RICHERIO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 87 (2016)

RICHERIO

Francesco Panarelli

– Non si conosce nulla della provenienza familiare e della carriera pregressa di Richerio, prima della sua menzione come vescovo di Melfi (sede direttamente dipendente dalla S. Sede, mentre la città rimase costantemente nel demanio regio).

Probabilmente in Richerio bisogna riconoscere già l’anonimo vescovo di Melfi che nel novembre del 1215 è elencato tra i partecipanti al Concilio Laterano IV; ancora a questo anonimo vescovo si rapportò Onorio III per la raccolta dei fondi per la crociata nel novembre dell’anno successivo. Ma certamente Richerio era ormai vescovo di Melfi nel dicembre del 1218, quando ricevette un incarico da Onorio III, che gli venne rinnovato ancora nel biennio successivo, quando è finalmente indicato esplicitamente come Richerio in un documento del dicembre del 1219.

Con ogni probabilità Richerio fu quindi chiamato a ricoprire la carica di vescovo a Melfi subito dopo la deposizione del predecessore dal nome noto solo per l’iniziale (anch’essa ‘R’), il quale, a seguito di una serie di accuse che spaziavano dal concubinato alla simonia e al nepotismo, era stato deposto da Innocenzo III nel gennaio del 1213. Il nostro Richerio era quindi un personaggio almeno inizialmente gradito al pontefice, che lo volle in sostituzione di un vescovo che egli stesso aveva deposto, in una sede che gli era immediatamente soggetta e che rivestiva una precisa valenza simbolica negli equilibri del Mezzogiorno normanno e poi svevo.

Difficile valutarne a pieno l’operato nella sua diocesi. Restano solo alcune iniziative isolate, per quanto significative: nel 1224 l’impegno per la costruzione di un ponte sull’Ofanto con annesso ospedale, della cui manutenzione si ricorderà lo stesso Federico II nel suo testamento; e nello stesso anno e nello spesso contesto la preoccupazione di trovare una nuova sede per le monache benedettine di S. Venere presso il ponte sull’Ofanto, assegnando loro la nuova sede di S. Giovanni di Iliceto, che rimase poi sotto il controllo vescovile.

I papi approfittarono spesso delle capacità politiche e amministrative di Richerio, e in particolare diversi incarichi gli furono affidati sotto Onorio III. Fu lui a incaricarlo nel 1218 di un’indagine sul conto dell’abate di S. Maria di Nardò, e nel 1221 a indicarlo come istanza di appello in una causa tra due Ravellesi e la chiesa di Foggia. Più delicato fu il compito assegnatogli di entrare nel ristretto gruppo di quattro prelati che dovevano giudicare sulle rimostranze imperiali contro talune elezioni vescovili in Puglia nell’aprile del 1222. Nell’aprile del 1224 il papa lo incaricò di seguire la revoca dell’assegnazione della chiesa di S. Giovanni in Barletta, nel mese seguente fu garante del giudizio pontificio nell’annosa vertenza che vedeva contrapposte le sedi episcopali di Troia e Foggia, e poco dopo fu impegnato in un’inchiesta riguardante il monastero di S. Maria di Banzi.

Di gran lunga inferiore sembra essere stato il suo utilizzo da parte di Gregorio IX, che si limitò a confermarlo nel ruolo di garante nella vertenza tra Troia e Foggia, ma non gli assegnò funzioni di delegato. Probabilmente Richerio risultava ormai troppo esposto nei suoi rapporti con l’imperatore, e nell’involuzione delle relazioni tra pontefice e imperatore (segnata dalla elezione di Gregorio IX nel febbraio del 1227 e dalla scomunica dell’imperatore nel settembre dello stesso anno a causa della mancata partenza per la crociata) ciò lo rendeva sospetto.

Proprio nel contesto crociato emersero con maggiore chiarezza le doti di Richerio. Sin dalla nomina, in effetti, egli doveva essere in buoni rapporti con Federico II e il suo entourage, tanto che nel dicembre del 1219 non solo compariva nel seguito di Federico nella dieta di Augusta, ma anche vi si trovava indicato come «familiaris domini regis» (MGH, Die Urkunden Friedrichs II, 2010, n. 590), un titolo onorifico che lo accompagnerà con relativa costanza nelle fonti. Ad Augusta, comunque, Richerio si fece confermare dal sovrano una consistente donazione nel territorio di Lavello, che gli era stata concessa dal valletto Andrea Lupino, già assegnatario della contea di Conversano, nelle cui pertinenze ricadeva il tenimento. Al ritorno dalla Germania insieme all’imperatore, Richerio ottenne subito incarichi presso la Curia, dove è attestato come «magister iustitiarius», e anzi fu per breve tempo posto alla guida del tribunale della Magna Curia. Allora sottoposto a riforma, l’organo giudiziario venne centralizzato, ridotto nei componenti e sottoposto a un unico maestro giustiziere, ruolo assegnato a Richerio a indicare la fiducia che riponeva il sovrano nelle sue capacità.

Ma anche dopo la sua sostituzione (avvenuta probabilmente nell’autunno del 1221 e forse già con Enrico di Morra) l’imperatore continuò ad affidargli alcuni giudizi in appello e Richerio continuò a risiedere presso la Corte palermitana sino al gennaio del 1222. Rientrato per breve tempo nella sede di Melfi, verso la fine del 1225 Richerio venne ancora impegnato su ben diverso fronte sempre a fianco dell’imperatore. Infatti, il matrimonio con Isabella di Brienne aveva offerto a Federico II il destro per rivendicare i diritti sul Regno di Gerusalemme; in questa prospettiva Richerio venne inviato in Terrasanta insieme all’arcivescovo di Reggio, al vescovo di Patti e al conte Enrico di Malta per accompagnare la sposa a Brindisi, dove furono celebrate le nozze.

