RIETI

Enciclopedia Italiana (1936)

RIETI (A. T., 24-25-26 bis)

Riccardo RICCARDI
Francesco PALMEGGIANI
Doro LEVI
Eugenio DUPRE' THESEIDER

Città principale della Sabina e capoluogo di provincia. È situata a circa 400 m. s. m. nell'angolo SE. di una ferace conca, su ambedue le rive del fiume Velino, ai piedi di ridenti alture (S. Mauro o Colle dei Cappuccini, Sant'Antonio del Monte, Monte Belvedere), ed è dominata da NE. dalle vette del Terminillo (2213 m.). Il nucleo primitivo della città si sviluppò su un'altura calcarea che ne rappresenta attualmente la parte più elevata e centrale (intorno alla Piazza Vittorio Emanuele e al Teatro Comunale); questo nucleo sulla destra del Velino s'andò sempre più ampliando, e la città si estese poi anche sulla sinistra del fiume (Borgo S. Antonio) e negli ultimi decennî anche verso NO., intorno allo stabilimento della Supertessile nelle località dette Madonna del Cuore e Quattrostrade.

La pianta di Rieti ha press'a poco la forma di un triangolo isoscele, con la base a ovest. Le strade, le maggiori delle quali sono dirette da ovest ad est, sono prevalentemente strette e in pendio; Piazza Vittorio Emanuele è il centro della città.

Il clima di Rieti è umido e presenta escursioni annue e diurne notevoli. La quantità annua delle piogge, che cadono prevalentemente di primavera e d'autunno, è di 1297 mm. (media di 34 anni). I giorni con grandine sono in media 6 all'anno, e si verificano soprattutto in primavera. Frequenti le nebbie.

La popolazione all'epoca di S. Francesco (principî del sec. XIII) sembra che si aggirasse sui 3000-3500 ab., saliti a circa 4000 due secoli dopo. Il primo dato demografico che sia il risultato di un censimento risale al 1656, nel quale si ebbero 6028 ab., esclusi quelli di età inferiore ai tre anni (tale censimento era stato ordinato solo a scopo fiscale), computando i quali si deve ritenere che si avessero complessivamente circa 6500 ab. Nel 1701 la popolazione era salita a 8477 ab., ma poi in tutto lo Stato pontificio si verificò una forte diminuzione, causata da carestie e da epidemie di colera, vaiolo e tifo, e nel 1708 la popolazione di Rieti era ridotta a 6101 ab.; da allora l'incremento è stato regolare (eccettuato il decennio 1901-1911, con lieve diminuzione): 6886 ab. nel 1736, 7725 nel 1742, 8688 nel 1782, 9271 nel 1816, 11.027 nel 1833, 12.457 nel 1853, 14.224 nel 1861, 14.148 nel 1871, 14.256 nel 1881, 14.446 nel 1901, 14.130 nel 1911, 15.399 nel 1921, 18.471 nel 1931. L'aumento più rapido verificatosi tra il 1921 e il 1931 k una conseguenza dell'erezione di Rieti a capoluogo di provincia (gennaio 1927).

Rieti ha notevole commercio di prodotti agricoli (grano soprattutto) e possiede due importanti stabilimenti industriali, e cioè lo stabilimento della Supertessile per la fabbricazione del rayon, con circa 3000 addetti e una produzione normale che si aggira sul milione di quintali annui; e uno zuccherificio, tra i primi impiantati in Italia, con annessa raffineria (dal 1930), che lavora dai 250 ai 300 mila q. di barbabietole all'anno, e produce circa 40.000 q. annui di zucchero. Vi sono poi varî altri stabilimenti minori, tra i quali due lanifici, una fabbrica di mobili di legno, varî molini per grano e per olio, fabbriche di paste alimentari, ecc.

Rieti da qualche anno è divenuta un centro turistico notevole, per l'apertura della magnifica strada del Terminillo, la "Montagna di Roma" dove nei mesi invernali accorrono in gran numero gli appassionati per lo sport degli sci. La strada del Terminillo va da Lisciano a Pian de' Valli, e Campo Forogna (v. terminillo). È da ricordare altresì che la città possiede una sorgente (Fonte Cottorella) di ottima acqua antiurica, con piccolo stabilimento. Per l'importanza che ha la coltura del grano nella fertilissima piana, fin dal 1903 fu istituita a Rieti una cattedra ambulante di granicoltura, divenuta dal 1907 R. Stazione sperimentale di granicoltura, con campi sperimentali dai quali furono ottenute ottime varietà di grano (caratterizzate da grande resistenza alle ruggini, alta produttività ed eccezionale precocità), che si sono largamente diffuse in tutta Italia.

