BOTTACCHIARI, Rodolfo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BOTTACCHIARI, Rodolfo

Luciano Zagari

Nato a Genga (Ancona) il 18 maggio 1885 da Ettore e da Sestilia Narducci, fu discepolo di Cesare De Lollis, che lo chiamò a collaborare alla Cultura.

L'attività di studioso della letteratura tedesca palesa il prevalere di influenze diverse: un vivace interesse psicologico di stampo farinelliano che lo condusse a una esplicita polemica contro i modelli crociani allora in auge e contro quello che egli chiamava l'"impressionismo estetico"; la tendenza alla storia delle idee da cui mutuò il problema - ispirato a impostazioni politiche, di marca nazionalista, non meno che culturali - dell'"anima tedesca" e dei suoi rapporti con il mondo latino e italiano.

Insegnante di ruolo nelle scuole medie dal 1912, il B. aderì al movimento nazionalista in chiave antitedesca, collaborando all'Idea nazionale e sostenendo nel 1914 l'intervento dell'Italia contro gli Imperi centrali. Di tali precedenti culturali e politici fa fede il volume Da Worms a Weimar (Bologna 1920), volto a individuare una metastorica costante irrazionalistica nello sviluppo dello spirito tedesco. Fortemente rimaneggiato, il volume fu ripubblicato in successive edizioni in cui si manifesta il disagio del nazionalista che non può far propri i pretesti della Realpolitik che avevano avvicinato al Terzo Reich il regime fascista, cui pure il B. non aveva negato le sue simpatie (Vecchia e nuova Germania, Roma 1935, ben presto sequestrato dalla polizia fascista; La Germania e il suo demone, Roma 1945).

Dal 1922 libero docente e incaricato di lingua e letteratura tedesca presso l'Istituto superiore di magistero di Roma, nel 1926 fu chiamato a ricoprire la cattedra di ruolo della stessa materia presso l'università di Napoli. Nel 1948 passò alla facoltà di lettere e filosofia dell'università di Roma, assumendo anche la direzione dell'Istituto italiano di studi germanici.

Morì a Roma il 13 dic. 1952.

Se nel suo primo libro (Figure di donne nella vita e nell'arte di N. Lenau, Crema 1913) prevaleva ancora un gusto scopertamente biografico, già il volume successivo (Grimmelshausen. Saggio su "L'avventuroso Simplicissimus", Torino 1920) rivelava un ambivalente interesse, fatto di attrazione e di repulsione insieme, per l'"anima tedesca", la cui spinta irrazionalistica verso l'infinito sembrava trovare, secondo il B., la sua più congeniale espressione nel cosiddetto Bildungsroman (la letteratura secentesca, anche al di là dei confini tedeschi, era stata argomento già di precedenti lavori del B., come la recensione a R. Verde, Studi sull'imitazione spagnuola nel teatro italiano del Seicento, in La Nuova Cultura, I [1913], pp. 344-371, e il saggio Divagazioni sul secentismo, in Rivista critica di cultura, IV [1920], n. unico; V [1921], n. 1, pp. 25-36).

Tale tipo di interessi portò il B. a concentrare le sue ricerche sul romanticismo, oggetto di studi monografici e, più tardi, di una ricostruzione d'insieme. Nello Heine (Torino 1927) il B., che segue da vicino il Croce in una lettura "lirica" dell'opera, pone l'accento sul dramma biografico dello scrittore, respingendo in blocco quegli aspetti che ai nostri giorni avrebbero reso di nuovo attuale Heine come esponente di una complessa crisi ideologica e stilistica. In E. T. A. Hoffmann novelliere (Firenze 1922) e nella monografia Hoffmann (Roma 1951), oltre che in altri scritti preparatori sull'argomento, l'impostazione psicologica tende ad allargarsi al problema storico e stilistico del rapporto fra romanticismo (visto come brivido misterioso di fronte a un mondo occulto) e realismo (inteso in senso plastico e mimetico). In Hölderlin, che ha accompagnato per decenni l'attività del critico (citiamo la monografia Hölderlin, Roma 1948), il B. si è preoccupato soprattutto di rivalutare il poeta dell'amore e il cantore della Grecia, rivendicando al romanticismo anche le sue apparenti tendenze neoclassiche. Il tardo Hölderlin, fondamentale scoperta del gusto novecentesco, offre al B. piuttosto un'occasione polemica nei confronti delle deformazioni di certa critica nazisteggiante. Tipicamente romantica, in chiave tragica, è anche l'interpretazione offerta di Kleist (Kleist e altri saggi, Roma 1948), sicché ciò che dell'opera kleistiana non si piega a tale interpretazione viene scartato come non essenziale.

Il volume La rivoluzione romantica (Roma 1943) è volto piuttosto a caratterizzare sinteticamente una serie di motivi romantici che non a ricostruire geneticamente le diverse posizioni e tendenze. Il B. riprende il tipo di interpretazione che la Geistesgeschichte aveva proposto del romanticismo, e individua la natura rivoluzionaria del movimento nella sua capacità di rendere esplicita e cosciente quella presenza irrazionalistica che sotterraneamente dominerebbe l'intera storia della cultura tedesca.

Altri documenti del costante interesse del B. per la crisi della fine del Settecento sono i lavori su Goethe (Goethe e l'Italia, ora in Kleist e altri saggi, pp. 213-236, in cui si insiste sul topos della conquista di un umanistico equilibrio da parte del Goethe "italiano"; Esiste un'unità ideale nel Faust di Goethe?, in Responsabilità del sapere, III [1949], n. 15-16, pp. 3-22, in cui, in polemica con l'interpretazione crociana, il B. tenta di provare un'unità ideale basata sulla categoria dell'Erlebnis propria di un Dilthey e di un Gundolf) e su Schiller (Il dramma di Federico Schiller, Messina 1930, rapida lettura dell'opera teatrale, in cui il critico si adopera a superare la crociana antinomia fra pensiero e ispirazione lirica, pathos e autenticità drammatica).

Più occasionali, anche come scelta dei temi di indagine, gli studi del B. sulla letteratura contemporanea. Accanto al Peter Rosegger (ora in Kleist e altri saggi, pp. 237-262) va ricordata la raccolta Poesia e poeti della Germania d'oggi (Roma 1941; 2 ediz., 1944), in cui si alternano interesse di lettura estetica e ambivalente interesse ideologico per gli scrittori del Terzo Reich.

Delle costanti fatiche dedicate dal B. alla produzione scolastica è frutto, oltre a un'antologia e a due grammatiche, una Storia della letteratura tedesca (Roma 1941) che, a partire dalla quarta edizione, del 1960, è affidata alla revisione di Rodolfo Paoli.

La forte componente psicologico-autobiografica del B. è documentata infine dai suoi romanzi Il ponte spezzato (Milano 1942) e Anch'io avevo una patria (Roma 1945).

Bibl.: P. M. Arcari, Le elaborazioni della dottrina politica nazionale fra l'Unità e l'intervento (1870-1914), Firenze 1934-39, p. 770; G. Necco, Ricordo di R. B., in Nuova riv. pedagogica, II (1952), n. 4-5, pp. 26-28; C. Picchio, R. B., in Responsabilità del sapere, VII (1953), n. 1, pp. 91-92; A. Cozzi, Ricordo di B., in Il Mattino, 27 febbr. 1953; D. Bertoni Jovine, La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri, Roma 1958, p. 333.

CATEGORIE