ROMANIA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2007)

Romania

Giandomenico Patrizi e Paola Salvatori
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Geografia umana ed economica

di Giandomenico Patrizi

Stato dell'Europa orientale. Paese geograficamente carpatico-danubiano, ma che viene frequentemente incluso tra quelli balcanici per le sue vicissitudini storico-politiche. Anche nei primi anni del 21° sec. la R. si è trovata a condividere in qualche modo la propria sorte con quella degli Stati della Penisola Balcanica: almeno per quanto riguarda la lunga attesa, che le è stata imposta per essere ammessa nell'Unione Europea, ammissione definitivamente avvenuta, in maniera ufficiale, il gennaio 2007.

Nel 2001, anno in cui si tenne l'ultimo censimento della popolazione romena, furono rilevati 21.680.974 ab.; l'ultima stima disponibile ne indica, per il 2005, un po' meno, 21.628.000. La lieve diminuzione è dovuta ai robusti flussi emigratori che hanno portato consistenti nuclei di romeni in vari Paesi dell'Europa occidentale, in particolare la Germania e l'Italia, sottraendo effettivi demografici in età feconda. La rete urbana ha conservato le sue caratteristiche: una metropoli nettamente dominante, la capitale Bucarest, che, con 2.050.000 ab. nel complesso della sua agglomerazione (dato del 2006), concentra poco meno del 10% della popolazione dello Stato nonché la grande maggioranza delle attività industriali e di servizio; una decina, o poco meno, di città medio-grandi (per lo più superiori ai 300.000 ab.), disposte prevalentemente in posizione periferica, non lontano dai confini, essendo la parte centrale del Paese occupata dall'area montuosa carpatica; per il resto, piccole città, con funzioni urbane modeste.

Nel 2005 il PIL globale ha raggiunto gli 82,9 miliardi di dollari USA, mentre quello pro capite si attestava al di sopra dei 4500 dollari: cifre ancora basse, sebbene l'aumento nei primi anni del nuovo millennio sia stato sensibile. Progressi non irrilevanti sono stati compiuti per raggiungere l'obiettivo dell'ingresso nell'Unione Europea, in particolare per quanto concerne la privatizzazione delle attività e la modernizzazione dei settori secondario e terziario, soprattutto in termini di occupazione. Infatti, dal confronto dei dati degli ultimi anni del secolo scorso con quelli dei primi del Duemila risulta che nel 1999 l'agricoltura ancora assorbiva più forza lavoro dell'industria e quest'ultima più dei servizi, rivelando una struttura arcaica, protoindustriale; nel 2005 la situazione si era rovesciata, con i servizi in testa, anche se ancora sottodimensionati. Quanto all'industria, un notevole vantaggio è venuto dall'apertura agli investitori esteri, interessati alla ricerca di nuove localizzazioni in grado di assicurare un risparmio sulla manodopera: emblematico è il caso delle fabbriche italiane di abbigliamento e di calzature, per la massima parte venete (e in particolare della provincia di Treviso), che hanno rilocalizzato parte del loro ciclo di fabbricazione in aree della R. occidentale, soprattutto a Timişoara e Oradea, dando vita a un intenso flusso di persone e di capitali tra i due Paesi.

L'agricoltura, benché ancora arretrata, soprattutto per l'insufficiente meccanizzazione, assicura alla R. una posizione non trascurabile per numerosi prodotti, come mais (di cui è il Paese è il terzo produttore europeo), patate e vite (rinomati i vigneti della bassa valle del Danubio).

Storia

di Paola Salvatori

Il passaggio a un'economia di mercato avviato dopo la caduta di N. Ceauşescu (1989) non aveva impresso al Paese un effettivo rilancio del sistema produttivo, che alle soglie del 2000 rimaneva ancora sostanzialmente stagnante. La mancanza di un chiaro orientamento strategico e il peggioramento delle condizioni sociali dovuto agli alti tassi di disoccupazione e alla crescente inflazione, contribuivano a rendere particolarmente precaria la situazione interna, aggravata da una diffusa corruzione dell'apparato statale, dalla microcriminalità e dall'emergere di sempre più forti spinte nazionalistiche e xenofobe, che attraversavano tutti gli schieramenti politici.

