Weyden, Rogier van der

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Pittore fiammingo (Tournai 1399 o 1400 - Bruxelles 1464). Tra gli interpreti più significativi e stilisticamente influenti della pittura nordica del Quattrocento, van der W. approdò a esiti di intenso e drammatico misticismo (Trittico di Maria, detto Miraflores) e in quello di S. Giovanni, (entrambi Berlino, Gemäldegalerie), attraverso una originale reinterpretazione della tradizione medievale e acquisendo le novità di maestri quali J. van Eyck (San Luca che fa il ritratto alla Vergine, 1435-40, Boston, Museum of fine arts). Lasciò una profonda impressione sulla pittura centroitaliana.

Vita e opere

Pittore della città di Bruxelles dal 1435, Rogier van der W. fu tenuto in grande considerazione dai contemporanei, ma il suo nome cadde nella dimenticanza nei secoli successivi per tornare alla luce soltanto verso la metà del 19º secolo. La mancanza di opere firmate e i pochi, spesso controversi, documenti hanno contribuito al sorgere di un complesso quadro di attribuzioni e a ipotizzare una pluralità di personalità artistiche, prima fra tutte quella del cosiddetto Maestro di Flémalle. Il corpus delle opere di questo maestro - che prende il nome da tre pannelli, ora a Francoforte, supposti provenire da un'abbazia di Flémalle, vicino a Liegi - è stato arricchito da una serie di attribuzioni stilisticamente unitarie, sottolineandone la stretta affinità con le opere di Rogier. L'ipotetico pittore di Flémalle è stato dapprima considerato discepolo e seguace di Rogier, quindi suo maestro o ancora identificato con lo stesso Rogier giovane. Secondo un documento, van der W. sarebbe stato apprendista a Tournai nella bottega di R. Campin, dal 1427 al 1432, e ciò potrebbe convalidare l'ipotetica identificazione del Maestro di Flémalle con R. Campin. Ma il documento è stato contestato da una parte della critica che considera, a quelle date, Rogier un pittore già affermato, seppure con asprezze di uno stile giovanile, identificando il Maestro di Flémalle con van der W. giovane. Al di là di un'indiscussa affinità con lo stile di van der W., le opere attribuite al Maestro di Flémalle mostrano maturità e caratteristiche costanti: la capacità di osservazione ed espressione, la ricerca di una plasticità tangibile (Trittico Seilern con la Deposizione nella tomba al centro, databile al 1415-20, Londra, Courtauld institute gall.); il trattamento prospettico primitivo, il significato arcaicamente simbolico delle architetture, il gusto dei violenti contrasti nella scala e nella composizione (Sposalizio della Vergine, Prado); la tonalità argentea, la resa illusionistica dei materiali, gli effetti chiaroscurali (Natività di Digione, 1420-25); l'affermazione di uno spazio prospettico e nel contempo un'interpretazione decorativa della superficie in una tensione tra valori superficiali e spaziali (Trittico de Mérode, New York, Metropolitan Museum; Madonna col Bambino, Londra, National Gallery). Tali caratteristiche stilistiche, che hanno le loro radici nella primitiva arte franco-fiamminga, si ritrovano in van der W., che però arricchisce la sua formazione con l'arte di Jan van Eyck, anche se superata è la credenza degli antichi umanisti che lo vogliono suo allievo (prima di stabilirsi a Bruxelles, è possibile che Rogier sia stato a Bruges in diretto contatto con van Eyck). Il San Luca che fa il ritratto alla Vergine di Boston e l'Annunciazione del Louvre sono le opere che risentono più profondamente di van Eyck, per la realizzazione di uno spazio pervaso da una dolce luce diffusa che produce effetti rimarchevoli di chiaroscuro e per l'attenzione data a oggetti tipicamente eychiani. Ma già nella Deposizione dalla croce (1436-37 o 1442 circa, Prado) lo stile di van der W. si afferma nella sua capacità di sviluppare tutte le possibilità espressive e calligrafiche dello stile del Maestro di Flémalle: senza mai interrompere l'unità delle