RIF

Enciclopedia Italiana (1936)

RIF (ar-Rif; A. T., 43)

Augustin BERNARD
Francesco BEGUINOT

Questo nome, che significa "margine, riva", è usato per indicare le tende che formano l'orlo esteriore d'un accampamento e sono, quindi, le più vicine al nemico. Appunto dall'epoca dei Merīnidi, il Rif è stato il baluardo dell'Islām contro la cristianità. In senso stretto, il nome si applica solo alla parte centrale dei massicci montuosi del Marocco settentrionale, tra Punta de los Pescadores e l'uad Kert; ma nell'uso corrente la denominazione s'è estesa a tutta la zona montuosa incorniciata a N. dal Mediterraneo, a O. dall'Atlantico, a S. dal corridoio di Taza e a E. dalla valle della Moulouya. Questa zona ha circa 250 km. di lunghezza per 100 km. di larghezza e corrisponde per la massima parte alla zona d'influenza spagnola, quale fu definita dai trattati (v. marocco).

È per mezzo del Marocco settentrionale che l'Africa si salda all'Europa. Sembra che la Cordigliera riffana e la Cordigliera betica abbiano fatto parte d'una medesima formazione geologica che copriva l'ovale del Mediterraneo occidentale e che si è sprofondata. Sembra altresì che in questa regione esistessero, senza parlare dei corrugamenti erciniani, due principali fasi orogeniche: una anteriore al flysch, vale a dire all'Eocene medio; l'altra oligo-miocenica. Nelle regioni periferiche, quest'utima fase produsse distacchi, accavallamenti e trasporti, facilitati dall'esistenza del Trias gessoso plastico.

Da Ceuta a Punta de los Pescadores l'interno dell'arco montuoso è formato da piccoli massicci di rocce cristalline e primarie, accompagnate da peridotiti e da serpentine. Più indietro si erge la grande catena di calcari giurassici che conferisce al paesaggio il suo aspetto caratteristico. Dopo i monti degli Anyera, che s'innalzano all'estremo N., questa catena presenta un'interruzione trasversale in cui ha trovato passaggio il Río Martín, il fiume di Tetuán. Poi la muraglia riprende più alta e più continua, con cime che sono coperte di neve per una parte dell'anno, con una cresta dentata e con pendii ripidi. A Xauen si forma un nuovo abbassamento utilizzato dall'uad Lau. La barriera supera infine i 2000 m. e raggiunge una larghezza superiore a 18 km. Nella parte orientale, la grande catena riffana è costituita da scisti neri e lisci, estremamente aridi e monotoni, che rappresentano il Cretacico. Le cime sono formate da arenarie dure che coronano il Gebel Tizighen (2070 m.) e il Gebel Tidighine (2455 m.). La cintura montuosa è completata a S. e a E. dal Gebel Hammam e dai monti dei Beni-Akki che terminano al capo Quilates, circondando la depressione dei Beni-Uriaghel e la pianura alluvionale d'Alhucemas, dove terminano l'uad Guis e l'uad Nekor.

All'orlo meridionale della zona delle marne scistose sorgono i rilievi o rughe riffane meridionali che formano una serie d'archi con le convessità verso SO., più o meno nettamente disegnate. Queste alture si dispongono a gradini da N. a S. con altezze decrescenti tra 2000 m. e 600 m.

Quelle verso N. formano imponenti e vasti massicci, paragonabili in tutto agli alti rilievi della dorsale calcare del Rif vero e proprio. Inoltre quelle del S., più localizzate, presentano maggior somiglianza con i rilievi preriffani delle regioni di Meknès e di Fez. Tra i rilievi riffani meridionali sono comprese grandi depressioni costituite da terreni miocenici.

La dissimmetria dei due versanti del Rif è molto accentuata: il fianco settentrionale è inciso da brevi torrenti che scorrono entro gole profonde e difficili, con la conseguenza che il transito preferisce seguire la linea delle creste. Sul versante meridionale l'Ouergha funziona da grande collettore dei torrenti che scendono dal Rif e le cui acque esso convoglia al Sebou; i suoi affluenti stagliano nei terreni terziarî groppe di forme dolci.

