BARNEVILLE, Ruggero di

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)

BARNEVILLE, Ruggero di

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Barone normanno originario del distretto di Costanza, dipartimento delle Marche, fu feudatario in Sicilia negli ultimi due decenni del sec. XI. In data imprecisata effettuò alcune importanti concessioni al monastero di S. Bartolomeo di Lipari, donando fra l'Altro anche la chiesa di S. Pietro di Castronuovo- Nell'agosto dei 1086 era presente, a Palermo, alla donazione della chiesa della S. Trinità di Bari, effettuata a favore del monastero di Cava dal nuovo duca di Puglia Ruggero Borsa; nel 1094 e nel 1095 sottoscrisse rispettivamente al documento di fondazione del monastero di S. Salvatore di Patti e a un privilegio per la Chiesa di Palermo, emanato dal conte Ruggero I di Sicilia.

La notorietà del B. è comunque legata non all'Attività, del tutto normale, da lui svolta in Sicilia come vassallo del conte Ruggero I, ma alla sua valorosa partecipazione alla prima crociata. Egli non partì con l'Armata raccolta da Boemondo, ma, qualche mese più tardi, con quella guidata da Roberto conte di Normandia e da suo cugino Stefano conte di Blois e di Chartres, che s'imbarcò a Brindisi per i Balcani il 5 apr. 1097. Il primo fatto d'Armi cui il B. partecipò fu, nel maggio-giugno di quell'anno, l'Assedio di Nicea, nel corso del quale egli contribuì a respingere un tentativo di sbloccare la piazza abbozzato, dai Turchi. Ma la fama di valoroso guerriero conquistata presto dal B. e diffusasi anche fra i Turchi ("apud eosdem Turcos notissimus et famosus" lo dice Albertus Aquensis, p. 381) fu dovuta soprattutto alle gesta da lui compiute durante la battaglia del "ponte di ferro", avvenuta il 20 ott. 1097, quando i crociati, appressandosi ad Antiochia, dovettero forzare il passaggio del fiume Oronte. In quell'occasione il B., agli ordini di Roberto conte di Normandia, contribuì efficacemente a rompere le schiere della fanteria turca. Il giorno dopo, durante la marcia di avvicinamento ad Antiochia, egli dovette provvedere alla protezione della retroguardia dell'esercito crociato, e, quando fu stretto il blocco intorno alla città, ricevette il comando di un settore del fronte di assedio, fra gli altri capi normanni.

Durante il lungo assedio di Antiochia (ottobre 1097-3 giugno 1098) il B. ebbe modo di porre in luce il suo valore in numerosi combattimenti ("in insidiis Turcorum assiduus et saepius strages exercens ": Albertus Aquensis, p. 381) e accrebbe il prestigio di cui godeva fra i crociati e i Turchi stessi partecipando alle trattative per gli scambi di prigionieri che si svolgevano fra le due parti.

Il giorno seguente alla conquista della città da parte dei crociati, e cioè il 4 giugno 1098, egli, mentre respingeva un'incursione di arcieri turchi, fu ucciso in combattimento. La sua morte è narrata in maniera diversa dai vari cronisti: tutti, comunque, ne celebrano l'eroismo; particolare rilievo è ad essa dato dall'Anonimo autore della Chanson d'Antioche, che gli dedica l'intero quarto paragrafo del VII canto.

Il suo corpo fu recuperato dai crociati e seppellito con grandi onori nella chiesa di S. Pietro di Antiochia.

Si ha notizia di una sua figlia a nome Rocca, sposata a Guglielmo di Créon.

Fonti e Bibl.: R. Pìrro-A. Mongitore, Sicilia sacra, Panornú 1733, 1, p. 76; 11, p. 770; La Chanson d'Antioche, a cura di P. Paris, Paris 1848, 1, p. 259; II, pp. 140 s.; Gesta Francorum et aliorum Hierosolymitanorum, in Recueil des historiens des Croisades. Ristoriens occidentaux, III, Paris 1866, p. 127; Historia peregrinorum euntium Ierusolymam, ibid., pp. 181, 198; Raimundi de Aguilers Historia Francorum, ibid., p. 252; Roberti monachi Historia Hierosolimitana, ibid., pp. 808 s.; Anselmi de Ribodi Monte ad Manassem archiepiscopum Remensem Epistola, ibid., p. 892; P. Guillaume, Essai historique sur l'Abbaye de Cavá, Cava dei Tirreni 1877, doc. II, pp. XIII-XIV, Baldrici episcopi Dolensis Historia Hierosolymitana, in Recueil des historiens des Croisades. ffistoriens occidentaux, IV, Paris 1879, p. 28; Alberti Aquensis Historia Hierosolymitana, ibid., pp. 320, 362, 365, 366, 381, 407 L; Anonymi Gesta Francorum, a cura di H. Hagenmeyer, Heidelberg 1890, pp. 185 S., 317; F. Chaiandon, Histoire de la domination normande dans l'italie et en Sicile, Paris 1907, I, p. 290; 11, p. 108; L. T. White, Latin monasticism in Norman Sicílyl Cambridge Mass. 1938, p. 81; E. Jamison, Some notes on the Anonymi Gesta Francorum, in Studies in French language and mediaeval literature presented to M. K. Pope, Manchester 1939, pp. 207-5; E. Pontieri, I Normanni dell'italia meridionale e la prima Crociata, in Arch. stor. ital, CXIV (1956), p. 14; L. R. Menager, Amiratlg, L'emirat et les origines de l'Amirauté, Paris 1960, p. 25.

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