesi i principi da esso fissati, considerò illegale l'UDI e cercò d'indurre la Rh. a un compromesso, da un lato con talune azioni di boicottaggio, sollecitate dal Consiglio di sicurezza dell'ONU, dall'altro con diversi contatti (in dicembre Smith e Wilson s'incontrarono presso Gibilterra). Nel corso degli anni la posizione rhodesiana si rafforzò, anzitutto per la favorevole evoluzione economica, grazie alla diversificazione delle risorse e nonostante le sanzioni (peraltro piuttosto proclamate che non attuate da vari paesi, che ne avrebbero risentito grave danno, in primo luogo la Gran Bretagna); nel 1967 la Rh. emise una propria moneta e iniziò a ricevere dal Sud Africa anche aiuti militari. Sulla base dello stato di emergenza, rinnovato a ogni scadenza, Smith sgominò ogni opposizione africana con arresti e condanne, anche a morte; nell'ottobre 1968 fallirono nuovi colloqui Smith-Wilson, mentre restava vano il rinnovato appello dell'ONU al governo britannico d'impiegare la forza contro la Rh. "ribelle". Un referendum approvava (20 giugno 1969) una nuova Costituzione, più accentuatamente razzista, e l'instaurazione della Repubblica, proclamata il 2 marzo 1970; nelle elezioni di aprile il RF ottenne tutti i 50 seggi mentre un collegio separato elesse 8 rappresentanti africani (altrettanti nominati fra i capi tradizionali). Nel novembre 1971 fu concordato con il governo britannico conservatore un piano di evoluzione costituzionale, giudicato però insoddisfacente dalla Commissione Pearce (maggio 1972), che raccolse il giudizio di tutte le parti interessate.

Dalla fine del 1972 (in marzo si era costituito l'Africa National Council, ANC) le attività di guerriglia, iniziate sin dal 1967, si sono intensificate specie nel Nord-Est della Rh., ripercuotendosi negativamente sul turismo e sul ritmo delle immigrazioni e aggravando l'onere della difesa. Dal 1974 (nelle elezioni il RF riconquistava i 50 seggi), con l'avvio all'indipendenza dei territori già portoghesi, la posizione della Rh. s'indebolì ulteriormente, anche per la minaccia che le veniva dal confinante Mozambico (acuitasi con gli scontri del giugno 1976) e per la pressione dello stesso Sud Africa verso una soluzione negoziata. Nel dicembre le organizzazioni africane (ANC, ZAPU, ZANU e altre) crearono un fronte comune guidato dal vescovo A. Muzorewa; un loro incontro con il governo rhodesiano, laboriosamente concordato grazie anche alla mediazione dello Zambia e del Sud Africa, si svolse invano nell'agosto 1975. Grazie anche alle pressioni degli Stati Uniti, il premier Smith promosse nell'ottobre 1976 una conferenza, svoltasi a Ginevra senza immediati sviluppi, per la creazione di un governo multirazziale. Forte del successo nelle elezioni del 1977 (il RF otteneva tutti i 55 seggi europei) Smith concluse un accordo costituzionale con gli esponenti nazionalisti moderati (3 marzo 1978) per il trapasso del potere alla maggioranza africana. La nascita dello stato di Zimbabwe venne rinviata all'aprile 1979, dopo le nuove elezioni che hanno visto il successo del partito di Abel Muzorewa, il quale ha formato (30 maggio) un nuovo governo composto anche di deputati bianchi (in numero di cinque); presidente della Repubblica è stato nominato Josiah Gumede. Il governo è durato sino alle elezioni del 1980, che hanno visto il trionfo del Fronte patriottico; nuovo premier è stato eletto R. Mugabe, e presidente della Repubblica il rev. C. Banana (11 aprile 1980).

Bibl.: E. Clegg, Race and politics. Partnership in the Federation of Rhodesia and Nyasaland, Oxford 1960; N. M. Shamuyarira, Crisi in Rhodesia, 1955-1964, Londra 1965; Cl. Palley, The constitutional lhistory and law of Southern Rhodesia, 1888-1963, Oxford 1966; J. Barber, Rhodesia. The road to rebellion, Londra 1967; F. Clements, Rhodesia. A study of the deterioration of a white society, ivi 1970; P. M. Eisemann, Les sanctions contre la Rhodésie, Parigi 1972; E. Mlambo, Rhodesia. Struggle for a birthright, Londra 1972; L. W. Bowman, Politics in Rhodesia. White power in an African State, Harvard 1973; R. C. Good, UDI, The international politics of the Rhodesian rebellion, Londra 1973; K. Maxey, The fight for Zimbabwe. The armed conflict in Southern Rhodesia since UDI, Brentwood 1973; Z. Kapungu, Rhodesia: the struggle for freedom, New York 1974; M. Loney, Rhodesia: white racism and imperial response, Londra 1975; E. Windrich, The Rhodesian problem: a documentary record, 1923-1973, ivi 1975; L. Uambe, From Rhodesia to Zimbabwe, ivi 1976.