Husain al-Tikriti, Saddam

Dizionario di Storia (2010)

Husain al-Tikriti, Saddam


al-Tikriti, Saddam Politico iracheno (Tikrit, Baghdad, 1937-Baghdad 2006). Entrato ventenne nel partito nazionalista arabo Ba‛th, nel 1959 fu condannato a morte e costretto a fuggire in Egitto per aver complottato contro il dittatore Kassem. Rientrò in Iraq nel 1963, dopo l’uccisione di Kassem e la fine del suo regime, e fu tra i protagonisti del colpo di Stato attuato nel 1968 dal suo partito. Nel 1969 fu nominato vicepresidente del Consiglio del comando rivoluzionario (CCR) e condivise il potere con il presidente A.H. al-Bakr fino al 1979, anno in cui destituì quest’ultimo e concentrò nelle sue mani tutti i poteri: guida del partito, presidenza del CCR e della Repubblica, guida del governo e comando supremo delle forze armate. H. avviò un processo di consolidamento istituzionale del regime, indicendo nel 1980 elezioni politiche che furono le prime dal 1958. Affiancò al CCR un’Assemblea nazionale (oltre a un Consiglio legislativo della regione autonoma curda), rinnovata nel 1984 e nel 1989. In campo internazionale condusse una politica di riavvicinamento ai Paesi arabi moderati e filoccidentali e cercò di costruire una propria leadership nel mondo arabo, facendosi interprete della diffusa volontà di arginare la rivoluzione islamica affermatasi in Iran nel 1979. Nel 1980 mosse infatti guerra all’Iran sull’onda di questo clima, ma anche per recuperare la piena sovranità irachena sullo Shatt al-‛Arab, ricco di petrolio e strategicamente importante per il controllo del Golfo Persico e che un trattato del 1975 aveva diviso fra Iraq e Iran. La guerra, durante la quale H. impiegò anche gas tossici messi al bando dalle convenzioni internazionali, si rivelò assai più lunga e difficile del previsto: si trascinò con gravi costi per il Paese fino al 1988 e si concluse con il ripristino dei confini stabiliti nel 1975, quindi con una grave lesione del prestigio di H., che fra l’altro in quegli stessi anni fece uso di gas tossici anche per reprimere i fermenti indipendentistici curdi. Nel tentativo di rilanciare il suo ruolo all’interno del mondo arabo e anche per impadronirsi delle sue risorse petrolifere e finanziarie, nell’ag. 1990 H. occupò il Kuwait, rompendo con ciò definitivamente la precedente politica filoccidentale. La prima guerra del Golfo (genn.-febbr. 1991), che vide contrapporsi all’Iraq una vasta coalizione internazionale, costituitasi sotto l’egida dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti, fu, per l’Iraq, rovinosa. H. riuscì a conservare il potere, ma nel più totale isolamento internazionale e fra crescenti contrasti interni. Nel genn. 1995 venne sventato il colpo di Stato dell’ex capo dei servizi segreti, Wafiq Samarrai; nel marzo dello stesso anno, in un altro tentativo di rovesciamento del governo, rimase ferito il figlio di H., ‛Udayy; nel maggio-giugno fu repressa l’insurrezione del clan sunnita dei Dulaimi. Mediante una spietata politica repressiva H. riuscì a soffocare qualunque forma di resistenza e di libertà interna e il 15 ottobre 1995 fu rieletto alla presidenza della Repubblica. Nel febbraio 1996 l’assassinio dei due generi di H., Husain Kamal Hasan, già ministro dell’Industria, e Saddam Kamal Hasan, tornati in patria dopo una fuga in Giordania nell’agosto 1995, gli procurò ulteriore discredito internazionale. Nel dicembre dello stesso anno il figlio ‘Udayy venne ferito in un nuovo attentato. In politica estera H. mise in atto un’alternanza tra improvvise chiusure e atteggiamenti di maggiore disponibilità nei confronti degli interlocutori internazionali. Riuscì quindi a superare numerosi momenti di tensione con gli USA, ma non a evitare la crisi del novembre 1998, culminata nei bombardamenti aerei statunitensi e inglesi del 16-20 dicembre. In occasione del summit dell’ott. 2000 sulla crisi israelo-palestinese H. si avvicinò decisamente ai Paesi della Lega araba e in seguito mantenne un costante e minaccioso atteggiamento anti-israeliano. Dopo gli attacchi alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, i rapporti tra Iraq e USA peggiorarono verticalmente. Il 20 marzo 2003 una coalizione guidata dagli USA invase l’Iraq, accusato di non aver adempiuto agli obblighi imposti dalla comunità internazionale sul controllo delle armi nucleari, chimiche e biologiche, che tuttavia dopo l’invasione non furono mai trovate. Il successivo 1º maggio il presidente americano G.W. Bush annunciò la vittoria, con la fine del regime di H., successivamente catturato, processato e condannato a morte con l’accusa di crimini contro l’umanità commessi con la strage di 148 sciiti a Dujail nel 1982. L’esecuzione per impiccagione avvenne il 30 dicembre 2006.

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