MURRI, Romolo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 77 (2012)

MURRI, Romolo

Maurilio Guasco

– Nacque il 27 agosto 1870 a Montesanpietrangeli (Ascoli Piceno) da Antonio e da Maria Avetrani, terzo di sei figli di una famiglia di agricoltori e piccoli proprietari terrieri.

Compì gli studi ginnasiali nel seminario di Recanati e i liceali in quello di Fermo – sua diocesi d’appartenenza – conseguendo nel 1887 la licenza liceale e nel 1888, dopo un ulteriore anno di filosofia, il titolo di dottore in filosofia. Grazie a una borsa di studio messa a disposizione dalla diocesi di Fermo, si trasferì al collegio Capranica di Roma per seguire i corsi di teologia presso la Pontificia università gregoriana. Particolarmente importante per la sua formazione fu quello tenuto dal gesuita Louis Billot, futuro membro del collegio cardinalizio, tra i maggiori esponenti del neotomismo filosofico del tempo.

Conseguita nel 1892 la laurea in teologia, si iscrisse al corso di diritto alla Pontificia università di S. Apollinare, ma fu costretto ad abbandonare gli studi per ragioni di salute. Ordinato sacerdote nel febbraio 1893, celebrò la prima messa a Loreto. Dopo l’ordinazione, fece ritorno a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di lettere dell’Università la Sapienza. Qui, tra gli altri corsi, frequentò quello di filosofia della storia tenuto da Antonio Labriola, tra i massimi specialisti di studi marxisti; come per altri ecclesiastici, l’incontro con il materialismo storico oggetto delle lezioni di Labriola costituì per Murri una decisiva tappa di orientamento verso l’impegno politico e culturale.

Nel febbraio 1895, insieme a Filippo Crispolti, Giulio Salvadori e Giovanni Semeria, fondò la rivista Vita nova, espressione del circolo romano di studi S. Sebastiano e punto di riferimento per gli studenti universitari intenzionati a contrapporre alle forze e alle culture della modernità un sapere derivato dalla tradizione.

Incardinato nei riferimenti alla Sacra Scrittura, a Tommaso, ai documenti pontifici, quel tipo di cultura avrebbe dovuto contribuire alla rinascita della società in senso cristiano. Partendo da tali premesse, nettamente integralistiche e tuttavia progressivamente assorbite e superate da una più matura visione politica, sulle pagine della rivista Murri – spesso firmandosi con lo pseudonimo P. Averri, da lui frequentemente utilizzato anche in seguito – si dedicò principalmente all’analisi della vita politica italiana.

Nel 1896, a seguito del fallimento del tentativo della Federazione universitaria di affrancarsi dal controllo dell’Opera dei congressi, la redazione di Vita nova fu trasferita da Roma a Napoli, spingendo Murri alla creazione di un nuovo e più ambizioso periodico, sostanzialmente ispirato al modello fornito dalle riviste di cultura di area socialista allora pubblicate in Italia e in Germania. Nel gennaio 1898 nacque dunque Cultura sociale, rivista di studi socio-politici e religiosi sulla quale Murri – firmandosi con un altro dei propri pseudonimi consueti, Pram – si occupò in modo particolare di problemi politici e organizzativi. Su Cultura sociale, ma anche nelle corrispondenze firmate per l’Osservatore cattolico diretto da Filippo Meda, ebbe modo di analizzare gli sviluppi della situazione politica italiana durante la crisi di fine secolo, intuendo gli spazi che quest’ultima apriva all’espansione socialista e – ancora in prospettiva – a una eventuale forza cattolica organizzata. Studiò dunque nel dettaglio la struttura e il funzionamento del Partito socialista, elaborando l’idea di costituire una formazione cattolica in grado di contrapporglisi dopo averne assunto gli strumenti organizzativi e propagandistici.

Più nel dettaglio, l’analisi dei rapporti creatisi tra l’élite e la base del Partito socialista portò Murri a concepire un partito cattolico dotato di un preciso programma e di strutture di base capillarmente diffuse su tutto il territorio nazionale. Alla necessità di una solida organizzazione di base, Murri abbinò la convinzione di dover fornire al partito una cultura politica, e prima ancora religiosa, calata nella concretezza dei tempi, frutto dell’analisi delle condizioni della società contemporanea, attenta all’insieme di quelle trasformazioni sociali – l’industrializzazione, l’urbanizzazione, la nascita d’una coscienza operaia – in grado di modificarne in profondità gli assetti.

