GRIECO, Ruggero

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 59 (2002)

GRIECO, Ruggero

Giuseppe Sircana

Nacque a Foggia il 19 ag. 1893 da Giuseppe, impiegato postale, e da Teodolinda Pomarici, appartenente a una famiglia di nobili decaduti.

Sulla formazione del G., rimasto orfano di padre all'età di sette anni, esercitò una grande influenza la madre, donna di forte personalità, di vasti interessi culturali e di simpatie democratiche e repubblicane.

Nel 1902 le precarie condizioni economiche della famiglia costrinsero il G. a proseguire gli studi presso un collegio per orfani degli impiegati civili dello Stato a Spoleto, dove, nel giugno 1912, conseguì il diploma di agronomo con il massimo dei voti. A contatto con una realtà dove era forte e influente il movimento socialista, il G. ne aveva intanto sposato la causa e il 4 luglio, al momento di lasciare Spoleto, tenne, presso la locale sezione del Partito socialista italiano (PSI), una conferenza su "La morale sociale e l'idea socialista".

Tornato a Foggia, il G. visse una breve ma significativa esperienza al fianco del presidente della Lega dei contadini e, ai primi di settembre, si iscrisse al PSI. A novembre, per frequentare la scuola superiore di agricoltura, si trasferì a Portici, dove c'era una combattiva classe operaia alla quale si rivolgevano la predicazione e l'iniziativa politica di A. Bordiga. Il G., subito attratto dalla vivacità dell'ambiente politico, trascurò gli studi, prese a frequentare la sezione socialista di Portici e a collaborare alla redazione de Il Lavoro, un quindicinale che, insieme con La Voce di Castellammare di Stabia e Il Socialista di Napoli, esprimeva le posizioni rivoluzionarie e intransigenti di Bordiga.

Di questo il G. divenne amico e stretto collaboratore, condividendone gli orientamenti, anche se tra i due c'era diversità di vedute sul problema dei contadini e su quello del Mezzogiorno. Il G. riteneva infatti necessario rivolgere l'iniziativa politica, oltre che agli operai dell'industria, anche ai lavoratori della terra, mentre nel suo tentativo di leggere la questione meridionale, al di là degli schemi, si avvertiva l'influsso della lezione di G. Salvemini.

Colpito profondamente dalla morte della madre, avvenuta il 5 sett. 1913, il G. dovette affrontare gravi difficoltà economiche, che lo indussero, nel novembre di quell'anno, a interrompere gli studi. Lasciata Portici, si trasferì a Roma, dove trovò precario impiego nella pubblicistica letteraria e artistica, mantenendo tuttavia stretti rapporti con Bordiga e con l'ambiente socialista partenopeo. Il 1° giugno 1915 il G. venne chiamato alle armi e, dopo aver frequentato il corso allievi ufficiali di Parma, ebbe la nomina a sottotenente. Durante il periodo bellico svolse compiti di istruttore a Foggia e fu quindi inviato nella zona del fronte in Veneto e in Friuli.

Al termine della guerra il G. tornò a Roma, dove riprese la sua attività giornalistica collaborando alla rivista letteraria Fantasma di R. Marvasi. Riprese anche i contatti con i suoi compagni di Roma e di Napoli, con i quali condivise l'esigenza di imprimere una forte spinta all'iniziativa rivoluzionaria del proletariato italiano sull'esempio di quanto era avvenuto in Russia. All'inizio del 1919 il G. aderì alla frazione astensionista di Bordiga e in rappresentanza di essa, nel febbraio 1920, entrò a far parte, in qualità di "aggregato", della segreteria nazionale del PSI. L'assunzione di un così importante incarico rappresentò una svolta nella vita del G. che, insieme con B. Forticiari e L. Repossi, fu tra i "bordighiani" protagonisti della costituzione del Partito comunista d'Italia (PCd'I). Fu il G. a redigere la dichiarazione, letta da Bordiga il 21 genn. 1921, con cui la frazione comunista abbandonava i lavori del XVII congresso del PSI e si convocava altrove per fondare il PCd'I. Quello stesso giorno venne eletto il comitato esecutivo del nuovo partito e il G. fu chiamato a farne parte.

