LAURIA, Ruggiero di

Enciclopedia Italiana (1933)

LAURIA (Loria, de Loreto, Laureto), Ruggiero di

Camillo Manfroni

Uomo di mare, nato a Scalea (Calabria) o forse a Lauria, probabilmente nel 1245, da Bella, nutrice di Costanza di Svevia. Dopo la caduta degli Svevi si rifugiò presso la sua sorella di latte, principessa e poi regina d'Aragona, moglie di Pietro. Ebbe in Aragona notevoli uffici pubblici; accompagnò Pietro III nella sua spedizione in Africa, e poi in Sicilia, e prestò servizio navale agli ordini di Giacomo Pérez, figlio naturale del re; ma quando il Pérez cadde in disgrazia (1283), il comune voto dei marinai indusse re Pietro ad affidare il comando al giovane suo fedele, già noto per valore e abilità marinaresca. La sua prima vittoria navale fu riportata sull'armata angioina nelle acque di Malta (giugno 1283), valendosi egli specialmente delle milizie d'assalto catalane (almogàveri); quella vittoria gli assicurò il dominio dello Ionio. L'anno successivo (giugno 1284) con abili manovre attirava fuori del golfo di Napoli l'armata angioina, su cui aveva preso imbarco il reggente del regno, Carlo (poi Carlo II), e la sconfiggeva pienamente, facendo prigioniero lo stesso principe angioino col fiore della nobiltà francese che lo accompagnava. La strepitosa vittoria diede al Lauria fama immensa: il suo nome divenne per gli Angioini argomento di terrore; con fulminei assalti alle coste calabresi egli sparse la desolazione e lo sgomento nei partigiani di re Carlo. Poi assalì l'isola delle Gerbe, per assicurare col lauto bottino ai suoi equipaggi, mal pagati e affamati, un mezzo di sussistenza. A capo dell'armata siculo-aragonese nel 1285 accorse in difesa dell'Aragona, minacciata dall'invasione del re di Francia, e unitosi agli ammiragli catalani Marquet e Mallol riportò alle Formiche, presso il golfo di Rosas, una nuova grande vittoria navale (settembre 1285) sopra l'armata del re di Francia, Filippo III. Poi, sbarcati gli equipaggi, attaccò l'esercito del re in piena ritirata.

La morte di re Pietro segnò un certo distacco dell'Aragona dalla Sicilia: il Lauria continuò a servire Giacomo, fratello del nuovo re Alfonso d'Aragona, compiendo nel 1286 parecchie spedizioni contro le coste calabresi e campane, pur restando ammiraglio supremo d'Aragona, di Catalogna, di Valenza e di Minorca. Sono da ricordarsi la sconfitta data presso Augusta alle forze angioine, la più grave sconfitta data all'armata di Carlo II presso Castellammare di Stabia (23 giugno 1287). Ma egli cadde in disgrazia dei Siciliani per avere stipulato, senza il consenso di Giacomo, una tregua con gli Angioini, e per aver concluso col sovrano di Tunisi un accordo, per il quale quel principe si riconosceva vassallo non della corona di Sicilia ma di quella d'Aragona. Da quel momento egli fu contrario alla causa siciliana, perché contrario era il re d'Aragona che egli riconosceva come unico sovrano: di qui le accuse di catalanità" da parte di molti nostri scrittori italiani.

Assai severamente giudicata fu la sua impresa contro l'impero greco, nella quale furono orrendamente saccheggiate terre e isole soggette ad Andronico Paleologo (1291); più severamente ancora fu giudicata la sua opera di ammiraglio catalano contro i Siciliani, quando per l'accordo di Giacomo d'Aragona con Carlo II il primo si obbligò ad aiutar la casa d'Angiò al riacquisto della Sicilia. La guerra navale tra lui, ammiraglio d'Aragona alleato agli Angiò, e il genovese Corrado D'Oria, ammiraglio di Sicilia, è tatticamente e strategicamente ammirabile: essa culminò con la battaglia di Capo d'Orlando (luglio 1300). Una nuova vittoria riportò il Lauria nelle acque di Ponza (giugno 1301).

Con la pace di Caltabellotta finisce anche l'opera marinara di Ruggero di Lauria, che, ritiratosi in Catalogna, vi morì pochi mesi dopo (gennaio 1304), carico di onori e di ricchezze.

Bibl.: M. Amari, Guerra del Vespro, Milano 1886; N. Palmieri, Biografia dell'illustre ammiraglio R. di L., Lagonegro 1883; Sanahuya, Roger de L., Tarragona 1890; V. Visalli, Su la nascita e la giovinezza dell'ammiraglio R. di L., Messina 1900; C. Fernández Duro, El apelativo y la patria del almirante R. di L., Madrid 1901; C. Manfroni, Storia della marina italiana dal trattato di Ninfeo alla caduta di Costantinopoli, I, p. 81 segg., Livorno 1902.