Per elaborare operativamente tale cultura, a partire dal biennio 1900-01, si lanciò in una febbrile attività editoriale, pubblicistica, giornalistica e propagandistica. Nel 1900 fondò a Roma, con sede in via Montecatini 5, la Società italiana cattolica di cultura, casa editrice destinata a ospitare nelle sue collane testi di riferimento e di discussione per un’azione di riforma intenzionata a coniugare democrazia e cristianesimo. Dopo l’esperimento tentato nel 1900 con La cultura del popolo, nel 1901 fondò il settimanale Il domani d’Italia, che giunse a tirature di notevole ampiezza (una media di 14.000 copie e l’eccezionale picco delle 40.000 copie per il numero del 15 maggio 1901). A partire dal 1900 si dedicò anche sistematicamente alla costituzione e al coordinamento di gruppi democratici cristiani, in vista della formazione di un movimento destinato ad assumere il nome di Democrazia cristiana. Nonostante l’azione del movimento all’interno dell’Opera dei congressi si sviluppasse alacremente, le sue possibilità di sviluppo dovettero essere ridimensionate davanti alle crescenti diffidenze manifestate dall’autorità ecclesiastica. Timorosa d’una presa di distanza dalla prassi tradizionalmente invalsa tra i gruppi organizzati nell’Opera dei congressi, per i quali era previsto un impegno esclusivamente sociale e non politico, la S. Sede ribadì tale obbligo nell’enciclica Graves de communi, promulgata da Leone XIII il 18 gennaio 1901 e nelle Istruzioni del 3 febbraio 1902. Inoltre, poiché il successo del movimento trovava un ulteriore riflesso in quello de Il domani d’Italia, tra il 1902 e il 1903 la direzione del giornale fu sottratta a Murri e affidata a Luigi Stirati. Come già era avvenuto per Vita nova, la cessione del periodico a un altro gruppo dell’Opera dei congressi e il trasferimento della redazione da Roma a Bergamo privò il gruppo murriano di uno dei suoi principali strumenti operativi.

Murri dovette affrontare altri scontri con le posizioni conservatrici sostenute del leader dell’Opera dei congressi, il conte Giovanni Battista Paganuzzi, con il quale polemizzò duramente nell’articolo Il crollo di Venezia, pubblicato su Cultura sociale il 16 agosto 1902. Lo stesso mese, il 24, tenne a San Marino un discorso, successivamente pubblicato con il titolo Libertà e cristianesimo, nel quale sostenne l’idea che a fondamento della vera libertà vi fosse l’approfondimento culturale in campo teologico e politico. Tali affermazioni gli procurarono la censura ufficiale da parte dell’autorità ecclesiastica, per opera di Pietro Respighi, cardinale vicario di Roma. Nello stesso anno, inoltre, risultarono bocciati il suo progetto di candidarsi sindaco alle elezioni comunali di Roma e la sua candidatura a membro del Comitato permanente dell’Opera dei congressi. A seguito di tali eventi, Murri coltivò propositi di ritiro dalla vita politica – eventualità alla quale accennò nel discorso Quel che volemmo (1903) – e tuttavia rinunciò all’idea, ottenendo anzi al Congresso cattolico tenutosi a Bologna nel novembre 1903 un notevole successo personale e di linea politica. Tuttavia, nel 1904, il nuovo pontefice Pio X – succeduto l’anno precedente a Leone XIII e già da patriarca di Venezia entrato in polemica con Murri – decretò lo scioglimento dell’Opera dei congressi, lasciando Murri e i suoi sostenitori privi della principale tribuna operativa delle loro battaglie politiche. Ebbe così inizio per Murri un quinquennio di grande difficoltà, segnato – oltre che dalla costituzione della Lega democratica nazionale – dal coinvolgimento nell’accusa di modernismo e da rapporti sempre più tesi con l’autorità ecclesiastica.

