GATTI, Riccardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)

GATTI, Riccardo

Gian Carlo Bojani

Nacque a Faenza il 3 apr. 1886 da Francesco e da Angela Liverani. Frequentata la scuola d'arti e mestieri nella città natale, sotto il magistero del pittore Antonio Berti, si dedicò allo studio del disegno e della plastica.

Il G. era coetaneo degli altri artisti faentini che costituirono il cosiddetto cenacolo baccariniano: Domenico Baccarini, appunto, e poi Giuseppe Ugonia, Domenico Rambelli, Giovanni Guerrini, Ercole Drei, Francesco Nonni, Orazio Toschi e Pietro Melandri. Con essi condivise una tendenza alla politecnicità nel campo dell'arte all'epoca assai diffusa in Faenza, nella stretta interdipendenza fra artigianato, Scuola d'arti e mestieri, divenuta poi scuola di disegno accorpata alla Pinacoteca comunale, e Accademia di belle arti, che il G. frequentò in Firenze dal 1909.

A questa formazione scolastica e ambientale ne associò contemporaneamente una lavorativa - sebbene anch'essa di carattere formativo - presso la fabbrica di maioliche impiantata a Faenza dai fratelli Minardi, Venturino e Virginio; di quest'ultimo il G. fu vero e proprio allievo nell'arte della ceramica.

Nel 1906 il G. espose opere plastiche alla Mostra di arti figurative faentine e nel 1908, sempre in Faenza, partecipò all'Esposizione torricelliana (I Mostra biennale romagnola d'arte) dove ottenne anche un prestigioso riconoscimento per il Ritratto di vecchia in scagliola patinata in bruno, ora conservato presso il Museo Gatti in Faenza.

Nel 1911 lasciò Firenze e rientrò a casa per problemi familiari, abbandonando gli studi all'Accademia di belle arti. A Faenza riprese a lavorare nella fabbrica dei Minardi. Due anni dopo l'impresa chiuse i battenti e il G., rimasto senza occupazione, partì per Roma dove lavorò come decoratore, tinteggiatore e comparsa in vari film. Nel 1915 fu chiamato alle armi. Nel 1919, finita la Grande Guerra, entrò a lavorare a Faenza presso le Manifatture ceramiche (ex Fabbrica Farina), dove rimase fino al 1924; quindi passò nella Faventia ars dei fratelli Francesco ed Ezio Castellini e di Luigi Masini restandovi fino al 1927. L'anno seguente avviò una propria bottega, la Gatti & C., che per qualche anno contrassegnò le proprie opere con il disegno del muso di un gatto e, sotto, il nome della città di Faenza; intorno alla metà degli anni Trenta il felino scomparve dal marchio di fabbrica e venne sostituito dal nome dell'artista ("R. Gatti").

Degli anni Venti sono una serie di piastrelline dipinte dal G. con paesaggi e scenette in carattere sia naturalistico sia art déco, tratte da stampe dell'epoca.

Se la produzione ceramica della bottega aveva in prevalenza carattere tradizionale, è da sottolineare che ben presto una svolta importante intervenne nel lavoro del G., che nel 1928 si dedicò alla realizzazione di ceramiche futuriste. Promotore dell'iniziativa fu il giornalista Giuseppe Fabbri e vi collaborarono, oltre allo stesso G., che ne recepì lo spirito e gli stilemi, artisti come G. Balla, Benedetta Cappa, F.T. Marinetti, M.G. Dal Monte, G. Dottori, Remo Fabbri e altri ancora.

Sempre nel 1928, in autunno, Marinetti inaugurò a Faenza una mostra di ceramica futurista presso la sede della Società musicale G. Sarti, dove il G. espose diversi lavori. Nello stesso anno e in quello successivo egli partecipò a diverse mostre d'arte futurista che si tennero a Roma, Mantova e Imola; inoltre, nel 1929, prese parte all'Esposizione internazionale di Barcellona e alla collettiva "Trentatré futuristi" allestita alla galleria Pesaro di Milano, dove fu uno dei due artisti - l'altro era Tullio d'Albisola - presenti con opere di ceramica.

