sacerdozio Istituzione comune a molte religioni antiche e moderne per cui le funzioni sacrali di ministro del culto vengono riservate a particolari categorie di persone. Nell’uso comune, senza alcuna specificazione, sacerdote è il ministro del culto cattolico, cioè chi ha ricevuto il sacramento dell’Ordine e ha la potestà spirituale di amministrare i sacramenti e predicare la parola di Dio.
1. Il s. nella storia delle religioni
Presso diversi popoli specialmente, ma non soltanto, tra i cosiddetti primitivi, le funzioni sacrali fanno parte delle normali attività dell’individuo. La prima discriminazione tra persona e persona, in questo caso, non è di carattere specifico dal punto di vista del s.: come da certe altre attività di particolare importanza sociale, così anche da quelle sacrali possono essere escluse le donne, i bambini, gli ammalati, gli stranieri ecc. Più notevole è l’inserirsi, nella distinzione tra le persone nel campo delle attività sacrali, del principio della rappresentanza, particolarmente là dove le funzioni del capo diventano complesse e gravose; così nell’antico Egitto, nello shintoismo giapponese e nell’antica
Vi è però un’altra categoria fondamentale del s. che si riscontra anche nelle
Tuttavia già nelle religioni primitive la separazione tra i due tipi non è sempre netta: anche il re-sacerdote, che potrebbe essere concepito sacerdote in quanto rappresentante del proprio popolo, è dotato di capacità superiori (per es., può ottenere la pioggia, guarire ecc.; a volte può entrare in comunicazione diretta, per es., con gli spiriti dei propri antenati). Né i limiti tra le condizioni rituali dell’attività sacrale e le pratiche ascetiche dirette a ottenere una maggiore facilità di entrare in contatto con la divinità sono sempre precisi: il sacerdote dell’India vedica, pur essendo sostanzialmente un esperto e specialista del rito, è nello stesso tempo un asceta che agisce in condizioni soprannaturali. Nelle religioni interiorizzate, in cui il rito perde d’importanza, il s. del primo tipo scompare o diventa marginale, mentre il secondo può svolgersi sulla linea del misticismo individuale o eventualmente nelle forme del monachesimo.
2. Il s. nell’ebraismo e nel cristianesimo
Nell’ebraismo, in senso lato l’intero popolo di
Nella Chiesa cattolica, il s. è l’ordine sacro che dà la potestà di consacrare e offrire il corpo e sangue di Cristo nel sacrificio della messa, di amministrare i sacramenti, di predicare la parola di Dio; questa potestà spirituale è conferita dal sacramento dell’ordine. Il s. è considerato un sacramento istituito da Gesù quando comandò agli apostoli di ripetere il rito eucaristico (Luca 22, 19) e quando conferì loro il potere di rimettere i peccati (Giov. 20, 22-23). Negli
Le chiese protestanti ammettono soltanto il s. universale dei fedeli: l’amministrazione dei sacramenti, la predicazione e l’insegnamento sono semplici ministeri affidati a membri della Chiesa che si ritiene ne abbiano le capacità, ma che per ciò stesso non si differenziano dagli altri membri del popolo di Dio.