In questa fase il G. svolse un ruolo importante nella definizione degli indirizzi politici del partito, ben al di là dei suoi compiti di dirigente dell'organizzazione. In totale sintonia con Bordiga, il G. considerava il partito portatore di una "disciplina etica" che occorreva preservare da contaminazioni. Tale atteggiamento era alla base del rifiuto, non condiviso da A. Gramsci, di aderire al movimento degli Arditi del popolo e di procedere alla fusione con il PSI secondo i deliberati del IV congresso dell'Internazionale comunista (novembre 1922).

Il 29 dic. 1922 il G. subì il suo primo arresto e fu trattenuto in carcere "per sospetto" fino al 4 genn. 1923. Nei due mesi successivi, la sua soddisfazione per il fallimento dell'ipotesi di fusione con il PSI fu minata dalla grave preoccupazione per l'acuirsi del contrasto con l'Internazionale comunista. Il G. ritenne pertanto opportuno indirizzare, il 14 marzo, una lettera all'Internazionale per chiedere di essere sostituito, insieme con l'intero comitato esecutivo del PCd'I, da persone in linea con le direttive di Mosca. Dopo qualche giorno, il 30 marzo, il G. venne nuovamente arrestato a Milano e questa volta rimase in carcere fino a che, il 26 ottobre, il processo intentato ai militanti comunisti non si concluse con una generale assoluzione per insufficienza di prove. Riacquistata la libertà, il G. compì il primo passo del suo graduale distacco da Bordiga. Mentre questi, rifiutando ogni incarico, decise di appartarsi nella sua Napoli, il G., pur dimettendosi dal comitato centrale, volle invece mantenere un ruolo attivo nel partito come responsabile dell'ufficio stampa e propaganda. Tale incarico lo portò a intessere stretti rapporti con Gramsci, intorno al quale si andava costituendo un nuovo gruppo dirigente.

Il G. divenne collaboratore della terza serie dell'Ordine nuovo (marzo 1924 - aprile 1925), sulle cui pagine Gramsci poneva la questione meridionale e dell'alleanza tra gli operai del Nord e i contadini del Mezzogiorno al centro della strategia comunista. Al tempo stesso il G. stabilì contatti con il Krestintern (l'Internazionale contadina), della cui politica era convinto al punto da volersene fare interprete in Italia accettando, l'8 ag. 1924, l'incarico di costituire la sezione agraria del PCd'I.

Maturava così il definitivo distacco da Bordiga, evidenziato anche dalla decisione del G. di candidarsi alle elezioni politiche dell'aprile 1924 nella circoscrizione Bari-Foggia (non riuscì eletto, ma entrò alla Camera a novembre per la decadenza dal mandato di un altro deputato).

Il G. si dedicò con fervore al suo nuovo lavoro, ponendo le basi dell'Associazione nazionale di difesa fra i contadini, diretta poi da G. Di Vittorio, e ricercando l'intesa con i contadini cattolici e con movimenti e partiti autonomistici a prevalente base contadina, come il Partito sardo d'azione. Un rapporto intenso e destinato a durare si stabilì allora tra il G. e G. Miglioli, dirigente delle leghe bianche nel Cremonese e deputato del Partito popolare (da cui fu espulso il 24 genn. 1925).

Al III congresso del PCd'I (Lione, gennaio 1926) il G. svolse la relazione sulle tesi agrarie da lui stesso elaborate, venne rieletto nel comitato centrale e chiamato a far parte dell'ufficio politico e dell'ufficio di segreteria.

La sua presenza nel ristretto gruppo dirigente del partito, raccolto intorno a Gramsci all'indomani del congresso che aveva sancito la sconfitta politica di Bordiga, rappresentava il riconoscimento dell'apporto teorico e pratico del G. al nuovo corso della politica comunista. Ancora negli anni successivi, insieme con il grande impegno nell'organizzazione della lotta clandestina, il G. profuse pari impegno nell'elaborazione della linea del partito, offrendo il suo contributo d'idee a Gramsci nella stesura delle Tesi sulla quistione meridionale.