Rieti possiede numerosi istituti di beneficenza, varie scuole (tra queste un R. Liceo-ginnasio e un R. Istituto magistrale), una Biblioteca comunale, un Museo civico e un bel teatro. Per Rieti passa la linea ferroviaria a semplice binario Terni-Aquila-Sulmona; varî servizî automobilistici collegano la città con Roma, Avezzano, Amatrice, Leonessa e Terzone, Stazione di Poggio Mirteto, Roccasinibalda e Carsoli, Cantalice, ecc. Al 1878 risale il progetto di una ferrovia diretta tra Roma e Rieti, che ridurrebbe il percorso tra le due città di 60 km. (la distanza Rieti-Terni-Roma è di 153 km.) e la durata del viaggio a meno di due ore.

Il comune di Rieti ha una superficie di 295,86 kmq. e una popolazione (1931) di 32.152 ab. (109 per kmq.). Esso comprende la piana reatina, vasta 98 kmq., lunga 14 km. e larga in media 7; parte dei Monti Reatini, che chiudono la piana a oriente e si elevano a 2213 m. col Terminillo; e un ampio tratto dei Monti Sabini, che chiudono la piana a occidente e a sud. La piana attraversata dal Velino e dal suo affluente Turano, e, nelle parti più depresse, a nord, accoglie le acque di due pescosi laghetti (di Ripa Sottile, kmq. 1,05, e di Cantalice, kmq. 0,78). Il 49% del territorio comunale è occupato da colture, il 37% da boschi e castagneti, il 9% da prati e pascoli; il resto è incolto o sterile. I cereali (grano sopra tutto, poi mais), la vite, i legumi, la barbabietola da zucchero, l'olivo dànno i prodotti principali. Il 44% della popolazione vive in case sparse, più densamente sulle prime pendici delle montagne (tra i 400 e i 600 m.) che non nella piana, in parte soggetta alle inondazioni provocate dalle grandi e rovinose piene del Velino e del Turano. Oltre a Rieti, tra i centri sono da ricordare: Contigliano, costituito di un nucleo più antico, su un colle a 488 m. s. m., e di una parte moderna ai suoi piedi e sulle prime pendici del Capomonte, che complessivamente contano 863 abitanti; Cantalice (837 ab.), in posizione dominante la piana reatina a 680 m. s. m.; Poggio Fidoni (611 m., 193 abitanti); Poggio Perugino (821 m., 123 ab.); S. Giovanni Reatino (420 m., 428 ab).

Monumenti. - Della Rieti romana pochi elementi rimangono. Sono avanzi di mura in via Pescheria, in via Roma, in via Pellicceria e altrove, da cui si può ricostruire il tracciato della cinta romana. Altri avanzi cospicui di mura perimetrali di una vasta costruzione furono trovati, recentemente, a circa quattro metri di profondità, nei lavori di sbancamento compiuti sulla piazza Vittorio Emanuele e sono ancora visibili. Una costruzione romana d'importanza notevolissima è il ponte sul Velino, che costituiva la parte terminale di un viadotto ad archi rampanti che si svolgeva quasi in direzione dell'attuale via Roma terminando all'antica porta romana. Alcune parti di questo viadotto si possono osservare in sotterranei di abitazioni lungo la via Roma.

Tra le costruzioni medievali reatine, quella che domina il centro della vecchia Rieti, è tutto l'insieme pittoresco, che va dalla torre campanaria del 1252, dalla cattedrale, dal palazzo papale, fino all'arco di Bonifacio VIII. Del palazzo papale oggi sono restituiti alla luce i grandiosi portici a crociera del 1283.

La cattedrale fu iniziata nel 1109; nel 1157 fu consacrata la cripta che ancora si conserva integra, mentre la chiesa superiore, terminata nel 1225, fu internamente modificata nel 1639 quando già, in varî periodi precedenti, erano state aggiunte cappelle praticando aperture nelle due navate laterali. Nella cappella di Santa Barbara, protettrice di Rieti (il cui corpo è venerato, in bellissima urna marmorea, nell'altare maggiore della cattedrale), la statua in marmo è su disegno del Bernini. Bella è la cappella del Sacramento; notevoli: l'affresco quattrocentesco della Madonna del Popolo, l'affresco della Madonna del Rosario di Antoniazzo Romano (1492) e la tavola di S. Vincenzo Ferreri e S. Nicola dei fratelli Torresani veronesi (1553). Dopo il palazzo papale (1283) che, oltre al portico a crociera, conserva un magnifico salone sovrastante, e, dopo l'arco caratteristico di Bonifacio VIII (1298) che è interessantissimo per la sua ardita struttura architettonica, altre costruzioni medievali interessanti sono: la chiesa dissacrata di S. Domenico che conserva interessanti affreschi di più epoche tra cui una buona composizione del 1441 di Liberato da Rieti; la chiesa di S. Agostino che conserva all'esterno il suo carattere trecentesco; la chiesa di S. Francesco, anch'essa con un bel portale del sec. XIV e affreschi (sec. XV e XVI).

