BURTON, Richard Francis

Enciclopedia Italiana (1930)

BURTON, Richard Francis

Attilio Mori

Celebre viaggiatore inglese, a cui spetta principalmente il merito della scoperta dei grandi laghi equatoriali e della soluzione del problema delle origini del Nilo. Nato a Barhan House, Hertshire il 19 marzo 1821, dopo avere studiato nel Trinity College di Oxford (1840), arrolatosi nell'esercito indiano fu a Baroda nel 1842 e rimase per alcuni anni nell'India, occupandosi con molto amore dello studio del paese e delle sue genti e pubblicando parecchi lavori. Resosi padrone della lingua e del costume arabo, poté, senza destare sospetti, accompagnarsi nel 1853 ad un pellegrinaggio alla Mecca stendendone poi una memorabile relazione (Pilgrimage to al-Medinah and Meccah, 1855). L'anno seguente, incaricato di una missione commerciale dalla Compagnia delle Indie, si recò a Zeila e a Harar facendo ritorno alla costa per Berbera; di questo suo viaggio riferì nell'opera First footsteps in East-Africa or an exploration of Harar, Londra 1856.

Nel 1857, in compagnia del cap. John Hanning Speke compì sotto gli auspici della R. Società geografica di Londra e del governo inglese, la memorabile spedizione che movendo dalla costa dei Suaheli il 26 giugno di detto anno, lo condusse il 13 febbraio dell'anno seguente alla scoperta del lago Tanganica, di cui i due viaggiatori riconobbero in parte la costa. Caduto ammalato a Kazeh (Tabora) il B. non poté unirsi allo Speke nel viaggio verso nord in cui questi scoprì il Lago Vittoria. Raggiunto dal compagno di ritorno dalla sua scoperta, i due viaggiatori ritornarono alla costa il 3 febbraio del 1859. L'anno seguente il B. pubblicava la relazione del suo viaggio, Lake Regions of Equatorial Africa. Il B. non seguì poi lo Speke nella sua nuova spedizione ai laghi equatoriali, ma non per questo abbandonò i viaggi africani. Nel 1861 lo troviamo sulle coste del Golfo di Guinea a esplorare il gruppo vulcanico del M. Camerun, in cui riteneva dover ravvisare il Monte degli Dei di Annone Cartaginese.

Nominato console a Fernando Poo, passò quindi a Santos nel Brasile e successivamente a Damasco e a Trieste, dove morì il 20 ottobre 1890. I doveri della sua carica diplomatica non lo distolsero mai dai prediletti studî orientali, per i quali aveva una speciale preparazione e da altri studî geografici, storici, e letterarî, più o meno connessi con i paesi nei quali ebbe a viaggiare.

Opere: Tra le sue numerosissime opere ricordiamo una traduzione dall'arabo delle Mille e una notte; The city of the Saints, 1861 (tradotto in italiano col titolo I Mormoni e la città dei Santi, Milano 1895, vol. XXXI della Biblioteca dei viaggi); Etruscan Bologna: a study, Londra 1876, scritto infomiativo senza pretese scientifiche; e in collaborazione con Ch. Drake Tyrwhitt, Unexplored Syria, Londra 1872, voll. 2; The Gold Mines of Midian and the ruined midiamtes Cities, Londra 1878; la traduzione annotata del viaggio di Lacerda: The Lands of Cazembe Lacerda' Journey to Cazembe in 1798, in R. Geogr. Society, Londra 1873; in collaborazione con V. Cameron Lowett, To the Golds Coast ford Gold, Londra 1883, voll. 2; Ultima Thule: or a summer in Iceland, Londra 1875. Al B. dobbiamo anche una biografia del nostro viaggiatore archeologo G. B. Belzoni, pubblicata nel Cornhill Magazine del 1880.

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