Alla fine del 1926, dopo aver tentato di riorganizzare le file del partito comunista, gravemente colpito dall'arresto di Gramsci e di moltissimi militanti, il G. si rifugiò in Svizzera e quindi a Parigi, dove, dal 1927, lavorò alla redazione di Lo Stato operaio. Processato in contumacia dal Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, il 17 ott. 1927 il G. fu condannato a diciassette anni e sei mesi di carcere. Alla II conferenza del partito comunista (Basilea, gennaio 1928) il G. svolse il rapporto sulla "situazione italiana e i compiti del partito", ponendo il problema delle alleanze della classe operaia necessarie per abbattere il fascismo. Nel luglio fu a Mosca per partecipare al VI congresso dell'Internazionale comunista, presso la quale rappresentò il partito italiano e diresse l'ufficio per l'America Latina (aprile 1929 - agosto 1930). Rientrato a Parigi, alla fine del 1934, dopo la partenza di P. Togliatti per Mosca, assunse la guida del partito; l'anno seguente partecipò al VII congresso dell'Internazionale, del cui comitato esecutivo divenne membro.

In diversi interventi nel corso del 1935, di fronte alla guerra d'Abissinia e nella prospettiva di una crisi del regime, il G. sostenne la necessità di sviluppare un'iniziativa volta a saldare l'opposizione antifascista con la cosiddetta "opposizione fascista". La conclusione vittoriosa della guerra coloniale e il conseguente consolidamento del regime obbligarono poi i comunisti a riconsiderare questa strategia. Nell'agosto 1936, in una riunione dell'ufficio politico, il G. fu tra i più convinti assertori della politica di "riconciliazione nazionale" che assumeva come interlocutori i lavoratori influenzati dal fascismo e gli stessi quadri intermedi del regime. Tale politica, che ebbe come sviluppo coerente il noto appello Per la salvezza d'Italia riconciliazione del popolo italiano sottoscritto dai dirigenti comunisti, fu poi aspramente criticata dall'Internazionale.

Per il suo ruolo al vertice del partito, tra la fine del 1937 e l'inizio del 1938, il G. si trovò più di altri esposto alle accuse di scarsa vigilanza contro le infiltrazioni nemiche e di debolezza nella lotta al trockismo. Il pesante clima di sospetto che si stava diffondendo, in coincidenza con l'avvio dei "grandi processi" staliniani in Unione Sovietica, portò alla sostituzione del G. con G. Berti, inviato con pieni poteri da Mosca per riportare all'ordine i comunisti italiani. Per il G. iniziò un periodo difficile e travagliato, nonostante Togliatti nel 1938 lo avesse chiamato a far parte, insieme con Berti, Di Vittorio e A. Roasio, del ristretto gruppo incaricato di dirigere e coordinare tutta l'attività del partito. Nel maggio 1940 il G. lasciò Parigi per trasferirsi a Mosca, dove lavorò come redattore della sezione italiana di Radio Mosca e fu collaboratore de L'Alba, periodico rivolto ai prigionieri italiani nell'Unione Sovietica.

Il 19 sett. 1944 fece ritorno in Italia, dedicandosi subito al lavoro di partito come responsabile della stampa e propaganda. Il 10 genn. 1945 fu nominato dal governo Bonomi alto commissario aggiunto per l'epurazione, incarico che mantenne fino al 15 luglio dello stesso anno. In settembre entrò a far parte della Consulta nazionale. Nel suo intervento al V congresso nazionale del Partito comunista italiano (PCI; Roma, 9 dic. 1945 - 7 genn. 1946) indicò come obiettivi prioritari la liquidazione del latifondo e la riforma agraria. Eletto nel comitato centrale fu nominato responsabile della sezione agraria, ma non trovò posto nella direzione del partito, della quale fu membro candidato soltanto dopo il VI congresso (Milano, 4-10 genn. 1948). Il 2 giugno 1946 il G. venne eletto all'Assemblea costituente nella circoscrizione Lecce-Brindisi-Taranto e fece parte della II sottocommissione, recando il proprio contributo nella discussione sull'ordinamento regionale. Senatore di diritto nel 1948, fu confermato membro della stessa Assemblea il 7 giugno 1953, eletto nel collegio di Cerignola.