Una caratteristica notevole della città di Rieti è quella di avere ancora, quasi completa, la cinta delle mura medievali, sia pure in varie parti restaurate più volte.

L'arte della rinascenza e l'arte barocca sono anch'esse rappresentate tanto nell'architettura di alcune chiese, quanto in quella di cospicui palazzi, e così pure in pregevolissimi dipinti. La chiesa a croce greca di Santa Scolastica ha belle tele di Andrea Sacchi e di Gerolamo Pesci; la chiesa di S. Pietro Apostolo ha un portale quattrocentesco e una bella porta con pannelli scolpiti; S. Ruffo, la bella tela dell'Angelo Custode del Gentileschi; nell'ex oratorio di S. Pietro Martire, sono i grandiosi affreschi dei fratelli Torresani veronesi, rappresentanti il Giudizio Universale (sec. XVI).

Importanti alcune pitture ed altre opere d'arte esistenti nel civico Museo: principali quelle di Luca Tomè, Antoniazzo Romano (sec. XIV-XV); Zannino di Pietro veneziano (sec. XV), Pirro Ligorio (sec. XVI), Canova, Giuseppe Ferrari, ecc.; nonché importanti iscrizioni e frammenti statuarî, testimonianze vive della Rieti romana, e un'urna cineraria in terracotta che, insieme ad altro vasellame e ad urne di travertino, è elemento prezioso della preistoria reatina. Palazzi degni di essere segnalati sono quello Vecchiarelli di Carlo Maderno, quello Vincentini (oggi palazzo del governo) con la pittoresca loggia vignolesca (sec. XVI), il palazzo Secenari; il palazzo Zapparelli, il palazzo Sanizi (oggi sede dei Tribunali), l'ex palazzo del Podestà (sec. XIV), ampliato e modificato nel sec. XVII per la costruzione del primo seminario istituito nel mondo dopo il Concilio di Trento, il palazzo comunale con la facciata principale del Brioni (sec. XVIII) con il fianco sulla Via della Pescheria che rimonta al sec. XIII con aggiunte del sec. XVI. Non vanno poi dimenticate per il particolare interesse alcune costruzioni medievali in Via S. Ruffo, in via S. Carlo, in via Pellicceria.

Per la loro importanza storica, artistica e panoramica, sono da rammentare i quattro celebrati santuarî francescani della Valle di Rieti e cioè: Greccio, Fonte Colombo, Poggio Bustone e La Foresta.

Storia. - L'antica Reate fu una delle più antiche e principali città dei Sabini. Non abbiamo notizie storiche della città prima della conquista romana; nel 211 a. C. Annibale passò sotto le sue mura sulla via di Roma; nel 205 Reate assieme con gli altri Sabini contribuì volontariamente ai rifornimenti di Scipione. Certamente fu mantenuta al grado di prefettura fino al tempo augusteo; in tempi imperiali fu elevata tuttavia a municipio, e sotto Vespasiano accolse un gran numero di veterani, senza avere però il titolo di colonia. Di Reate furono originarî l'erudito Varrone e l'imperatore Vespasiano. Il fertilissimo territorio reatino, bagnato dalle acque del Velino e dei suoi affluenti Turano e Salto, soggetto a lavori idraulici per la regolazione dei corsi dei fiumi sino dalla conquista della Sabina da parte di M. Curio Dentato, fu causa di gravi e secolari dispute fra la città e la vicina Interamna (Terni), dispute per le quali una volta fu chiamato a patrono di Reate Cicerone, che difese la sua causa davanti agli arbitri nominati dal Senato.

