FOCARDI, Ruggero

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FOCARDI, Ruggero

Stefania Frezzotti

Figlio di Pietro Leopoldo e di Elisa Berti, nacque a Firenze il 16 luglio 1864. Proveniente da una famiglia di artisti (sia il padre che il fratello maggiore, Giovanni, erano scultori), si dedicò alla pittura. Esordì nel 1881 alla Royal Academy di Londra, dove viveva il fratello, esponendo le incisioni Pater noster e Un po' d'elemosina per l'amor di Dio! (Franchi, 1903-04, ripr. p. 584), raffigurante un vecchio mendicante. Quest'opera, dal verismo fortemente intriso di intonazioni patetiche e sentimentali, fu scelta l'anno seguente dalla commissione del Circolo artistico di Firenze per una vendita di opere d'arte a favore degli alluvionati del Veneto. In tale occasione il F. venne notato da T. Signorini, membro della commissione; iniziò da quel momento tra i due una solida amicizia e una consuetudine di rapporti, che si estese poi a tutto il gruppo dei macchiaioli toscani, tra i quali G. Fattori, S. Lega, O. Borrani, L. Tommasi, L. Gioli.

La prima produzione del F. è condizionata dall'influenza del Signorini, non solo nello studio rigorosamente dal vero e nell'adesione alla poetica della "macchia", ma, soprattutto, nel taglio compositivo e nella descrittività analitica della scena. La maggiore ricchezza cromatica e la tematicá umanitaria lo avvicinano soprattutto ai macchiaioli della seconda generazione, o postmacchiaioli, come E. Ferroni, E. Cecconi e N. Cannicci.

Vari i soggetti rappresentati dal F., dai ritratti alle luminose marine di Livorno, agli studi di paesaggio nella varietà di effetti di luce e di condizioni atmosferiche, alle umili vicende di vita agreste e paesana. Con tali opere prese parte a numerose mostre, soprattutto di ambito fiorentino: Atmosfera di pioggia fu esposto alla mostra della Società promotrice di belle arti di Firenze nel 1884, mentre Effetto di pioggia e Siesta d'estate vennero presentati nel 1887 nell'ambito della medesima rassegna, alla quale il F. prese spesso parte anche in seguito; con Il gioco delle bocce (Firenze, Galleria d'arte moderna) partecipò all'Esposizione universale di Parigi del 1889 e con Vita campagnola (ibid.) al premio Baruzzi di Bologna del 1894; due anni dopo, inoltre, Il mercato di Settignano (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna) fu premiato alla mostra della Promotrice di Firenze.

Nel 1901 il F. partecipò al concorso indetto da Alinari per l'illustrazione della Commedia, rappresentando il canto XXXIII del Purgatorio, che sembra segnare una svolta nel suo stile, sia per il soggetto preraffaelita, sia per la tecnica, ispirata alla pittura divisionista di G. Previati. Il punto di contatto con tale diverso ambiente artistico sembra rappresentato dal pittore livornese P. Nomellini con il quale il F. condivise innumerevoli iniziative, in campo artistico ed espositivo (si veda il Ritratto del pittore Nomellini, esposto nel 1921 alla prima Biennale romana, che, insieme alla Testa di vecchio, dal 1921 al Museo d'arte italiana di Lima, in Perù, è una delle sue rare sculture). I contatti con il divisionismo non lasciarono tuttavia profonde tracce nel linguaggio figurativo del F., che per tutta la vita rimase stanzialmente fedele alla pittura di paesaggio e al bozzetto, al motivo lirico e familiare.

Alla sua attività di pittore (e secondariamente di incisore) il F. affiancò una brillante e dinamica attività di organizzatore, polemista e divulgatore, a difesa della pittura "di macchia". Nel 1896 collaborò, con gli altri macchiaioli., al settimanale artistico-letterario Fiammetta e a vari altri giornali e riviste, fra cui, nel 1905, il Secolo XX, con articoli di ispirazione socialisteggiante e umanitaria. Con M. Galli contribuì alla formazione dell'importante collezione di dipinti macchiaioli di E. Checcucci. Insegnò inoltre all'Accademia di belle arti di Firenze. Nel 1910 organizzò a Firenze la grande retrospettiva dell'arte toscana dell'Ottocento.