Nel Rif orientale, tra l'uad Kert e la Moulouya, la struttura muta interamente. Si tratta d'una zona di raccordo tra il Medio Atlante e l'Atlante telliano dell'Algeria. I terreni terziarî e secondarî sono suborizzontali o debolmente corrugati, con una successione di cupole e di catini nei quali l'insufficienza dello scolo ha mantenuto bacini chiusi come il Guerruao. Le cime rocciose si frantumano in rottami che si spargono alla loro base. Questa morfologia sub-desertica è espressa dal nome indigeno di Garet (cfr. arabo ghārah, grotta).

Una linea di vulcani recentissimi, terziarî e anche quaternarî, orientata da SSO. a NNE., va dal Guiliz a Melilla passando per il Gurugu, che si prolunga nella Mar Chica (Sebkha bu Areg) col piccolo vulcano dell'Atalayun. Al capo Tres Forcas un altro massiccio eruttivo si sovrappone allo zoccolo cristallino.

Ancor più che la struttura, il clima introduce tra l'O. e l'E. del Rif contrasti molto accentuati che si riflettono sulla vegetazione e sul genere di vita degl'indigeni. La parte occidentale dei massicci litorali è sottoposta agl'influssi atlantici e le precipitazioni vi giungono a più di 800 mm.: è la regione più irrorata del Marocco, e la vegetazione vi presenta molte analogie con quella dell'Andalusia. Negli Anyera la foresta di querce da sughero copre una grande estensione, con macchie di ginestre e di lentischi. Più in alto compaiono le tuie e i ginepri, e più in alto ancora i cedri. Nei dintorni di Xauen, ad altitudini da 1600 a 2000 m., si trova un abete (Abies Maroccana, varietà di Abies pinsapo) che costituisce nell'Africa settentrionale una notevole eccezione botanica. Presso i Ketāmah esiste una bella foresta di querce da sughero, e i cedri s'estendono dalla regione di Xauen fino a quella di Targuist. Sul versante meridionale, anch'esso abbondante d'acqua, le querce sono state in parte diboscate per far posto agli orti. Vi crescono numerose specie di alberi appartenenti ai paesi temperati; talune zone sono coperte da querce commiste a frassini, pioppi tremuli, biancospini, olivi selvatici. A E. di Alhucemas la vegetazione è invece più magra, e sui massicci montuosi non si trovano che macchie di quercia verde. Le terre argillo-sabbiose delle depressioni mioceniche, irrorate dalle acque che discendono dai massicci vicini, sono molto ben coltivate. Quanto al Garet, le piogge vi sono pochissimo abbondanti: da 300 a 400 mm. e anche meno. Si trovano ancora, nelle montagne, alcune querce verdi e ginepri, ma già presso i Gueznaya comparisce l'alfa. Presso i Benī bū Yahi e i Meṭālsah la steppa prende definitivamente il sopravvento.

Le popolazioni indigene che abitano il Rif sono nella quasi totalità di stirpe berbera e comprendono una quantità di tribù, raggruppate in confederazioni pur essendovi fra di esse un vivo antagonismo e frequenti lotte. Un buon numero di tali tribù ha conservato il proprio linguaggio nazionale, cioè il berbero; altre si sono completamente arabizzate. Le prime formano uno dei grandi blocchi berberofoni del Marocco, e occupano tutta la zona di NE. fra il confine algerino e la regione dei Ghomārah. Procedendo da oriente verso occidente vi è anzitutto la confederazione dei Benī Iznāsen tra il detto confine e il fiume Moulouya (Mulwiyyah), con la quale si riconnettono per affinità di linguaggio anche le tribù dei Kebdānah, degli Ulād Setūt, dei Meṭālsah, ecc. A O. di questo primo gruppo sono le tribù del Rif propriamente detto, come i Benī Sa‛īd, i Benī Tūzīn, i Benī Temsāmān, i Benī Uriaghel (Wuryāghel), i Beqqōyah, ecc. Tutte queste genti si dicono Imāzīghen e chiamano il loro linguaggio Tamāzīkht (v. berberi); questo è stato dagli studiosi europei riconnesso col grande gruppo dialettale della Zenātiyyah, della lingua, cioè, originaria delle genti Zenātah. A SO. delle dette tribù vi è una confederazione di Ṣanhāgiah, parte dei quali usa un dialetto berbero che differisce dal primo e che sembra avvicinarsi ai linguaggi dei Berāber del Medio Atlante. La regione dei Gebālà, a O. di quella descritta, è arabizzata, e vi si parlano dialetti che risalgono al tipo cittadino-montanaro (v. marocco: Lingue); solo presso la confederazione dei Ghomārah si ha una piccola isola linguistica berbera, che sembra avvicinarsi al linguaggio degli Sheluḥ.