Il rinnovamento della produzione negli anni Trenta venne al G. anche per sollecitazione di Giò Ponti il quale, come è ben noto, visitava per lungo e per largo le botteghe artigianali italiane. In coincidenza con questo, il G. avviò presso la propria bottega esperimenti sistematici, oltre che con gli smalti opachi ("mat"), anche con i riflessi e i lustri metallici che presero la caratteristica di un verde intenso e compatto, consono anche a certo spirito "mecchinicistico" del futurismo, come dimostrano alcune piccole plastiche di carattere aerodinamico.

Si affermarono così sia la personalità del G., soprattutto come plasticatore, sia la sua bottega, grazie a una accattivante produzione aggiornata. Il successo arrise non soltanto in varie sedi espositive nazionali, ma anche in occasione di manifestazioni internazionali, come l'Esposizione internazionale di Parigi del 1937 e quella di Berlino dell'anno seguente, che gli fruttò il premio di una medaglia d'oro. Sempre negli anni Trenta l'artista presentò lavori suoi e della sua impresa alla Triennale di Milano (1933, 1936, 1940).

Nel dopoguerra il G. conobbe un'intensa attività di scultore, sia in Italia sia all'estero, con opere anche di notevoli dimensioni in edifici religiosi e civili, in cimiteri e in alberghi, come pannelli in bassorilievo e plastiche a tutto tondo; di particolare importanza sono la Via Crucis eseguita nel 1940 per la cappella della Delegazione apostolica di Washington e, sempre negli Stati Uniti, ma per la chiesa cattolica di S. Giuseppe a Filadelfia, la Via Crucis e le statue dell'Immacolata e di S. Giuseppe.

Partecipò, inoltre, a varie mostre e concorsi ottenendovi anche dei premi. Per esempio, i concorsi nazionali e internazionali della ceramica d'arte contemporanea di Faenza (fu premiato alla quarta edizione del 1942 e poi nel 1957, al XV concorso) e di Vicenza (1959: premio Palladio) e, ancora, le Mostre internazionali dell'artigianato di Firenze (1960: medaglia d'oro).

Il G. morì a Faenza il 29 giugno 1972.

La sua opera è documentata largamente nel Museo internazionale delle ceramiche in Faenza e nel museo che il nipote e il pronipote dell'artista, Dante e Davide Servadei, hanno inaugurato nel 1998 presso la Bottega d'arte R. Gatti che ne prosegue tuttora l'attività.

Fonti e Bibl.: Necr., in Faenza, LVIII (1972), 3, p. 74; G. Ponti, Le ceramiche alla Triennale, in Domus, VI (1933), p. 233; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, s.v.; La ceramica futurista da Balla a Tullio d'Albisola (catal.), a cura di E. Crispolti, Faenza 1982, passim; S. Dirani, Profilo biografico, in R. G. (1886-1972). Ceramiche (catal.), a cura di G.C. Bojani, Faenza 1987, pp. 13-20 (con bibl.); E. Crispolti, Le iniziative futuriste a Faenza e le realizzazioni di R. G., ibid., pp. 21-28; F. Bertoni, Dialoghi della "Bottega Gatti Riccardo", ibid., pp. 29-42; A.M. Nalini, Le fabbriche della ceramica: Castellani a Cesena, Gatti e Ortolani a Faenza, in Futurismo in Emilia Romagna (catal.), a cura di A.M. Nalini, Modena 1990, pp. 109 s.; R. Savini, I faentini ceramisti, Faenza 1992, pp. 83, 85; S. Dirani, R. G. I dipinti, Faenza 1993; G. Di Genova, Storia dell'arte italiana del Novecento per generazioni. Generazione maestri storici, II, Bologna 1994, pp. 1119-1121; R. G. Maioliche a riflessi (catal., Forlì), a cura di A. Cavina, Faenza 1995; La scultura. Collezione d'arte contemporanea Associazione Arte e spiritualità Brescia, a cura di C. De Carli, Brescia 1995, p. 145; 200. 1796-1996. Arte, cultura, artigianato (catal.), Faenza 1996, p. 66; R. Villa, La Bottega Gatti, in Il Piccolo (Faenza), 23 maggio 1997; J. Ruiz de Infante, Il Museo Gatti, in D'A, X (1999), 35, pp. 18-20.

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