forme plastiche, van der W. raggiunge una espressività puramente grafica e allo stesso tempo intensamente emotiva. Lo spazio è concepito in un sistema di stratificazione di piani unificati da un ritmo di curve dinamiche che a volte s'intrecciano, a volte corrispondono simmetricamente o si riecheggiano. Nel trittico proveniente dal convento di Miraflores, vicino a Burgos, le tre scene (La Vergine in adorazione del Bambino, Lamentazione sul Cristo morto, Cristo appare alla Vergine) sono incorniciate da portali riccamente ornati che, oltre a servire da supporto a un complemento iconografico delle scene, assumono una significativa importanza formale nella consueta definizione stratificata dello spazio. Nel trittico del Kunsthistorisches Museum di Vienna, databile al 1440 (Crocefissione con la Maddalena e la Veronica), l'immettere nel dramma stesso le figure dei donatori (seppure posti su una linea obliqua che crea una frattura e li distanzia dai personaggi principali) è una delle sorprendenti innovazioni di van der W., così come l'atteggiamento della Vergine abbracciata alla croce, o il motivo dei lembi del perizoma del Cristo sollevati da una brezza soprannaturale che sembrano muoversi all'unisono con il volo degli angeli dolenti. Tra il 1443 e il 1451 va collocato il Giudizio universale dipinto per il cancelliere Rolin e destinato all'Ospizio di Beaume, dove ancora oggi è conservato: quest'opera mostra un intenso recupero dell'arte medievale, non solo da un punto di vista iconografico (il motivo della psicostasia è quasi totalmente assente nell'arte contemporanea), e concentra la composizione in pochi essenziali elementi. Al viaggio che van der W. fece in Italia in occasione del giubileo del 1450 sono legate due opere: una Deposizione nella tomba (Firenze, Uffizi) e una Madonna e Santi (Francoforte, Städelsches Kunstinstitut). L'influenza dell'arte italiana rimane tuttavia limitata alla scelta iconografica che richiama, nella prima, immediatamente il Beato Angelico e, nella seconda, Domenico Veneziano, mentre lo stile è coerentemente legato alle opere precedenti. Si può percepire il ricordo dell'esperienza italiana invece in opere come il Trittico Bladelin (una Natività, affiancata dalla visione di Augusto e dai Re Magi; Berlino, Gemäldegalerie) per il modo più fluido e morbido di trattare il suo linearismo, per il caldo chiaroscuro che pervade l'interno dell'edificio in rovina che accoglie la Natività. Questo "addolcimento" si ritrova ancora nel trittico di S. Giovanni  che richiama per l'impianto il trittico Miraflores. Ancora si devono ricordare il Trittico Braque a mezze figure (Cristo tra la Vergine e s. Giovanni Evangelista, Giovanni Battista e la Maddalena), l'essenziale e altamente drammatica Crocefissione conservata a Filadelfia (Pennsylvania museum of art), molto vicina all'altra conservata nell'Escorial, e infine il Trittico di s. Colomba (Monaco, Alte Pinakothek), che mostra la completa armonia raggiunta tra composizione planimetrica e organizzazione spaziale, tra linea e volume, stabilità e movimento. Un'eco della decorazione, ammiratissima dai contemporanei, eseguita nel palazzo comunale di Bruxelles (1439), con gli esempî di giustizia (distrutta da un incendio nel 1695) si può ritrovare soltanto negli arazzi conservati a Berna (Historisches Museum) e databili al 1460-70. Van der W. fu anche eccellente ritrattista: i suoi soggetti appartengono tutti, salvo poche eccezioni, all'aristocrazia di cui seppe dare un penetrante studio di carattere (Francesco d'Este, New York, Metropolitan Mus.; Il Gran Bastardo di Borgogna, Bruxelles, Musées royaux des beaux-arts; Ritratto di gentiluomo, Madrid, Museo Thyssen Bornemisza; Ritratto di fanciulla, Washington, National Gallery, ecc.). Dei suoi figli, Cornelius (n. 1427) fu pittore, come il nipote Goswijn, (n. 1465 circa - m. dopo il 1538), attivo dal 1500 circa ad Anversa.

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