Dall'immediato dopoguerra fino alla metà degli anni Cinquanta l'impegno del G. fu soprattutto rivolto alla elaborazione della politica agraria del PCI e alla sua realizzazione attraverso l'organizzazione e le lotte dei lavoratori della terra. Momenti importanti di tale impegno furono la nascita, il 21 dic. 1947, della Costituente della terra, di cui il G. assunse la guida, insieme con Miglioli e con L. Cacciatore, e quindi, il 12 maggio 1955, dell'Alleanza nazionale dei contadini. La costituzione dell'Alleanza, della quale venne eletto presidente, realizzava il progetto di un'organizzazione autonoma dei piccoli proprietari e dei coltivatori diretti, per il quale il G. si era battuto fin dal 1924, considerando un errore di principio la sua mancata attuazione nel 1944 all'atto di nascita della Confederazione generale italiana del lavoro.

Colpito da un grave malore nel corso di una manifestazione contadina, il G. morì il 23 luglio 1955 a Massa Lombarda, presso Ravenna.

Una bibliografia degli scritti del G., a cura di E. Catalucci, è in R. G.: le campagne e la democrazia, pp. 305-349. Tra i lavori raccolti in volume segnaliamo: L'eroica difesa di Mosca, Milano-Roma 1947; Introduzione alla riforma agraria, Torino 1949; Problemi di politica agraria, Roma 1950; La lotta per la terra, ibid. 1951; Battaglie per la terra e la libertà, ibid. 1956; G. Miglioli - R. Greco, Dibattito sul contadino della Val Padana, a cura di A. Zanibelli, Firenze 1957; Scritti scelti, I-II, a cura di E. Modica - G. Chiaromonte, Roma 1966-68; Diavoli ed eccellenze, a cura di A. Esposto, ibid. 1984; Discorsi parlamentari, Roma 1985.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2528; Ibid., Fondazione Istituto Gramsci, Archivio del Partito comunista, Fondo G.; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, I-V, Torino 1967-75, ad indices; P. Secchia, L'azione svolta dal partito comunista in Italia durante il fascismo 1926-1932, in Annali dell'Istituto G.G. Feltrinelli, XI (1969), Milano 1970, ad ind.; E. Ragionieri, Togliatti, G. e Di Vittorio al X plenum della Internazionale comunista, in Studi storici, XII (1971), 1, pp. 108-170; P. Secchia, Il PCI e la guerra di liberazione, in Annali dell'Istituto G.G. Feltrinelli, XIII (1971), Milano 1973, ad ind.; M. Pistillo, Giuseppe Di Vittorio, 1924-1944; 1944-1957, Roma 1975-77, ad indices; M. Livorsi, Amadeo Bordiga. Il pensiero e l'azione politica, 1912-1970, Roma 1976, ad ind.; P. Spriano, Gramsci in carcere e il partito, Roma 1977, ad ind.; R. Martinelli, Il Partito comunista d'Italia, 1921-1926, Roma 1977, ad ind.; P. Cinanni, Lotte per la terra nel Mezzogiorno, 1943-1953, Venezia 1979, ad ind.; Campagne e movimento contadino nel Mezzogiorno d'Italia, I-II, Bari 1979-80, ad indices; F. Rizzi, Contadini e comunismo. La questione agraria nella Terza Internazionale, 1919-1928, Milano 1981, ad ind.; F.M. Biscione, Rivoluzione e contadini del Sud nella politica comunista, 1921-1926, in Italia contemporanea, 1983, n. 150, pp. 23-55 passim; M. Pistillo, Vita di R. G., Roma 1985; R. G.: le campagne e la democrazia. Appunti di ricerca, a cura di F. Ferri, Foggia 1986; G. Fiori, Gramsci Togliatti Stalin, Roma-Bari 1991, ad ind.; R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano. Il "Partito nuovo" dalla Liberazione al 18 aprile, Torino 1995, ad ind.; G. Gozzini - R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano. Dall'attentato a Togliatti all'VIII congresso, Torino 1998, ad ind.; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, II, s.v.; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, sub voce.

CATEGORIE
TAG

Confederazione generale italiana del lavoro

Partito socialista italiano

Partito comunista italiano

Internazionale comunista

Castellammare di stabia