Anche nel Novecento il F. prese parte a numerose esposizioni: nel primo decennio partecipò più volte (1904, 1909, 1910) alle mostre della Promotrice di Firenze, società in cui ricoprì inoltre le cariche dì vicepresidente e di segretario artistico; nel 1913, sempre a Firenze, partecipò con cinque pezzi all'Esposizione internazionale di pittura, scultura, architettura e bianco e nero; con dipinti e sculture prese parte nel 1921 alla Biennale di Napoli e a quella romana; l'anno seguente partecipò alla Fiorentina primaverile e allestì, sempre a Firenze, una personale presso la galleria d'arte antica e moderna Alfredo Materazzi (tra le altre personali, si segnalano quelle alla galleria Pesaro di Milano nel 1928, presentato in catalogo da A. Lancellotti, e nel 1931). Espose inoltre alla Biennale di Venezia del 1924 e del 1926, alla III Biennale romana del 1925 e, sempre a Roma, alle tre edizioni della Mostra nazionale d'arte marinara (1926-1929).

Il F. morì a Quercianella, presso Livorno, il 25 febbr. 1934.

Anche il figlio del F., Piero, fu pittore. Nacque a Settignano, nei sobborghi di Firenze, il 21 maggio 1889. A soli quindici anni partecipò alla mostra della Società promotrice di belle arti di Firenze, dove espose due dipinti, Aratura e Crocevia a Setrignano (ripr. in Natura ed arte, XIII [1903-1904], pp. 142 s.), chiaramente influenzati dal naturalismo "post-macchiaiolo" del padre. Raggiunse tuttavia la sua autonomia aderendo alle ricerche cromatiche del divisionismo. Insieme con altri pittori, quali C. Prada, L. Dudreville, C. Maggi, fece parte dell'ultima generazione dei divisionisti associati alla galleria di A. Grubicy e da questo attivamente sostenuti con l'organizzazione di mostre in Italia e in Europa: il Salon des peintres divisionnistes di Parigi del 1907, ad esempio, dove Piero riscosse apprezzamenti da parte della critica (V. Rossi Sacchetti, I pittori divisionisti a Parigi, Parigi 1907), oppure le esposizioni internazionali di Amsterdam (1911) e Londra (1912).

Un suo paesaggio, Pomeriggio d'autunno (1913), è conservato al Museo d'arte italiana di Lima, in Perù, mentre Piante sul Garda, esposto nel 1921 alla prima Biennale romana, si trova alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Con sette paesaggi del Garda, dove si era trasferito (Ponente, 1994), prese parte nel 1920-21 alla Mostra del paesaggio italiano organizzata a Gardone Riviera. Nel 1922 espose accanto al padre nella personale che questi allestì a Firenze.

Trasferitosi nel 1937 in Francia, Piero morì a Cannes nel 1945.

Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate all'interno della voce cfr.: A. Franchi, Arte e artisti toscani dal 1850 a oggi, Firenze 1902, pp. 175-179; Id., R. F., in Natura ed arte, XIII (1903-1904), pp. 582 s.; F. Paolieri, F. F., in La Fiorentina primaverile (catal.), Firenze 1922, pp. 98 s.; P. Nomellini, R. F., in Bollettino di Bottega d'arte, III (1924), 6, pp. n.n.; I. Pelagatti - R. Tassi, Postmacchiaioli, Firenze 1962, p. 119; L. Caramel - C. Pirovano, Musei e Gallerie di Milano. Galleria d'arte moderna. Opere dell'800, II, Milano 1975, p. 319, fig. 929; ... E nell'idol suo si trasmutava. La Divina Commedia novamente illustrata da artisti italiani. Concorso Alinari 1900-1902 (catal.), a cura di C. Cresti - F. Solmi, Bologna 1979, pp. 109 s.; G. Piantoni, Alberto Grubicy mecenate e mercante, in Il divisionismo (catal., Trento), Milano 1990, I, pp. 254 s. (per Piero); P. Nicholls, Bagliore e oscurità, Milano 1990, p. 11 (per Piero); S. Bietoletti, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, II, p. 827 e ad Ind.; L'arte italiana del Novecento, a cura di E. Crispolti - M. Pratesi - G. Uzzani, La Toscana, Venezia 1991, ad Ind.; Il Garda nella pittura europea tra Ottocento e Novecento (catal.), Gardone Riviera 1994, p. 92 (per Piero); E. Longo, in M. Quesada, Museo d'arte ital. di Lima, Venezia 1994, pp. 113 s.; A. Ponente, ibid., p. 112 (per Piero); C. Pepi, in Dagli albori della macchia a Modigliani (catal., Monticchiello, Montalcino), Pontedera 1996, p. 10; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 131 s. (anche per Piero); A.M. Comanducci, Dizionario ... dei pittori ... italiani moderni e contemporanei, II, pp. 1241 s. (anche per Piero).

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