Il vuoto politico creato dalla soppressione dell’Opera dei congressi portò i cattolici a elaborare nuove ipotesi e prospettive d’azione, risolte – alle elezioni del novembre 1904 – da accordi e intese d’impronta clerico-moderata, posizioni opposte ai capisaldi dell’elaborazione politica murriana. Di fronte al tipo di scelte, Murri iniziò a riflettere sull’idea di costituire un partito aconfessionale, non dipendente dalla S. Sede. In questa linea d’intenti, modificò il nome della Società italiana cattolica di cultura in Società nazionale di cultura. Allo stesso proposito accennò in una lettera aperta inviata nell’ottobre 1905 a Filippo Turati – suscitandone la replica sarcastica – invitandolo a prendere in considerazione la possibilità di un’alleanza tra il Partito socialista e le forze progressiste del mondo cattolico. A dicembre costituì la Lega democratica nazionale, movimento di ispirazione cattolica ma tendenzialmente aconfessionale, giustificato a partire da riferimenti alla dottrina di Tommaso d’Aquino. Tuttavia, pur varando la Lega democratica nazionale, preso atto del fallimento del tentativo di creare un partito cattolico – per il quale s’era speso fin dal 1898 – Murri ritenne giunto il momento di procedere a una nuova fase della propria elaborazione intellettuale. Per questa ragione optò per la soppressione di Cultura sociale e diede vita a un nuovo periodico, Rivista di cultura, attività cui affiancò una sempre più frequente collaborazione con riviste e giornali laici. Alla decisione di chiudere Cultura sociale non erano poi estranee le crescenti censure che il periodico era costretto a subire da parte della S. Sede.

Da un punto di vista teologico-culturale, l’attenzione dedicata da Murri alla problematica religiosa e ai testi di Alfred Firmin Loisy, George Tyrrell e Maurice Blondel, premesse della crisi modernista, e da un punto di vista politico-religioso le critiche espresse nei confronti del nunzio Carlo Montagnini in occasione delle leggi di separazione del 1905 e della rottura delle relazioni diplomatiche tra il Vaticano e la Francia, attirarono su Murri una più pesante condanna pontificia: nell’aprile 1907 fu sospeso a divinis dal vescovo di Fermo Carlo Castelli, secondo l’esplicita richiesta formulata da Pio X. Il provvedimento giunse tra l’altro nel momento in cui la lotta ingaggiata contro il modernismo toccava il culmine, con la condanna pronunciata dal papa nell’enciclica Pascendi dell’8 settembre 1907. Pur non avendo condiviso le posizioni teologiche e filosofiche dei modernisti, Murri – che se ne era occupato nei suoi scritti critici – finì per essere accomunato nella stessa condanna pronunciata nei loro confronti.

Tra il 1907 e il 1909 i tentativi di arrivare a una riconciliazione con la S. Sede si risolsero in un fallimento. Infine – esito finale d’uno scontro tra posizioni ormai troppo distanti tra loro – la decisione di Murri di presentarsi candidato alle elezioni politiche del marzo 1909 nonostante le proibizioni vigenti in materia compromise definitivamente la sua posizione. Al termine della campagna elettorale, grazie all’appoggio della Lega democratica, dei radicali e dei socialisti, Murri risultò eletto deputato al Parlamento per il collegio di Montegiorgio (Ascoli Piceno) e venne scomunicato, escluso dalla comunione e da ogni contatto con il mondo cattolico.

Nonostante l’intensa attività di parlamentare, giornalista e conferenziere, il provvedimento di scomunica costituì per Murri un colpo durissimo, che gli fece ancor più il vuoto intorno. Gli stessi membri della Lega democratica, che pure per un certo periodo non cessarono di costituire i suoi interlocutori privilegiati, cominciarono a considerare la sua presenza come un pericolo di non poco conto, in grado di attirare sul movimento – politico e non religioso – la stessa condanna di modernismo che aveva colpito Murri. Al Congresso della Lega tenutosi a Imola nel 1910 la questione fu posta ma in qualche modo superata; tuttavia il successivo Congresso di Firenze del 1911 sancì l’inevitabile rottura tra Murri e la Lega.

A un isolamento politico ormai quasi completo si aggiunse – il 24 aprile 1912 a Roma – un gesto di fortissimo significato simbolico, e cioè il matrimonio di Murri con Ragnhild Lund, figlia del presidente del Senato norvegese. La distanza posta tra Murri e la Chiesa cattolica pareva ormai abissale. L’anno seguente, alle elezioni del 1913, si ripresentò candidato alle elezioni politiche e – dopo una durissima campagna elettorale in cui ebbe come principale avversario proprio il fronte clerico-moderato – per una manciata di voti non fu rieletto. Allo scoppio della prima guerra mondiale, aderì all’interventismo democratico. Al termine del conflitto, la fondazione del Partito popolare operata nel gennaio 1919 da parte di don Luigi Sturzo e la rimozione del Non expedit da parte di papa Benedetto XV nel novembre dello stesso anno lo indussero a un primo ripensamento della propria attività politica. Tale bilancio confluì nel volume Dalla Democrazia cristiana al Partito popolare italiano (1920), cui fecero seguito, nel 1921, i testi Socializzazione e Lo Stato e i partiti politici nel dopoguerra.

