ROMANO il Melode

Enciclopedia Italiana (1936)

ROMANO il Melode

Silvio Giuseppe Mercati

Innografo bizantino del secolo VI, nato a Emesa in Siria da stirpe ebrea. Dopo essere stato diacono nella chiesa della Resurrezione a Berito, venne, sotto l'imperatore Anastasio, a Costantinopoli, dove fu addetto al santuario della Madonna nel quartiere di Ciro e ottenne miracolosamente, secondo la leggenda, il dono di scrivere e modulare contaci (v. contacio). Per la scarsezza di notizie biografiche e di accenni storici nei suoi inni, si discusse lungamente, se R. visse nel sec. VI sotto Anastasio I (491-518) o nel sec. VIII sotto Anastasio II (713-716). Ma oggi gli studiosi ritengono quasi concordemente che R. visse sotto Anastasio I, toccando l'apogeo della sua carriera e fecondità innografica sotto Giustiniano (in un contacio per terremoti e incendî si alluderebbe alla rivolta di Nica e al crollo di S. Sofia del 532). Così R., non solo in ordine di tempo, ma anche per i suoi meriti poetici, occupa il primo posto fra i melodi bizantini.

Nei suoi inni "l'eleganza attica si unisce alla gravità romana: vi è nei suoi personaggi e nei loro dialoghi una pompa drammatica, una ricchezza di espressione, una giuliva libertà di movenze, che non si comprenderebbe più dopo il secolo di Giustiniano". Dei mille contaci che secondo la tradizione R. avrebbe composto, portano ora il nome di lui soltanto novanta; di questi quasi la metà sarebbe falsificata. Assai varî sono i temi da lui trattati, che riguardano il Signore, la Madonna, personaggi del vecchio e Nuovo Testamento, santi e martiri, i miracoli e le parabole evangeliche: vi si rivelano profondità di sentimento, ricchezza d'immagini, magnificenza di eloquio, oltre a una spiccata animazione drammatica: pregi talvolta offuscati dalla prolissità, e dal sovraccarico di mezzi retorici. Più tardi i contaci di R. sono stati soppiantati dai canoni (v. canoni liturgici) dei Sabaiti e degli Studiti: di fatto sono ben pochi i troparî di R. in uso nei libri liturgici: anche il magnifico inno per la Natività cessò di essere cantato per intero presso la corte bizantina, nel sec. XII.

Ediz.: Il cardinale Pitra (Analecta Sacra, I, Parigi 1876) pubblicò 29 inni di R. e tre nuovi in S. Romanus veterum melodorum princeps (Roma 1888). Una serie di testi pubblicò K. Krumbacher, nei Rendiconti e memorie dell'Accademia di Monaco in preparazione dell'edizione critica di R. Rimasta sospesa per la morte del Krumbacher, l'ediz., curata da P. Maas, sarà assunta dall'Accademia di Atene. La scelta di G. Cammelli, Romano il Melode: Inni, nella collez. Testi cristiani, II (Firenze 1930), comprende otto inni, di cui uno solo inedito.

Bibl.: K. Krumbacher, Geschichte der byzantinischen Litteratur, Monaco 1897, pp. 665-671; K. Dieterich, Byzantinische Charakterköpfe, Lipsia 1909, pp. 92-104; N. Turchi, La civiltà bizantina, Torino 1915, pp. 167-81; O. Bardenheuer, Geschichte der altkirchlichen Literatur, V, Friburgo di Brisgovia 1932, pp. 159-165. V. anche Cammelli, op. cit. (con bibliografia).

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