Nella regione occidentale, abitata per gran parte da questi arabizzati, il genere di vita è identico per tutti: sono agricoltori sedentarî che utilizzano tutte le zone coltivabili. Accanto ai cereali e agli alberi da frutta, aranci, olivi e viti, coltivano un po' di lino, canapa e tabacco. Importante vi è l'apicoltura. Il de Foucauld ha fatto una descrizione entusiastica delle colture dei Benī Ḥasan: "In nessun luogo, egli dice, ho veduto un paesaggio più ridente, in nessun luogo una tale aria di prosperità, una terra così generosa, o abitanti più laboriosi". I villaggi o dchour sono situati ai piedi delle montagne o aggrappati ai pendii; le case, costruite con pietre a secco, coperte con tetto in montagna e con terrazza sul litorale, sono generalmente isolate, e circondate da giardini. Le popolazioni Gebālà, fortemente islamizzate, conoscono e praticano la religione e il diritto coranici. Il loro grande santo è Mulay ‛Abd es-Selām ben Meshīsh, la cui tomba si trova nel Gebel Alem dei Benī Arus, gran centro di pellegrinaggi. La visita a questa tomba compiuta sei volte equivale al pellegrinaggio della Mecca. Gl'Idrīsiti scacciati da Fez si sono rifugiati presso i Gebālà e ancor oggi vi è un'accentuata opposizione tra gli sceriffi idrīsiti e gli sceriffi 'alawiti che si riconnettono alla dinastia regnante. In passato gli sceriffi d'Ouezzan godevano d'un influsso considerevole, oggi assai diminuito. Presso i Ṣanhāgiah i più venerati sono gli sceriffi Akhamlish.

Nella zona abitata dalle tribù propriamente riffane la popolazione è abbastanza densa. I Benī Uriaghel sono più di 40.000 e la pianura di Targuist ha una densità di 63 abitanti. per kmq. I Riffani coltivano, soprattutto gli alberi fruttiferi: olivi, fichi e viti; ma una gran parte del paese è inutilizzabile a causa dell'eccessiva pendenza. Le terre buone si trovano solo nelle pianure litoranee, nelle valli e soprattutto sui terrazzi. La proprietà è molto frazionata. Le case di terra battuta sono coperte con tetti di scisti o di stoppia. Le abitazioni sono molto diperse: non che vi sia piena sicurezza, tutt'altro; anzi la dispersione dipende dal fatto che ognuno diffida dei vicini. Di tutta l'Africa settentrionale è questa la regione in cui l'anarchia e la mancanza di coesione sono spinte al massimo. Pochi individui maschi arrivano alla vecchiaia, a causa delle vendette che s'innestano le une sulle altre e delle quali si tiene conto esatto. Solo in caso di guerra santa e contro lo straniero i Riffani possono unirsi, almeno provvisoriamente, come hanno fatto sotto la guida di ‛Abd el-Krīm.