Dal 1919 incominciò inoltre a far parte della redazione del quotidiano Il Resto del Carlino, occupando anche per qualche anno la direzione dell’ufficio romano di corrispondenza del quotidiano: conservò il posto fino al 1942, nonostante la mai avvenuta iscrizione al Partito fascista. Tuttavia, un progressivo avvicinamento di Murri al fascismo si registrò – attraverso la lettura dell’esperienza bellica e i presupposti antisocialisti e antiliberali del suo pensiero, oltre che per il tramite dell’idealismo di Giovanni Gentile – quando, abbandonata l’idea di fare della Chiesa la guida del desiderato rinnovamento della vita del paese, sembrò affidare tale compito allo Stato.

Frutti principali dell’itinerario di avvicinamento al fascismo, in cui si inscrisse anche la collaborazione con Critica fascista di Giuseppe Bottai, furono, all’indomani dei Patti lateranensi, L’ulivo di Santena. Note sulla conciliazione, pubblicato nel 1929, e L’idea universale di Roma, edito nel 1937.

Negli ultimi anni di vita Murri si spinse nuovamente verso il campo degli studi religiosi, tentando una sistematizzazione delle sue riflessioni nel volume Alla ricerca di te stesso (1939) che costituì, come notò don Francesco Olgiati, il primo passo verso un cammino di progressiva riconciliazione tra l’autore e la Chiesa. Fu l’obiettivo che segnò l’ultimo scorcio della sua vita e si realizzò nel novembre 1943, anche grazie all’interessamento diretto di papa Pio XII. Sempre nel 1943 pubblicò Il messaggio cristiano e la storia e La conoscenza mistica nella vita dello spirito; il suo ultimo volume, La Democrazia cristiana italiana (1945), uscì invece postumo.

Morì a Roma il 12 marzo 1944.

La bibliografia degli scritti di Murri è in Cecchini, 1973, pp. 213-227, e Id., 1982, pp. 363-371. Si vedano inoltre: Battaglie d’oggi, 1901-1904, ristampato con Libertà e cristianesimo da Feltrinelli, Milano 1966; gli articoli di Cultura sociale e Il domani d’Italia nella ristampa Feltrinelli, Milano 1967; “La Vita nova” (1895-1896), a cura di F.M. Cecchini, Roma 1971; La Rerum novarum e Leone XIII, introduzione di L. Bedeschi, Urbino 1991; La storia e l’eterno, a cura di R. Cerrato, Urbino 1994; Corrispondenze politiche e religiose su “L’Osservatore cattolico” (1898-2000), a cura di D. Saresella, Urbino 1996; Mi giudicheranno i posteri a ciclo concluso, a cura di L. Bedeschi, Urbino 1997; Democrazia e cristianesimo. I principi comuni, a cura di P. Gianotti, Urbino 2007; Il messaggio cristiano e la storia, a cura di F. Mignini, Macerata 2007. Cfr. anche le lettere inviate a La Stampa nel settembre 1910 in Da Monarquia à República. Cartas portuguesas de R. M., a cura di J.M. Almeida, Lisboa 2010.

