SAHARA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

SAHARA (XXX, p. 441)

Elio Migliorini

Le conoscenze topografiche del S., in seguito all'impiego sempre più frequente delle automobili e degli aerei, si sono molto accresciute nel corso degli ultimi anni ed anche il Deserto Libico e il S. Occidentale, finora poco noti, sono ora nelle linee generali conosciuti, anche se gli itinerarî effettivamente percorsi formano ancora delle maglie piuttosto larghe; poco noto resta invece tuttora il S. Spagnolo. Per lo studio del deserto sono stati creati da parte della Francia e dell'Egitto degli appositi organismi permanenti di ricerca, ad Algeri l'Institut de recherches sahariennes (luglio 1937) e al Cairo l'Istituto del Deserto (dicembre 1950), che pubblicano dei periodici di notevole interesse scientifico. Anche l'Institut français de l'Afrique du Nord, che ha sede a Dakar, ha recato contributi importanti alla conoscenza del Sahara. È intanto progredito il rilevamento geologico (con lo studio sistematico, anche se rapido, delle grandi unità strutturali, con la determinazione della stratigrafia generale e colla pubblicazione di carte d'insieme alla scala 1:2 milioni in 4 fogli, 1952-56), si son moltiplicate le raccolte di dati meteorologici e le osservazioni sulla vegetazione, si sono intensificati gli studî antropologici, etnici, linguistici e sono stati raccolti molti dati sulla preistoria e la paletnologia. È intanto apparsa un'opera d'insieme, a cura del francese R. Capot-Rey (1953) che segna un notevole passo innanzi rispetto alle descrizioni precedenti. Si è anche cercato di determinare con maggiore precisione il confine del S. rispetto alle regioni vicine.

Piuttosto che basarsi sull'isoieta di 100 mm, è apparso più opportuno tener conto della diffusione di due piante caratteristiche. A nord serve bene a questo scopo la palma, ma non già una pianta isolata, ma in palmeto, che dia regolarmente datteri che maturino sull'albero; vengono così escluse le regioni montagnose e le regioni marittime prospicienti l'Atlantico. Nel Marocco il limite segue una linea sinuosa che accompagna a N, a circa 100 km di distanza, l'uadi Dra, tocca quindi alcune piccole oasi che si trovano nelle valli che scendono dal versante S dell'Anti Atlante. Nell'Algeria merid. il limite dei palmeti corrisponde con l'andamento generale del rilievo, ma ad E di El Kantara ("la porta" del deserto) la palma risale le pendici dell'Aurès. In Tunisia il confine segue dapprima il rilievo, poi l'uadi Akarit, che termina nel golfo di Gabes. Per determinare il confine merid. serve una graminacea urticante (Cenchrus biflorus), detta dai Francesi cram-cram. Dalla capitale della Mauritania (Nouakchott) il confine passa a un'ottantina di km a N di Timbuctu (che resta perciò fuori del Sahara), quindi lambe le pendici merid. dell'Adrar degli Ifoghas, poi tocca Agadès a S del rilievo dell'Air, e segue le pendici più merid. del Tibesti a S di Faya. Più a oriente il Borku, l'Unianga e l'Ennedi spettano ancora al S., che si estende anche su una parte del Sudan orientale. Il confine taglia quindi il Nilo per giungere al Mar Rosso sul 20° lat. N.

Entro questi limiti il S. si estende su circa 8 milioni di km2 ed è popolato da due milioni e mezzo di ab., ripartiti nel modo seguente:

Il problema delle modificazioni intervenute nel clima sahariano ha continuato ad attirare l'attenzione. Le conclusioni a cui si è giunti è che, se è innegabile che in un lontano passato le condizioni dovevano essere molto diverse da quelle attuali (e una testimonianza si può trarre dalle copiose figurazioni rupestri, che rappresentano forme di attività che sono incompatibili con lo stato attuale della regione) è probabile che durante i due ultimi millenni non vi siano state modificazioni di rilievo. Se mai possono essersi verificate delle pulsazioni, simili a quelle che causano nelle Alpi l'avanzata e il ritiro dei ghiacciai e che nel Sudan hanno fatto variare l'estensione del lago Ciad. Se in qualche parte si osserva un reale regresso ciò può dipendere, piuttosto che da cause fisiche, dall'azione dell'uomo. Nel S. Occid. alcune zone (Jouf, Mezaia e parte dell'erg Chech) sono state abbandonate di recente, ma un approfondito esame condotto da un tecnico dell'economia forestale (E. P. Stebbing) ha messo in luce l'influenza nefasta della distruzione del bosco, che viene compiuta dagli indigeni in modo irrazionale allo scopo di procurarsi terreno coltivabile, il quale viene poi abbandonato e lasciato al pascolo.

