ORSINI, Rinaldo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 79 (2013)

ORSINI, Rinaldo

Marco Venditelli

ORSINI, Rinaldo. – Nato nei primi decenni del secolo XIII, fu figlio di uno dei personaggi più influenti della Roma della prima metà del Duecento, Matteo Rosso di Giovanni Gaetano Orsini, senatore della città negli anni 1241-42.

Tra i suoi fratelli si devono ricordare Giovanni Gaetano, cardinale diacono del titolo di S. Nicola in Carcere (dal 1244), assurto al soglio pontificio nel 1278 con il nome di Nicola III, e Giordano cardinale diacono del titolo di S. Eustachio (dal 1278).

Dalla moglie Ocilenda di Giacomo di Leone Boboni ebbe quattro figli maschi: Napoleone (cardinale diacono del titolo di S. Adriano al Foro dal 1288), Matteo, Giovanni e Orso; e tre femmine: Alessandra, Giovanna e Maria, quest’ultima andata in sposa a Giacomo di Napoleone Orsini.

Pochissime sono le notizie su Rinaldo al di fuori di quelle relative ai suoi molti domini e al suo immenso patrimonio immobiliare. Certamente fu uno dei principali esponenti del guelfismo romano, strenuo sostenitore della politica di Clemente IV e di Carlo d’Angiò. Quando, tra l’11 e il 13 novembre 1266, il senatore di Roma Enrico di Castiglia, ormai apertamente schierato dalla parte di Corradino di Svevia, tese un tranello ai guelfi romani, convocandoli con l’inganno nel palazzo del Campidoglio e arrestando Napoleone e Matteo Orsini, Angelo Malabranca, Pietro Stefaneschi, Riccardo di Pietro Annibaldi e Giacomo Savelli, Rinaldo, che forse fu l’unico a intuire le reali intenzioni del senatore, non si presentò e riuscì a sfuggire alla cattura, rifugiandosi nel suo castello di Marino, dove il senatore l’assediò con l’esercito romano per qualche tempo, ma senza riuscire a stanarlo.

Si sa pure che Rinaldo fece parte di quel nutrito stuolo di baroni romani che ricoprirono l’ufficio podestarile in varie città comunali dell’Italia centrale; lo si ritrova infatti podestà di Foligno nel 1262, ma nulla si è tramandato sul suo operato in tale circostanza.

Nel 1266 acquistò metà del castello di Marino congiuntamente ai fratelli Matteo Rosso (II) e Giordano (allora cappellano papale) al prezzo di 6500 libbre di provisini. Parte della somma fu versata in denaro (2000 libbre), parte compensata con la cessione del castello di Tivera e del casale Palamarolo. Nel 1267, invece, concesse il castello di Nettuno al fratello Giovanni Gaetano, oramai potentissimo cardinale e vera guida politica della famiglia.

Intorno al 1270 Rinaldo e Matteo Rosso (II) liquidarono i figli del defunto fratello Gentile concedendo loro la quota del patrimonio familiare a essi spettante per via ereditaria; ai due fratelli rimasero in tal modo i castelli di Marino, Foglia, Aliano, Mugnano, Monterotondo, parte del castello di Galeria e una grande quantità di immobili urbani. Da allora essi mantennero in stato di indivisione i loro domini e il loro ingentissimo patrimonio immobiliare urbano ed extraurbano.

Solo nel 1286, parecchio tempo dopo la morte di Rinaldo, i figli ed eredi di quest’ultimo e Matteo Rosso (II), ancora in vita, procedettero alla sua divisione e ai figli di Rinaldo toccarono i castelli di Marino, Aliano e Foglia (quest’ultimo solo in parte). Da questa divisione presero vita due linee di discendenza destinate a mostrare una sempre crescente autonomia. I loro membri in una prima fase vennero indicati indistintamente come Orsini de Monte (dal nome della fortezza romana di Monte Giordano, che rimase a lungo quale proprietà indivisa dei due rami); nel pieno Trecento iniziò ad affermarsi una distinzione tra i discendenti di Matteo Rosso (II), che continuarono a essere identificati come Orsini de Monte, e quelli di Rinaldo, che vennero detti Orsini de Marino, dal loro più importante dominio territoriale nella regione romana.

Secondo una pratica consueta tra i lignaggi baronali romani, Rinaldo e Matteo Rosso (II), pur mantenendo indivisi i loro beni immobili, stabilirono regole e patti molto precisi in relazione alla loro gestione. Nel febbraio 1273, si impegnarono reciprocamente a non realizzare alcuna ingente opera muraria nelle loro dimore romane, a non acquistare importanti immobili nei rioni cittadini dove esse erano ubicate, a non edificare fortificazioni nei castelli di Marino e Formello e nei rispettivi territori, a non comprare ciascuno per proprio conto casali o appezzamenti di terreno circostanti il territorio di Marino. In particolare, per quanto riguardava la fortezza familiare di Monte Giordano, a ogni fratello era consentito effettuare lavori nella case comuni e acquistare nuovi immobili per un valore non superiore, rispettivamente, alle 200 e alle 500 libbre.

Rinaldo morì prima del 1278 e dunque senza vedere suo fratello assurto al soglio papale.

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