Fonti e Bibl.: La maggior parte delle carte Murri si trova nella sua casa di Gualdo di Macerata. Vi sono conservate anche ampie rassegne stampa, ordinate dallo stesso protagonista o riguardanti anni successivi alla morte. Il catalogo della biblioteca è pubblicato in appendice a R. M. nella storia politica e religiosa del suo tempo, Atti del convegno Fermo1970, a cura di G. Rossini, Roma 1972. Le relazioni tenute al convegno sono ristampate in S. Fontana - F. Traniello - M. Guasco, R. M., Roma 1977. La maggior parte della corrispondenza di Murri (72 faldoni che coprono gli anni 1893-1944) è conservata all’Università di Urbino, presso la Fondazione Murri; altre lettere sono presso l’Archivio storico arcivescovile di Fermo, Fondo Castelli, l’Archivio dell’Istituto Luigi Sturzo, Fondo Sturzo, e de La Civiltà cattolica di Roma, Fondo Rosa. Per quanto riguarda le fonti edite, cfr. i 32 volumi di Fonti e documenti pubblicati dal 1972 dal Centro studi per la storia del modernismo di Urbino e inoltre: Lettera pastorale di mons. Carlo Castelli arcivescovo e principe di Fermo al clero della sua archidiocesi. La verità sul caso del sacerdote R. M., Roma 1910; L. Bedeschi, Carteggio. Lettere a M., Roma 1970-77; Id., La corrispondenza inedita fra Sturzo e M. (1898-1906), in Storia contemporanea, II (1971), 2, pp. 739-802; Id., M., Sturzo, De Gasperi. Ricostruzione storica ed epistolario (1898-1906), Cinisello Balsamo 1994; P. Petruzzi, Lettere inedite di Pio X a mons. Carlo Castelli sul caso M., in Firmana. Quaderni di teologia e Pastorale, 2000, pp. 166-191; L. Bedeschi, Due coscienze a disagio. R. M. e Tommaso Gallarati Scotti (Carteggio 1902-1912), Cinisello Balsamo 2002; Carteggio (1905-1909). Antonio Fogazzaro, R. M., a cura di P. Marangon, Vicenza 2004. Si veda inoltre: L. Dal Pane, Antonio Labriola e R. M., in Scritti di sociologia e politica in onore di Luigi Sturzo, I, Bologna 1953, pp. 517-554; C. Peronio, Posizione di R. M. di fronte alla Chiesa negli anni 1898-1909, Alba 1954; L. Ambrosoli, Il primo movimento democratico cristiano in Italia (1897-1904), Roma 1958; E. Santarelli, Radica-lismo e integralismo nell’esperienza politica di R. M., Ancona 1959; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961; G. Cappelli, R. M. Contributo per una biografia, Roma 1965; P. Scoppola, Coscienza religiosa e democrazia nell’Italia contemporanea, Bologna 1966; L. Bedeschi, Il modernismo e R. M. in Emilia e Romagna, Parma 1967; Id., Dal movimento di M. all’appello di Sturzo, Milano 1969; S. Zoppi, R. M. e la prima democrazia cristiana, Firenze 1968; M. Guasco, R. M. e il modernismo, Roma 1968; F.M. Cecchini, M. e il murrismo, Urbino 1973; P. Grassi, Il discorso di S. Marino 1902, Chiaravalle 1974; L. Bedeschi, Il giovane De Gasperi e l’incontro con R. M., Milano 1974; Id., R. M., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, III, Roma 1977, pp. 616-626; M. Guasco, Il caso M. dalla sospensione alla scomunica, Urbino 1978; C. Giovannini, R. M. dal radicalismo al fascismo, Bologna 1981; F.M. Cecchini, R. M., Roma 1982; M. Guasco, R. M., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, a cura di F. Traniello - G. Campanini, II, Casale Monferrato 1982, pp. 414-422; Id., R. M. Tra la “Cultura sociale” e “Il domani d’Italia” (1898-1906), Roma 1988; Il pensiero politico di R. M. Con un’antologia degli scritti, a cura del Centro studi Romolo Murri, Ancona 1993; F. Biasutti et al., R. M. Il divenire della coscienza, Ancona 1993; D. Saresella, R. M. e il movimento socialista 1891-1907, Urbino 1994; B. Marcucci, R. M. e la scelta radicale, Venezia 1994; A. Botti et al., R. M. a cinquant’anni dalla morte 1944-1994, Ancona 1996; L. D’Angelo et al., Il concetto di democrazia nel pensiero di R. M., Ancona 1996; A. Botti, R. M. e l’anticlericalismo negli anni de “La Voce”, Urbino 1996; G. Gronchi, Quello che ha significato R. M.: profilo del leader con autobiografia inedita, a cura di L. Bedeschi, Urbino 1997; R. Cerrato, R. M. attraverso la guerra e il fascismo, Urbino 1997; L. Bedeschi, Cristianesimo e libertà. Il discorso di R. M. (San Marino 1902), Urbino 1999; R. M. e i murrismi in Italia e in Europa cent’anni dopo, a cura di I. Biagioli - A. Botti - R. Cerrato, Urbino 2004; T. Chiurchiù, Il movimento cattolico nell’arcidiocesi di Fermo (1870-1919), in Supplementi di Firmana, 2004, n. 2; P. Scoppola, R. M., in Enciclopedia filosofica, a cura di V. Melchiorre, VIII, Milano 2006, pp. 7683-7685; L. D’Angelo, Il radicalismo sociale di R. M. (1912-1920), Milano 2007.

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