Salisbury, Robert Cecil 1° conte di

Dizionario di Storia (2011)

Salisbury, Robert Cecil 1° conte di


Statista inglese (Londra 1563 ca.-Marlborough 1612). Figlio di William Cecil, lord Burghley, fu membro dei Parlamenti del 1584, del 1586 e del 1588. In quegli anni il conflitto tra R. Devereux, conte di Essex, e lord Burghley giungeva al culmine, mentre Elisabetta cominciava a diffidare del suo favorito; con la morte di F. Walsingham (1590), segretario di Stato di Elisabetta I, S. ne assunse le funzioni fino alla nomina, avvenuta nel 1596. Nel 1598 andò a Parigi, con lord Brooke, sir Walter Raleigh e altri, e riuscì a scongiurare il pericolo di un’alleanza franco-spagnola. Lo stesso anno moriva lord Burghley. Ora S. era solo contro la fazione di Essex, cui appartenevano i suoi stessi cugini, Antonio e Francesco Bacone: tuttavia riuscì a conservare la fiducia della regina e quando, dopo la dissoluzione del Parlamento del 1598, l’ex favorito Essex tornò (1599) dall’Irlanda, S. riuscì a farlo allontanare da corte e, di fronte alla sua disperata reazione, lo fece sottoporre a processo (1601), che si concluse con la condanna a morte. Il Parlamento del 1601 chiese l’abolizione dei monopoli in cambio dell’approvazione degli stanziamenti per la continuazione della guerra in Spagna, ma Elisabetta e S. la spuntarono ancora, con lievi concessioni. Con Giacomo I (1603), che confermò S., il potere personale di questi si consolidò di contro all’incompetenza del sovrano: ma la sua influenza sul Parlamento andò diminuendo sempre più. Dall’agosto 1604 fu visconte Cranbourne, dal maggio 1605 conte di S.; i suoi rapporti coi Comuni si allentarono, ed egli dovette fidarsi di F. Bacone, non sempre devoto e troppo ambizioso per essere un buon esecutore. S., d’altra parte, per quanto acuto e competente, era incapace di capire la complessa natura dell’opposizione parlamentare, e ogni questione di principio sembrava estranea alla sua sensibilità. Via via che gli anni passavano, e i rapporti fra re e Parlamento si facevano più difficili, S. era angosciato dalla tragica situazione finanziaria. Ma il «grande contratto» col Parlamento del 1610, cioè la sua proposta di rinunciare a odiose prerogative regali contro un cospicuo sussidio, legittimava la discussione sul complesso dei privilegi sovrani e sulla natura medesima della sovranità. Morì due anni dopo la dissoluzione (1610) del Parlamento.

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