Rosacee

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Rosacee

Laura Costanzo

Una famiglia cosmopolita

L’importante famiglia delle Rosacee è formata da diverse piante a noi molto familiari: basta menzionare la rosa e le numerose varietà che l’uomo ha selezionato negli anni a partire da quella selvatica. La famiglia delle Rosacee comprende anche forme erbacee, arbustive o arboree che crescono spontaneamente, tra cui molte coltivate sin dai tempi antichi per i loro frutti mangerecci

Piante dai frutti più diversi

La famiglia delle Rosacee comprende circa 3.000 specie cosmopolite (cioè che vivono dappertutto), per lo più presenti nell’emisfero boreale. Sono piante popolari anche perché, nel corso delle stagioni, riforniscono le nostre tavole di frutti o semi appetitosi. Comprendono piante erbacee o arbustive come quelle che producono fragole, more e lamponi o alberi come meli, peri, ciliegi, nespoli, mandorli, peschi, prugni, cotogni e albicocchi. Quasi tutte hanno fiori ermafroditi perché provvisti di stami e carpelli, cioè gli organi sessuali maschili e femminili. La maggior parte ha 5 sepali, 5 petali e un numero di stami multiplo di 5 perché corrispondenti a più gruppi di 5 stami.

I carpelli che proteggono la cellula uovo, situati e protetti nella parte più interna del fiore, sono invece in numero variabile. Tutti i fiori di questa famiglia producono una sostanza zuccherina (nettare): gli insetti impollinatori (impollinazione), attratti dal nettare, passano da un fiore all’altro e trasportano il polline.

Rosacee selvatiche facili da riconoscere

Basta passeggiare in una boscaglia aperta a tratti interrotta da piante arbustive per imbattersi nella rosa selvatica (Rosa canina) e nel biancospino comune (Crategus monogyna), due arbusti, o piccoli alberelli, molto diffusi che appartengono a questa famiglia.

L’elemento comune che permette di riconoscerli è la presenza di spine. Dopo esserci accertati che i loro rami siano spinosi, è opportuno osservare i caratteri non comuni come la forma delle loro foglie e, in primavera, i loro fiori. Molti, tuttavia, stenterebbero a riconoscere la parentela della rosa selvatica con quelle coltivate per il suo fiore, che è molto diverso in quanto fornito di pochi petali e di numerosi stami molto evidenti. Le sue foglie, invece, sono simili a quelle che siamo abituati a vedere nelle rose dei vivai. Si tratta di foglie composte e imparipennate in quanto formate da un numero dispari (5 o 7) di foglioline, con margini seghettati. Quattro o sei foglioline sono disposte ai lati di un asse verde, mentre la quinta o la settima sono situate alla sua estremità terminale. Il biancospino, invece, ha fiori bianchi e foglie con 3 o 7 lobi facili da riconoscere perché ricordano vagamente quelle del prezzemolo.

Che varietà di frutti!

La famiglia delle Rosacee comprende soprattutto alberi bassi che a primavera diventano particolarmente attraenti per la loro chioma bianca o rosata dovuta allo sviluppo dei fiori, che a volte precede quello delle foglie. A differenza delle rose, questi alberelli hanno per lo più foglie semplici ovali o lanceolate e sono coltivati sin dall’antichità soprattutto per i loro gustosi frutti. Forma, colore, consistenza, sapore e dimensioni dipendono dalle varietà selezionate dall’uomo. Melo, pero e ciliegio crescevano e crescono spontaneamente in Europa centrale dove già dall’età della pietra erano molto apprezzati e curati per i loro frutti.

Sono originari dell’Asia, invece, nespolo, albicocco, mandorlo e cotogno. Raccogliere i frutti prodotti da tutte le piante di questa famiglia permette di scoprire le differenze, molto accentuate, tra i frutti stessi. Chi non conosce i pomi prodotti dai meli o dai peri, i frutti delle fragole e le capsule rosse o gialle delle rose, più o meno allungate, dette cinorridi? I botanici li chiamano tutti falsi frutti perché la loro parte carnosa si forma solo in seguito all’ingrossamento del ricettacolo che sorreggeva il fiore. Nella fragola, per esempio, i veri frutti (sembrano semi minuscoli e secchi disseminati sulla superficie carnosa e rossa) sono dai botanici chiamati acheni. Ciliegie, pesche, prugne o albicocche, invece, sono veri e propri frutti, che i botanici chiamano drupe, con una parte esterna carnosa e un nocciolo interno legnoso.

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