RICCOMANNI

Enciclopedia Italiana (1936)

RICCOMANNI

Filippo Rossi

. Famiglia di scultori e architetti di Pietrasanta. Riccomanno di Guido, vissuto nei primi decennî del sec. XV, fece col figlio Leonardo il rivestimento marmoreo e l'ornamento della parte superiore nella facciata della chiesa degli agostiniani in Pietrasanta (1431-32). Al figlio suo (notizie 1431-72) fu nel 1432 commessa l'ancona marmorea per l'altar maggiore del duomo di Sarzana, raffigurante l'Incoronazione di Maria tra i santi Pietro, Andrea, Paolo e Giovanni Battista, poi trasferita dai familiari di papa Nicolò V nella cappella di San Tommaso: di tipo ancora goticheggiante nell'architettura, con i suoi pinnacoli adorni di statue nelle numerose nicchie, essa è opera pregevolissima e rivela una personalità artistica originale, che nella nobiltà della forma e nella vigoria del modellato oltrepassa la tradizione gotica e sente già l'influsso del primo Rinascimento fiorentino. Da Sarzana Leonardo dovette trasferirsi a Genova, poiché sappiamo che nel 1437 ebbe dal doge Tommaso Campofregoso la commissione di un monumento sepolcrale per la chiesa di San Francesco (oggi distrutta) e nel 1452 fece per Lionello de' Grimaldi l'ornamento marmoreo del frontespizio nella porta interna della sagrestia di Santa Maria in Castello; ritornò poi a Pietrasanta e quindi si trasferì a Roma. Nel 1463 a lui e al nipote suo Francesco di Cristorano (già morto nel 1490) fu affidata dal cardinale Calandrini l'esecuzione di un nuovo altare per la cappella maggiore del duomo di Sarzana (poi trasferito anch'esso in una cappella laterale) con la Madonna al centro (tuttora nel fondo dell'abside), sei statue ai lati dei santi Pietro, Filippo, Basilio, Giovanni Battista, Paolo e Andrea, e varî rilievi in alto e nella predella; ma sappiamo dai documenti che Leonardo non ne dette forse che il disegno, lasciando al nipote l'esecuzione del lavoro (non ancora finito nel 1470), come appare anche dall'assoluta inferiorità di questa rispetto all'altra ancona, nonostante la valentia tecnica dimostratavi da Francesco e forse anche da qualche aiuto. A Leonardo sono state anche attribuite una statua in marmo di S. Antonio eremita nella Pieve di Stazzema, e un'edicola del 1470 nella Pieve a Elici. Oltre al nipote Francesco (cui è dato un medaglione a bassorilievo sulla porta della canonica alla Pieve di Stazzema), si ricordano pure come scultori i figli di quest'ultimo, Lorenzo (ancora vivo nel 1522), forse quel Lorenzo di Pietrasanta che restaurò e ornò di statue nel 1474 la facciata del duomo di Sarzana e fece il rosone della facciata di quello di Pietrasanta, e Giovanni (nato circa il 1457). Ma nessuno di questi o dei numerosi scolari, le cui opere sono sparse in tutto il territorio di Massa e della Lucchesia: p. es., nel duomo di Massa (fonte battesimale) e nella Rocca (decorazioni marmoree), in Santa Maria Assunta a Stiava di Massarosa (tabernacolo in marmo) e in S. Pantaleone a Pieve a Elici (la pala marmorea dell'altar maggiore), raggiunse mai l'originalità e la vitalità delle sculture di Leonardo, che già nella prima metà del '400 ci rivelano un artista la cui importanza oltrepassa i limiti ristretti della provincia in cui ebbe a operare.

Bibl.: F. Aliseri, Notizie dei professori del disegno in Liguria, IV, Genova 1876, pp. 145, 160 seg.; G. Milanesi, in G. Vasari, Le opere, IV, Firenze 1881, p. 103 segg.; M. Reymond, La sculpture florentine, IV, ivi 1900, p. 146; C. Aru, Notizie della Versilia: gli scultori di Pietrasanta, in L'Arte, IX (1906), p. 463 segg.; id., Gli scultori della Versilia: i Riccomanni, in Boll. d'arte, 1908, pp. 403-422; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IV, Milano 1908, p. 485; seg.; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVIII, Lipsia 1934 (con bibl.).