Durante la dominazione dei Goti fu retta da un priore; dipese poi dal ducato di Spoleto e fu sede di un importante gastaldato. Nel sec. IX la devastarono i Saraceni, funesti a tutta la Sabina; in quel secolo e fino alla prima metà del XII, Rieti è retta da un conte. Nel 1149 la città patisce assedio e distruzione ad opera di Ruggero di Sicilia; in quel torno si colloca l'origine del comune (1171, prima menzione dei consoli). Nel 1198 Rieti fa atto di omaggio ad Innocenzo III (creazione del podestà) e da allora in poi resta sempre fedele figlia della Chiesa, e più volte sede e rifugio del papa. Durante il periodo avignonese subì in modo particolare le ingerenze dei sovrani angioini, data la sua vicinanza al regno di Napoli, e fu travagliata dalle lotte di parte. Non ebbe difficoltà a riaccostarsi alla Chiesa nel 1354, facendo dedizione al card. Albornoz; al tempo della guerra degli Otto Santi, pur non abbandonando le parti del papa, si diede in signoria temporanea a Cecco Alfani, la cui famiglia ebbe poi per vari decennî il predominio in Rieti: Rinaldo Alfani è nominato da Martino V vicario, ma nel 1425 la potente famiglia è sbandita. La storia di Rieti non registra, da allora in poi, fatti di molto rilievo; la città appare spesso in contesa con le vicine città abruzzesi per ragioni di confine, e con Terni a causa della Cascata delle Marmore. Nel 1798-99 Rieti fa parte del dipartimento del Clitunno; nel 1809-1814 di quello del Tronto ed è sottoprefettura. Nel 1816 Pio VII la erige a capoluogo di delegazione. Da ricordare, nel 1821 la battaglia avvenuta al Colle di Lesta fra il Pepe ed il Frimont; nel 1831 il vano assalto del Sercognani; nel 1860 (23 settembre) l'ingresso delle truppe italiane. Rieti viene allora assegnata alla provincia di Perugia (fino al 1923), poi a quella di Roma, e nel 1927 diviene capoluogo di provincia.

La provincia di Rieti. - Ricostituita il 12 gennaio 1927 (l'antica provincia di Rieti venne incorporata alla provincia dell'Umbria il 15 dicembre 1860), essa comprende i comuni già appartenenti agli ex-circondarî di Rieti e di Cittaducale, ed ha una superficie di 2749 kmq. e una popolazione (1931) di 163.985 ab. (59,6 per kmq.); il numero dei comuni è di 63. La provincia di Rieti non comprende tutta la Sabina, perché alcuni comuni di questa fanno ancora parte della provincia di Roma, ma include territorî che non sono sabini (comuni dell'ex-circondario di Cittaducale). Il territorio è prevalentemente montuoso e collinoso (Monti Reatini, Catena di Monte Velino, Monti Sabini); zone piane si hanno solo nella conca di Rieti e nella vallata del Tevere.

La provincia di Rieti è essenzialmente agricola: i seminativi occupano il 40,5% della superficie agraria e forestale, le colture specializzate di piante legnose il 0,9%, i boschi il 28,3%, i prati permanenti e i pascoli il 30,3%. Si producono soprattutto cereali, foraggi, uva, olive, barbabietole da zucchero, patate e castagne. Notevole l'allevamento: nel 1930 la provincia possedeva 20.652 equini, 28.069 bovini, 30.634 suini, 127.930 ovini.

Le industrie principali si trovano a Rieti (v. sopra), a Poggio Mirteto (fornace per laterizî, fabbrica di cemento), ad Antrodoco (pastificio), a Stimigliano (fabbrica di ceramiche), a Leonessa (stabilimento per la lavorazione del legno), ecc.

Poiché la provincia è prevalentemente montuosa, le vie di comunicazione non hanno un grande sviluppo. Le ferrovie si riducono a un breve tratto (a doppio binario) della linea Roma-Orte-Terni-Foligno-Ancona e a un tratto della Terni-Aquila-Sulmona (a semplice binario). Alla deficienza delle ferrovie rimedia una serie di linee automobilistiche. Passano per il territorio della provincia la Via Salaria e la Via Reatina.

Bibl.: N. Colabrese, L'economia sabina dalla ricostituzione della provincia al 1930, Rieti 1933; R. Riccardi, L'aumento della popolazione in Sabina dal 1656 al 1911, in La geografia, 1921, pp. 203-220; id., La distribuzione della popolazione in Sabina, in Boll. R. Soc. geogr. ital., 1922, pp. 5-42; id., La distribuzione delle colture nell'Alta Sabina, ibid., 1926, pp. 113-125; A. Sacchetti Sassetti, Guida di Rieti, Rieti 1930; F. Palmegiani, Rieti e la regione Sabina, Roma 1932.

Per la storia antica: A. L. Frothingham, Roman Cities in Italy, 1910, p. 153 segg.; G. Colasanti, in Studi di storia antica e di archeologia dedic. a G. Beloch, Roma 1910, p. 27 segg.; id., Reate, Perugia 1911. Su trovamenti a Rieti, v. Not. scavi, 1876, p. 37, 1881, p. 245, 1927; p. 284 segg.; Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I A, col. 345 segg.