Non conosciamo nel dettaglio gli spostamenti di Richerio, che è attestato nei due anni successivi ancora a S. Giovanni d’Acri e dintorni, dove era stato inviato nella primavera del 1226 con 300 soldati; nel marzo del 1227 ricoprì funzioni di procuratore imperiale a Tripoli per decidere una vertenza relativa all’eredità del conestabile della città. Un primo rientro in Puglia va assegnato al settembre del 1227, quando è dato presente nella Curia di Otranto, dove si decise di rinviare la partenza per la crociata. Ancora nel biennio successivo fu di supporto nella politica orientale di Federico II, in particolare nelle relazioni con Boemondo IV di Antiochia.

Anche la scelta da parte di Federico di Melfi come sede per l’elaborazione e la pubblicazione della raccolta legislativa nota come Liber Augustalis o Costituzioni di Melfi, fu agevolata dalla fiducia che Federico riponeva nel titolare ecclesiastico di quella sede, cioè lo stesso Richerio. Dal maggio al settembre del 1231 l’imperatore si fermò nella città e nel gruppo dei collaboratori presenti era indicato lo stesso vescovo di Melfi.

Quasi contemporaneamente Richerio venne però nuovamente coinvolto da Federico in azioni militari volte a salvaguardare le posizioni imperiali in Oriente: nell’estate del 1231 supportò Riccardo Filangieri nella conduzione della flotta che svolse operazioni contro Cipro e Beirut; e ancora fu coinvolto in azioni militari e diplomatiche con il re Enrico di Cipro. Nell’estate del 1232 era rientrato in Italia, ed è attestato come testimone in due diplomi imperiali emanati a Melfi.

Non si hanno notizie sulla sua morte, né sulla data. Semplicemente Richerio non è più documentato dopo il 1232. Non è da escludere del tutto che possa ancora coincidere con l’anonimo vescovo attestato tra il maggio del 1234 e il novembre del 1237, quando ricevette numerosi incarichi da Gregorio IX; proprio la frequenza e la tipologia degli incarichi sembrano però in contraddizione con i rapporti piuttosto freddi tra Richerio e Gregorio IX nel quinquennio precedente e lasciano pensare a una sostituzione del titolare della sede di Melfi.

Fonti e Bibl.: Historia Diplomatica Friderici Secundi, a cura di L. Huillard-Bréholles, III, Paris 1852, pp. 285, 295, 297; Innocentii III romani pontificis Regestorum sive Epistolarum, in PL, 216, a cura di J.-P. Migne, Paris 1855, col. 777; L’estoire de Eracles l’empereur et la conquête de la terre d’outre-mer, in Recueil des historiens des croisades. I. Historiens occidentaux, II, Paris 1859, pp. 358, 385; Regesta Imperii, V, 1, a cura di J.F. Böhmer - J. Ficker, Innsbruck 1881, n. 1368, 1710, 1990, 1997, V, 2, 2, Innsbruck 1901, n. 10983; MGH, Epist saec. XIII, a cura di G.H. Pertz - C. Rodenberg, Berolini 1883, I, p. 136, n. 195; Regesta Honorii papae III, a cura di P. Pressutti, I-II, Roma 1888-1895, n. 111, 1756, 2274, 2437, 3544, 3930, 4739, 5008, 5426; Regesta regni Hiero-solymitani (MXCVII-MCCXCI), a cura di R. Röricht, Innsbruck 1893, I, 257, 261; MGH, Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, II, a cura di L. Weiland, Hannover 1896, p. 382, n. 274, par. 12 (testamento di Federico II); Documenti tratti dai Registri Vaticani, a cura di D. Vendola, I, Trani 1940, nn. 101, 113 s., 129, 134, 139, 142; A. Mercati, Le pergamene di Melfi nell’Archivio Segreto Vaticano, in Miscellanea G. Mercati, V, Roma 1956, pp. 263-323; Les Chartes de Troia, a cura di J.-M. Martin, Bari 1976, p. 403, n. 145; Breve Chronicon de rebus Siculis, a cura di W. Stürner, in MGH, Scriptores rerum germanicarum in usum scholarum, LXXVII, Hannover 2004, p. 76; MGH, Die Urkunden Friedrichs II, a cura di W. Koch, Hannover 2010, III, n. 590, pp. 325-327.

G. Araneo, Notizie storiche della città di Melfi nell’antico reame di Napoli, Firenze 1866, passim; G. Paolucci, La giovinezza di Federico II di Svevia e i prodromi della sua lotta col papato, in Atti della Reale Accademia di scienze lettere e arti di Palermo, s. 3, VI (1900-1901), pp. 1-55 (in partic. p. 43, n. 8); H. Niese, Normannische und Staufische Urkunden aus Apulien, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, IX (1906), pp. 221-270 (in partic. p. 250); N. Kamp, Kirche und Monarchie im Staufischen Königreich Sizilien, II, Prosopographische Grundlegung: Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266 2, Apulien und Kalabrien, München 1975, pp. 489-491; B. Hechelhammer, Kreuzzug und Herrschaft unter Friedrich II., Ostfildern 2004, pp. 173-177, 263 s., 343-345; W. Stürner, Friederich 2., 1194-1250, Darmstadt 2009 (trad. it. Federico II e l’apogeo dell’impero, Roma 2009, pp. 361, 398, 567); M. Pacifico, Federico II e Gerusalemme al tempo delle Crociate, Caltanissetta-Roma 2012, p. 298.

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