Intorno alle condizioni del S. in un passato più lontano forniscono una testimonianza le figurazioni rupestri, spesso sovrapposte l'una sull'altra. Notevole risulta soprattutto la serie ritrovata in varie missioni da H. Lothe nei Tassili degli Azger. Durante un'esplorazione metodica della zona, effettuata dal febbraio al settembre 1956 (ma continuata anche negli anni seguenti), egli ha potuto copiare gran numero di figurazioni a grandezza naturale, le quali sono state classificate in 4 periodi: 1) dei cacciatori (dall'8000 al 6000 a. C.); 2) dei pastori (risalenti all'incirca al 5000 a. C.; in alcuni casi la rappresentazione degli animali ha carattere sacro e valore magico; vi sono ad es. spirali, ruote solari, dischi ed altri simboli di difficile spiegazione); 3) dei guerrieri, fin verso il 1200 a. C.; 4) del cammello, che compare solo in figurazioni tarde, di un'arte già in decadenza, verso il primo sec. a. C.

Il rinvenimento nel sottosuolo d'ingenti ricchezze minerarie, come petrolio, ferro e carbone, ha aperto nuove prospettive ai paesi sahariani. Per addivenire ad uno sfruttamento razionale all'inizio del 1957 fu crcato un apposito organismo (Organisation Commune des Régions Sahariennes), allo scopo di unificare le regioni sahariane allora dipendenti dalla Francia; esso abbracciava un territorio di milioni 3,5 di km2 sul quale vivevano 840.000 ab.

I principali giacimenti di minerali utili risultano localizzati in tre zone distinte:

1) minerali di ferro e di rame del S. Occid. Un notevole giacimento di minerale di ferro (i miliardo di tonn a 50-55% di tenore, ma ricco di fosforo), di agevole estrazione, è stato rinvenuto nel 1952 nel S. algerino presso la Gara Gelibet (140 km SE di Tinduf); meno copioso, ma di miglior qualità (120 miliorii di tonn di ematite, con 64% di tenore) è il minerale di ferro del giacimento di Fort Gouraud, che si trova in Mauritania, lungo la pista Agadir-Dakar. Circa 400 km a S è stato trovato (1946) il giacimento di rame di Akjucht (500-600 mila tonn di rame). Nell'Air, presso Agadès, è in sfruttamento una miniera di stagno e volframio (il minerale viene portato con autocarri a Kano); nel Tanezruft è stato scoperto uranio, ma si tratta d'un giacimento troppo lontano per poter esser sfruttato;

2) carbone della zona di Colomb Béchar. Presso Kenadsa e Ksi Ksou si trova un giacimento, che produce da 300 a 500.000 tonn all'anno; nel 1950 la zona è stata prescelta, data la presenza di altri minerali (manganese, ferro, piombo, rame) e l'abbondanza d'acqua, tra le "zones d'organisation industrielle et stratégique en Afrique", nelle quali dovrebbe svilupparsi l'industria pesante;

3) giacimenti petroliferi e metaniferi del S. Centrale. A partire dal 1945 alle ricerche sovraintende un apposito Bureau de recherche du pétrole; nel 1958 operavano 27 società (di cui 9 straniere) su 740-000 km2. Il petrolio è stato trovato a livelli diversi, ma solo uno dei bacini del S. è stato esplorato, quello che si estende dall'Atlante al Hoggar e dal Tanezruft alla Libia. Il parallelismo degli strati, che rende difficile la ricerca, assicura l'esistenza di vasti giacimenti. Nel dicembre 1953 si è avuto un primo rinvenimento di gas naturale (secco, non combustibile) nel Gebel Berga, 125 km a SO di In Salah, nelle arenarie porose del Devonico. Poi il 21 luglio 1956 il petrolio è stato trovato nelle arenarie del Trias a Hassi Messaud, 75 km a SE di Ouargla; mediante un oleodotto di piccole dimensioni il petrolio viene convogliato a Touggourt, da dove prosegue per ferrovia fino a Philippeville (e dal marzo 1958 viene caricato sulle navi-cisterna, diretto in Francia); nel dicembre 1959 è stato inaugurato un oleodotto (diametro 60 cm) che collega direttamente il giacimento con Bougie. Un altro giacimento sfruttato è quello di Edjelé presso il confine libico, 600 km da Gabes, dove il petrolio è stato trovato nelle arenarie primarie; è prevista la costruzione di un oleodotto che giungerà al mare a Skhirra presso Gabes. Nel novembre 1956 si è scoperto ad Hassi R'Mel, 70 km a NO di Gardaia, un importante campo metanifero, il cui prodotto potrà essere convogliato con un gasdotto ad Algeri. Va infine ricordato (1958) il giacimento petrolifero e metanifero di Zarzaitine presso Edjelé.