Nel Garet la popolazione presenta densità considerevole in riva al mare, nella penisola di Guelaya; invece densità molto debole al S. Nella parte settentrionale vivono agricoltori sedentarî, coltivatori d'alberi fruttiferi; essi hanno mandre di bovini, e l'allevamento vi occupa già un posto più importante che nel Rif. Nella parte meridionale abitano tre tribù nomadi di Berberi: gli Ulād Setūt, i Meṭālsah e i Benī bū Yahi. Queste popolazioni posseggono ovini, equini e anche cammelli, ma praticano pochissimo la coltivazione. Gl'indigeni del Rif orientale emigrano temporaneamente in Algeria, dove si recano a compiere la vendemmia o la mietitura e forniscono eccellente mano d'opera ai coloni dell'Orania. Tutte le tribù a E. d'Alhucemas dànno contingenti di lavoratori e il numero totale di questi emigranti si calcola a 30-35.000.

Sola città dell'interno è Tetuán; capitale del Marocco spagnolo. Essa è addossata al Gebel Dersa, sopra una piattaforma calcarea, che domina alluvioni argillose, a 10 km. dal mare. Tetuán possiede sorgenti abbondanti e orti magnifici; la sua popolazione è in gran parte composta d'Andalusi e comprende una classe borghese molto colta. La sua industria, il suo commercio, i suoi costumi sono come un ultimo riflesso della civiltà andalusa. Accanto a quella indigena è sorta una città europea: su 48.000 ab., 11.000 sono Europei. I centri religiosi di Gebala, Oezzan e Xauen occupano posizioni simmetriche, in contatto con la pianura e con la montagna. Il loro carattere sacro li ha salvati dalla minaccia sempre sospesa d'un attacco di tribù, ma questa minaccia ha paralizzato il loro sviluppo commerciale. Sul litorale, il commercio marittimo avrebbe dovuto consentire il sorgere di città importanti; ma i Marocchini, essenzialmente terrieri, hanno lasciato questo commercio agli Europei. Ceuta e Melilla, città puramente spagnole, assediate senza tregua dalle tribù dell'interno, non hanno prosperato.

La popolazione totale della zona spagnola, compreso il Rarb, ma esclusi i luoghi di sovranità, è di 720.000 ab., di cui 674.000 Musulmani, 13.000 Israeliti e 33.000 Spagnoli.

Gli Spagnoli si stabilirono a Melilla nel 1490, mentre i Portoghesi s'erano stabiliti a Ceuta fin dal 1415. Ma solo agl'inizî del sec. XX gli Spagnoli riuscirono a penetrare nella zona che ad essi fu riservata dalla convenzione del 27 novembre 1912. Nel 1921 la catastrofe d'Annual li respinse fin sotto le mura di Melilla. Nel 1926 la collaborazione della Francia e della Spagna rese possibile la sottomissione di ‛Abd el-Krīm che era riuscito a raccogliere intorno a sé i Gebālà e i Riffani. Da allora gli Spagnoli poterono occupare e organizzare per intero la zona a essi assegnata. Oggi gl'indigeni sono stati disarmati e sembrano abituati alla pace.

Il rilievo così accidentato spiega in gran parte gli ostacoli incontrati dagli Spagnoli. In seguito alla ripartizione del Marocco operata dai trattati, la zona spagnola è priva di retroterra e la zona francese di sbocchi mediterranei. Le comunicazioni tra la parte orientale e l'occidentale del Rif sono singolarmente difficili. Recentemente è stata ultimata una strada che segue le creste dei monti e unisce Melilla a Tetuán, passando per Villa-Alhucemas, Targuist, Xauen; ma le nevi la rendono impraticabile durante l'inverno. Le terre fertili occupano solo superficie ristrette e sono proprietà privata di numerosi indigeni. L'acquisto di tali terre da parte d'Europei non è possibile se non in rari punti. Le sole miniere sfruttate finora sono quelle di ferro di Melilla. La situazione economica della zona spagnola è mediocre; il commercio estero consiste quasi unicamente in derrate destinate ai residenti spagnoli, militari e civili, ed è essenzialmente commercio d'importazione.

Attualmente Ceuta e Melilla accentrano tutta l'attività del Marocco settentrionale, tanto per il commercio locale quanto per il transito. Non sembra che tra questi due punti si possa mai creare un grande porto. I veri sbocchi si trovano alle due estremità orientale e occidentale del Rif, dove Ceuta fa concorrenza a Tangeri e dove Melilla lotta con Orano.

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