ROTIFERI

Enciclopedia Italiana (1936)

ROTIFERI (lat. scient. Rotatoria; ted. Rädertierchen; ingl. wheel animalcules)

Pasquale Pasquini

Scoperti probabilmente da J. Harris nel 1696 e descritti più ampiamente da Eichhorn prima (1761), da C. G. Ehrenberg poi (1838), più di recente (1923) da C. Wesemberg-Lund e da numerosi altri, rappresentano un gruppo caratteristico di animali, fra i comunissimi abitatori delle acque dolci, di grande interesse sistematico e biologico. Sono Metazoi di dimensioni microscopiche, cosmopoliti, limnetici, del plancton dei laghi, delle raccolte d'acque stagnanti, delle infusioni organiche (O. Müller, 1786), dove accompagnano la faunula degl'Infusorî, oppure viventi fra i muschi o nel terreno umido, con pochi rappresentanti delle acque salmastre e marine (una settantina di specie). Alcune forme sono parassite o inquiline di Alghe, Oligocheti, Crostacei, Oloturie, ecc.

Sono caratterizzati dalla simmetria bilaterale del corpo e dal possedere, salvo rarissime eccezioni, all'estremità anteriore un disco o corona che serve per il movimento e per la presa degli alimenti. A questa corona, talvolta biloba, a cui il movimento ciliare dà l'aspetto di una ruota girevole, si deve il nome del genere Rotifer descritto nel 1702 da A. Leeuwenhoek ed esteso poi a tutto il gruppo. La corona, che può essere frequentemente retrattile per il giuoco di particolari muscoli, e più o meno ridotta in alcuni generi parassiti, varia nella struttura e nella forma nelle diverse specie, costituendo un ottimo criterio per la classificazione.

Morfologia. - Hanno forma cilindrica, talora allungata, oppure ovoide, sferica, conica o appiattita; di dimensioni assai varie (da pochi decimi di mm. a parecchi mm. di lunghezza) con il corpo generalmente terminante, nella regione opposta alla corona, in un peduncolo caudale o piede provvisto di muscoli e di ghiandole adesive, spesso bifido o espanso a disco, che serve a fare aderire il corpo al substrato. Parecchie forme sono tubicole.

L'apparato digerente si apre all'esterno anteriormente e subventralmente nella bocca, che è situata al centro di un infossamento imbutiforme a pareti finemente ciliate e che si continua in una ristretta faringe dilatantesi in un sacco muscoloso, il ventriglio o mastax; questo consta di un sistema di pezzi chitinosi (trophi) articolati fra loro, di varia forma (a martello, a incudine, ramificati, uncinati, forcuti) e funzionanti, nel loro complesso, da apparato trituratore del cibo. Nella faringe si aprono i condotti di due ghiandole salivari. Dalla faringe per un sottile esofago, anch'esso ciliato, il cibo passa nello stomaco che è provvisto di un paio di ghiandole gastriche e quindi nell'intestino che si apre, di regola, posteriormente e dorsalmente in una cloaca situata anteriormente al piede. In alcune forme lo stomaco è un sacco a fondo cieco.

La cavità viscerale, che non è rivestita di un epitelio proprio, è limitata dalla parete stessa del corpo, unistratificata, spesso chitinosa e differenziata in una sorta di esoscheletro o lorica. Attraverso tale parete si compiono gli scambî , respiratorî. Manca un vero sistema circolatorio.

Come organi di escrezione si trovano un paio di protonefridî modificati, sottili canalicoli, talora circonvoluti, a pareti di diverso spessore che terminano a fondo cieco al disotto del disco con una membrana ondulante o un fascetto di ciglia vibratili, simile a quello che caratterizza le "cellule a fiamma" dei Platelminti. Tali canalicoli possono essere riuniti da un canale trasversale nella parte anteriore dell'animale, e confluiscono, di regola, in una vescicola contrattile mediana, versando i loro prodotti di escrezione nella parte ventrale della cloaca ove sbocca anche l'intestino

Il sistema nervoso è rappresentato da un grosso ganglio cerebroide. situato dorsalmente al mastax, dal quale si dipartono nervi longitudinali che si portano ai varî organi: talora (Bdelloidea) è anche presente un piccolo ganglio ventrale alla faringe, connesso a quello dorsale mediante un cingolo. In relazione con il ganglio cerebroide e con i nervi si trovano organi di senso di varia natura: organi tattili, macule fotoricettrici Pigmentate, talora associate a differenziamenti lenticolari e, in relazione con la corona ciliata, appendici tattili di vario tipo; organi di senso caratteristici di questi animali sono le cosiddette antenne, le laterali ai lati del corpo, spesso retrattili, e le dorsali nella regione cefalica.