L'attività mineraria ha avuto conseguenze importanti sull'economia e sulla popolazione del S.: un equilibrio secolare è stato rotto e accanto ai sedentarî (che coltivano nelle oasi appena 200.000 ha) e ai nomadi (che avevano fino a poco tempo fa tratto profitto dalle carovane) è comparso un terzo elemento, rappresentato dagli europei e dagli operai che lavorano nei giacimenti. Bruscamente si è verificato il passaggio da un'economia chiusa, pressoché autarchica, ad un'economia di scambio, basata sul denaro. La popolazione delle oasi mostra la tendenza ad abbandonare il poco redditizio lavoro agricolo per spostarsi verso le località minerarie (come Colomb Béchar ed Hassi Messaud) o i nodi di traffico (come Biskra, In Salah, El Golea, aumentata quest'ultima del 251% tra il 1948 e il 1954); le località situate in disparte dalle grandi vie del traffico (come In Timimun, Tinduf, Gianet) tendono invece a spopolarsi. Anche il nomadismo è in decadenza; per es., ora nel Tidikelt si contano solo 1000 nomadi su 17.500 ab. e attorno all'oasi di Tuat i nomadi sono diventati seminomadi.

Il rifornimento dei centri minerarî non è agevole, specie dove (come nel caso dei giacimenti di ferro) è stata attirata in regioni desertiche una copiosa manodopera. Anche il problema dei capitali è importante e in molti casi la Francia ha dovuto ricorrere ad altri paesi per potenziare gli impianti. Ma di difficile soluzione appare soprattutto il problema dell'acqua, dato che ogni pozzo petrolifero ne richiede giornalmente 50 m3.

Per risolverlo si è proceduto in due modi: 1) mediante sbarramenti (per es. sull'uadi El Abiod presso Biskra ed a Laghouat); 2) con ricerca di acque sotterranee profonde. Questo secondo sistema appare più promettente. Le riserve maggiori sono state trovate nei bacini secondarî e terziarî, alimentati sia da piogge, sia da infiltrazioni dalle regioni vicine. La principale falda è contenuta in un sistema di sabbie ed arenarie dal Giurassico all'Albiano (= falda albiana o falda continentale intercalare), situata tra l'Atlante sahariano a N, il Tuat a O, il Tidikelt a S, la Tripolitania a E. La falda artesiana si estende su 600.000 km2 e s'abbassa sempre più verso N e NE. Un'altra falda si trova nei calcari del Turoniano e del Senoniano: a Ouargla un pozzo, scavato di recente fino a 1700 m, ha dato 15 m3 di acqua al minuto; anche a El Golea lo scavo ha dato buoni risultati. Si è calcolato che lo sfruttamento di queste acque permetterebbe di coltivare 4 milioni di palme.

Il S. è ora percorso da servizî automobilistici regolari lungo tre itinerarî: 1) in Mauritania da Agadir a Nouakchott; 2) lungo la pista del Tanezruft; 3) lungo la pista del Hoggar. Le automobili, munite di pneumatici speciali a bassa pressione rafforzati con armatura metallica, possono percorrere ora anche le zone sabbiose. Anche l'impiego dei mezzi aerei si è andato diffondendo sempre più, specie da parte delle società petrolifere. Invece le linee ferroviarie non hanno fatto progressi e la progettata ferrovia trans-sahariana, che dal Mediterraneo avrebbe dovuto proseguire fino a Gao, si è arrestata ad Abadla, 90 km a S di Colomb Béchar, ai limiti del deserto.

Bibl.: R. Capot-Rey, Le Sahara français, Parigi 1953 (con bibl. di 818 numeri); H. Schiffers, Die Sahara. Stoccarda 1950; B. Verlet, Le Sahara, Parigi 1958; N. Menchikoff, Les grandes lignes de la géologie saharienne, in Revue de géographie physique et de géologie dynamique, 1957, pp. 37-45; R. Furon, Le Sahara. Geólogie. Ressources minérales. Mise en valeur, parigi 1957; M. Ortolani, Sulla densità di popolazione nel Sahara Occidentale, in Boll. Soc. Geogr. It., 1954, pp. 284-95; G. Galibert, Problèmes humaines et économiques de mise en valeur industrielle au Sahara Occidentale, in Les Cahiers d'Outre-Mer, 1958, pp. 142-72; Y. du Jonchay, L'infrastructure de départ du Sahara et de l'organisation commune des régions sahariennes, in Revue de géographie de Lyon, 1957, pp. 277-92 e carta; E. Migliorini, L'esplorazione del Sahara, Torino 1961. Dal 1942 nei Travaux de l'Institut de recherches sahariennes viene pubblicata annualmente una bibliografia del Sahara.

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