MULLIGAN, Robert

Enciclopedia del Cinema (2004)

Mulligan, Robert

Daniela Angelucci

Regista cinematografico statunitense, nato a New York il 23 agosto 1925. Particolarmente felice nell'indagare tematiche quotidiane e percorsi introspettivi, il cinema di M. non sempre ha raggiunto esiti felici, rischiando talvolta di sconfinare in tonalità patetiche o moralistiche. È riuscito però a sondare con estrema sensibilità il mondo dell'infanzia e dell'adolescenza ottenendo ottime interpretazioni dagli attori, spesso premiati per le prove offerte sotto la sua regia.

Dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale, M. lavorò per un breve periodo al "New York Times", mentre studiava giornalismo e letteratura alla Fordham University. Assunto nel 1950 alla CBS, diresse poi con successo numerosi film e serie televisive. Esordì nella regia cinematografica con Fear strikes out (1957; Prigioniero della paura), film che, nel seguire le vicende di un giocatore di baseball (Anthony Perkins), indaga le pressioni psicologiche tipiche dell'ambiente sportivo. Con tale film ebbe inizio la collaborazione con Alan J. Pakula, allora giovane produttore non ancora cimentatosi con la regia, con cui M. fondò nel 1962 una casa di produzione cinematografica, sciolta poi nel 1969. I primi anni Sessanta furono caratterizzati da un'intensa attività, che ebbe esiti non sempre apprezzati dalla critica: del 1960 sono The rat race (Ragazzi di provincia), e The great impostor (Il grande impostore), entrambi con Tony Curtis, e del 1961 Come September (Torna a settembre), con Rock Hudson e Gina Lollobrigida: tutte commedie dal taglio non particolarmente originale. Nel 1962, subito dopo il melodrammatico The spiral road (La strada a spirale), che si rivelò un grave insuccesso, M. confermò la sua sensibilità di narratore nell'intenso To kill a mockingbird (Il buio oltre la siepe), tratto dal romanzo di H. Lee e ambientato in Alabama, in cui si racconta la vicenda di un integerrimo avvocato impegnato nella difesa di un nero ingiustamente accusato di violenza sessuale. Il film valse un Oscar a Gregory Peck, ne ottenne un altro per la sceneggiatura ed ebbe ben sette nominations, tra cui quella per la regia. Oltre a denunciare il razzismo della provincia americana all'epoca della Grande depressione, M. seppe delineare con garbo il difficile percorso verso l'età adulta dei due adolescenti figli del protagonista (la lavorazione del film è stata poi raccontata nel documentario Fearful symmetry, realizzato nel 1998 da Charles Kyselyak). Seguirono altri cinque film, dagli esiti discontinui, prodotti da Pakula: Love with the proper stranger (1963; Strano incontro), storia d'amore dai toni melodrammatici interpretata da Steve McQueen e Natalie Wood, che due anni dopo sarebbero tornati a lavorare con M., l'uno nel dramma familiare Baby, the rain must fall (L'ultimo tentativo), l'altra nel film, tagliato in parte dalla censura, Inside Daisy Clover (Lo strano mondo di Daisy Clover), accanto a un giovane Robert Redford; Up the down staircase (1967; Su per la discesa), ambientato nella scuola di un quartiere povero di New York, e l'amaro e atipico western The stalking Moon (1969; La notte dell'agguato), nel quale il regista tornò a dirigere Gregory Peck. Interrotto il sodalizio con Pakula, il decennio successivo fu aperto da The pursuit of happiness (1971), su un giovane condannato a una pena ingiustamente lunga, e dal nostalgico Summer of '42 (1971; Quell'estate del '42), riuscito ritorno al tema dell'adolescenza; il film, dagli accenti autobiografici, narra dell'innamoramento di un ragazzo per una donna sposata. In seguito M. volle sperimentare altri generi: del 1972 è l'horror The other (Chi è l'altro?), che lo confermò regista dalla solida professionalità; del 1974 il gangster film The nickel ride (Il mediatore). Un dramma incentrato su tematiche sociali è invece Bloodbrothers (1978; Una strada chiamata domani) con Richard Gere. Dello stesso anno è anche Same time, next year (Lo stesso giorno, il prossimo anno), commedia dai toni sentimentali tratta da una pièce teatrale di B. Slade. Negli anni Ottanta sono state ancora le sfumature sentimentali e le vicende psicologiche a interessare M., che nel 1982 ha diretto Kiss me goodbye (C'è… un fantasma tra noi due), riduzione cinematografica non particolarmente riuscita del romanzo di J. Amado Dona Flor e seus dois maridos, e nel 1988 la commedia dagli accenti melodrammatici Clara's heart (Il grande cuore di Clara), con Whoopi Goldberg. È tornato ad analizzare le aspirazioni adolescenziali e le difficoltà legate alla crescita ‒ in questo caso da un punto di vista femminile ‒ in The man in the Moon (1991; L'uomo della Luna).

Bibliografia

L. Godfrey, Flawed genius: the work of Robert Mulligan, in "Films and filming", 1967; J. Taylor, Inside Robert Mulligan, in "Sight and sound", 1971.

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