I contrasti sorti all'interno della coalizione moderata, al governo dal 1996, favorirono il ritorno al potere del Partidul Democraţiei Sociale din România (PDSR, Partito della democrazia sociale di Romania), che nelle elezioni generali (presidenziali e legislative) del nov.-dic. 2000 riuscì a far eleggere presidente della Repubblica il suo leader I. Iliescu (già in carica negli anni 1990-1996) e a conquistare in Parlamento la maggioranza relativa dei seggi (155 su 346). Avversario principale di Iliescu nella competizione elettorale presidenziale fu C.V. Tudor, presentatosi con un programma apertamente razzista, antisemita e nazionalista, in cui si promettevano esecuzioni di massa di politici corrotti e persecuzioni dei Rom. Questi ottenne al secondo turno oltre il 33% dei voti, e il suo partito, il Partidul România Mare (PRM, Partito della grande Romania), divenne il secondo del Parlamento (84 seggi). Nello schieramento moderato riuscirono ad affermarsi solo il Partidul Democrat (PD, Partito democratico, 31 seggi), il Partidul Liberal Naţional (PLN, Partito liberal nazionale, 30 seggi) e l'Uniunea Democrată Maghiară din România (UDMR, Unione democratica ungherese di Romania, 27 seggi).

In dicembre il PDSR formò un governo di minoranza presieduto da A. Năstase, una delle personalità più aperte del partito, apprezzato anche dall'opposizione moderata. Questi pose tra le priorità del suo mandato il risanamento economico e finanziario e la modernizzazione dell'apparato burocratico-amministrativo, per raggiungere gli standard richiesti per l'ingresso nell'Unione Europea. Sulla base di tali obiettivi trovò un accordo programmatico con le forze di opposizione, che servì inoltre a isolare politicamente l'estrema destra xenofoba.

Negli anni seguenti l'esecutivo proseguì sulla strada delle riforme economiche: rilanciò il programma di privatizzazioni, soprattutto nel settore industriale, e mantenne le misure di austerità, adeguandosi in tal modo alle indicazioni del FMI, che decise, a partire dal 2001, l'erogazione di nuovi finanziamenti per stabilizzare e accelerare il processo in corso. Ciò contribuì al miglioramento dei conti pubblici e al calo dell'inflazione, anche se i tagli al bilancio tornarono ad alimentare ancora una volta la dura protesta della popolazione. Nel tentativo di placare il disagio crescente, Năstase avviò un dialogo con le forze sindacali, e nel maggio 2002 strinse con le principali rappresentanze dei lavoratori un accordo che prevedeva, in cambio di una tregua sociale, l'innalzamento dei minimi salariali e la creazione di nuovi posti di lavoro. Nonostante il miglioramento della situazione economica testimoniato da una consistente crescita del PIL, la politica di sacrifici imposta dal governo penalizzò il PDSR, che risultò sconfitto nelle nuove elezioni generali, svoltesi nel nov.-dic. 2004. In quelle presidenziali T. Băsescu, candidato dell'alleanza moderata Dreptate şi Adevar (DA, Giustizia e verità), costituita da PLN e PD, riuscì infatti a battere al secondo turno Năstase, candidato della coalizione di sinistra Uniunea Naţională (UN, Unione nazionale), costituita dal Partidul Social Democrat (PSD, Partito socialdemocratico, nuova denominazione assunta nel 2001 dal PSDR, unitosi con una formazione minore di sinistra) e dal Partidul Umanist din România (PUR, Partito umanista di Romania). L'UN ottenne comunque il maggior numero di seggi nelle elezioni legislative svoltesi contestualmente (132, di cui 113 al PSD e 19 al PUR), seguita da DA (112 seggi, di cui 64 al PLN e 48 al PD), dal PRM (48 seggi) e dall'UDMR (22 seggi).

La decisione del PUR (che nel maggio 2005 cambiò nome in Partidul Conservator, Partito conservatore) di abbandonare l'alleato portò alla formazione di un governo di coalizione (PLN, PD, PUR) guidato da C. Popescu-Tăricenau, leader del PLN. Tra le priorità del nuovo esecutivo erano la lotta alla corruzione, il proseguimento della politica di risanamento e l'ingresso nella UE (avvenuto nel genn. 2007). La ristretta maggioranza su cui Popescu-Tăricenau poteva contare in Parlamento limitò però la possibilità di manovra del nuovo governo, indebolito ulteriormente dall'uscita dalla coalizione, nel dicembre 2006, del Partidul Conservator.

In politica estera la R. cercò in questi anni di migliorare le relazioni economiche e commerciali con i Paesi occidentali, e nell'aprile 2004 entrò ufficialmente a far parte della NATO.

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