Riboflavina

Dizionario di Medicina (2010)

riboflavina


Composto chimico organico noto anche come vitamina B2 o lattoflavina. La r. cristallizza in aghi giallo-arancioni di sapore amaro e contiene il ribitolo, un polialcol derivante dal ribosio.

Ruolo biochimico

Costituisce parte dei gruppi prostetici del flavinmononucleotide (FMN) e del flavinadenindinucleotide (FAD) ed esplica la sua funzione vitaminica come cofattore di numerosi enzimi della classe delle ossidoreduttasi. Le forme coenzimatiche della r. sono inoltre necessarie per la conversione della vitamina B6 nella sua forma attiva, per la conversione dell’amminoacido triptofano nella niacina, per l’assorbimento del ferro e la sua mobilizzazione.

Fabbisogno

Il livello di assunzione giornaliero raccomandato per gli adulti è fissato in 1,7 mg per gli uomini e 1,3 mg per le donne. Le migliori sorgenti alimentari di riboflavina sono il latte, l’albume d’uovo, il fegato, il cuore, il rene e le foglie di vegetali. La relativa termostabilità preserva la r. nel corso della cottura degli alimenti; è invece rapidamente distrutta se esposta alla luce. I segni di carenza consistono in fessurazioni delle labbra (cheilosi) e degli angoli della bocca (stomatiti angolari), in un’alterazione dell’epitelio normale della lingua, che diventa rossa, secca e dolorante, e in certe forme di dermatiti che somigliano alla seborrea; in alcuni casi si possono anche manifestare congiuntiviti. Considerato il ruolo che la r. svolge nel funzionamento di altre vitamine, nonché per l’assorbimento del ferro, alcune manifestazioni di carenza sono in realtà forme secondarie di carenza di questi altri nutrienti. Non si conoscono casi di tossicità dovuti a introiti eccessivi di questa vitamina.