Rodi

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Rodi

Roberto Bartoloni

L’isola del Colosso

Le testimonianze letterarie e archeologiche relative alla storia dell’antica Rodi, isola posta nel Mar Egeo, assai più vicina all’Asia Minore che alla Grecia, ne attestano la persistente attitudine commerciale unita a una spiccata capacità di sopravvivere in mezzo a potenze assai più grandi. Ma queste non furono le sue uniche caratteristiche: Rodi fu anche – e forse soprattutto – rinomato centro di cultura e luogo di nascita di una scuola scultorea che produsse grandi capolavori

L’unione fa la forza

Fra il 16° e il 13° secolo a.C., nel pieno sviluppo della civiltà cretese-micenea, l’Isola di Rodi era un centro di notevole potenza commerciale, ponte fra il mondo egeo e l’Italia. Essa riuscì a mantenere la sua rilevanza economica anche dopo l’ondata migratoria dei Dori. Provenienti da nord, essi avevano invaso buona parte della Grecia all’incirca nel 12° secolo.

Dal punto di vista politico, invece, l’isola non aveva mai costituito un forte organismo unitario, divisa com’era nei territori dei tre insediamenti principali, Camiro, Ialiso e Lindo. Questa situazione rimase immutata fino al 406, anno in cui le tre città diedero vita a un sinecismo, parola di origine greca che vuol dire «coabitazione», e individua il processo di unione di più centri indipendenti in un’unica città-Stato. Questo fecero i Rodioti fondando sulla punta settentrionale dell’isola una città che fu chiamata anch’essa Rodi e che divenne ben presto una delle metropoli del mondo antico.

L’età d’oro di Rodi

Dopo essere stata per molto tempo soggetta a varie sfere d’influenza – ad Atene dal 478 al 354, poi alla Persia fino al 332, infine all’impero di Alessandro Magno – nel 323 l’Isola di Rodi riacquistò la propria indipendenza. Da quel momento – grazie a una saggia politica di equilibrio fra gli Stati ellenistici – divenne una delle massime potenze navali del Mediterraneo e uno splendido centro di cultura. La città, dotata di ben quattro porti per la propria flotta e caratterizzata da una struttura urbanistica funzionale, era circondata da una possente cinta muraria lunga 15 km ed era ricca di imponenti edifici civili e religiosi: arsenali, templi, santuari, acquedotti, teatri e – soprattutto – lo stadio, il più grande del mondo greco, lungo ben 200 m.

Agli inizi del 2° secolo Rodi arrivò addirittura a detenere il predominio sull’intero Egeo, ma questo stato di grazia finì allorché la potenza di Roma cominciò ad affacciarsi sul Mediterraneo. Inizialmente alleati, nel corso degli anni i Rodioti caddero in disgrazia agli occhi dei Romani, che nel 43 a.C. invasero l’isola e la saccheggiarono, sancendo così la fine definitiva della sua autonomia.

Capolavori della scultura

Centro rinomato per le sue scuole di letteratura, retorica, scienza e filosofia, la fama di Rodi nell’antichità fu legata però soprattutto all’eccelsa attività della sua scuola di scultura: durante i tre secoli dell’ellenismo essa diede vita a una produzione notevolissima per quantità e qualità. Purtroppo fino a noi sono giunti pochissimi esemplari di quell’arte, perché la maggior parte delle sculture era in bronzo, materiale più a rischio, rispetto al marmo, a causa della sua fragilità e per la possibilità di essere riutilizzato. Non è un caso, infatti, che l’opera probabilmente più famosa della produzione rodia non esista più: si tratta del famoso Colosso, che nell’antichità fu classificato come una delle sette meraviglie del mondo.

Attraverso le opere rimaste, però – capolavori assai noti, quali il gruppo del Laocoonte e la Vittoria di Samotracia –, possiamo renderci conto del grado di maestria raggiunto dagli artisti isolani e dal loro stile, caratterizzato da un elevato virtuosismo veristico e da un’intensa drammaticità.

Il Colosso di Rodi

Così era chiamata la gigantesca statua dedicata al dio Sole, protettore della città, e mai nome fu più azzeccato, visto che la sua altezza raggiungeva addirittura i 32 m!

Opera dello scultore Carete di Lindo, che impiegò ben dodici anni per completarlo, era in bronzo lavorato a sezioni, con intelaiatura di ferro e riempimento di blocchi di pietra. Inaugurato nel 290, il Colosso ebbe purtroppo vita breve, perché crollò nel corso del violento terremoto che colpì l’isola nel 227.

CATEGORIE
TAG

Alessandro magno

Carete di lindo

Asia minore

Ellenismo

Sinecismo