La muscolatura è ben sviluppata: liscia e striata; striati sono i muscoli della parete del corpo, trasversali e longitudinali; altri in relazione con la corona, con il piede, con le antenne, ecc. I movimenti dei Rotiferi sono attivissimi, sia che nuotino per mezzo delle ciglia vibratili del disco, avvitandosi nell'acqua a guisa d'Infusorî e descrivendo una spirale, sia che, come i Bdelloidei, progrediscano a modo di sanguisughe accorciando e allungando il corpo e fissandosi col piede (arpenteurs dei Francesi).

Sviluppo. - I sessi sono separati: il maschio, ridotto, in genere molto più piccolo della femmina, con apparato digerente rudimentale o addirittura assente, è raro e in talune specie non conosciuto. Così nella maggioranza dei Rotiferi gl'individui sono prevalentemente o esclusivamente di sesso femminile e si riproducono per partenogenesi. La femmina è provvista di un ovario situato ventralmente all'intestino e nella regione posteriore del corpo, distinto in un ovario o germigeno e in un vitellogeno molto sviluppato: dall'ovario, attraverso un ovidutto sacciforme, le uova vengono poi emesse dalla cloaca. In alcune specie vivipare una porzione allargata dell'ovidutto può funzionare da utero. Nel maschio si ha uno spermario o testicolo che si continua con un largo deferente che sbocca con un'apertura ciliata. La porzione terminale del deferente può, estroflettendosi, funzionare come organo copulatore.

Le uova fecondate sono del tipo delle "uova durevoli" o d' "inverno", resistenti cioè a condizioni sfavorevoli; quelle partogenetiche, in certe condizioni, possono dare origine a maschi e a femmine e sono di dimensioni diverse, più piccole quelle maschili, più grandi le femminili. In molte specie vi è alternanza di generazione fra individui partenogenetici e individui sessuati, con cicli più o meno regolari e complicati (v. partenogenesi). La segmentazione delle uova ricorda sotto varî aspetti quella delle uova dei Molluschi e di alcuni Anellidi marini: sono oloblastiche ma con segmentazione molto ineguale.

Classificazione. - Dal punto di vista delle loro affinità sistematiche, i Rotiferi sono stati considerati da alcuni (Th. Huxley) come rappresentanti di forme assai primitive e come tali ricondotti, in base ad alcuni caratteri della loro organizzazione, a forme larvali di Molluschi, Anellidi, in specie alle trocofore dei Policheti (v. anellidi); da altri (M. Hartog) avvicinati alle larve dei Turbellarî e dei Nemertini e da alcuni autori perfino a larve di Crostacei. Oggi si discute ancora sulla posizione zoologica di questi animali, che alcuni trattati moderni pongono in un grande tipo (Nemathelminthes) che comprenderebbe i Rotiferi, i Gastrotrichi, gli Echinoderi, i Nematodi, i Nematomorfi e gli Acantocefali. Ma tali riavvicinamenti sono da accettarsi con riserva. Secondo la classificazione di C. T. Hudson e P. H. Gosse la classe dei Rotiferi comprende le due sottoclassi dei Monogonodonta e dei Digonodonta, i primi caratterizzati dal possedere un solo ovario a differenza degli altri che ne hanno due. Ai Monogonodonta si riferiscono quasi tutti i Rotiferi conosciuti eccettuati i Bdelloidea unico ordine rappresentante i Digonodonta con le famiglie Philodinidae e Adinetidae. I Monogonodonta comprendono gli ordini dei Rhizota, Ploima e Scirtopoda suddivisi in circa 25 famiglie. Fra le più numerose di generi e di specie ricordiamo: Floscularidae, Melicertidae, Asplanchnidae, Thriarthridae, Notommatidae, Hydatinidae, Rattulidae, Salpinidae, Pterodinidae, Brachionidae, Anuraeidae, Apsilidae, ecc.

Bibl.: A. Collin, H. Dieffenback, R. Sachae, M. Voigt, Rotatoria und Gastrotricha, in Die Süsswasserfauna Deutschlands, Jena 1912; H. S. Jennings, The Wheel animalcules (Rotatoria), in Fresh Water Biology, Londra 1918; C. T. Hudson e P. H. Gosse, The Rotifera or Wheel animalcules, Londra 1889; M. Hartog, Rotifera, Gastrotricha and Kinorhyncha, in The Cambridge Natural History, Londra 1896; C. Wesenberg-Lund, Rotatoria, in W. Kükenthal, Handbuch der Zoologie, II, Berlino e Lipsia 1929, fasc. 4°; C. Zelinka, Studien über Rotiferen, in Zeitschr. für Wiss. Zool., 1888, 1891.