SAINT BERTRAND DE COMMINGES

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

SAINT BERTRAND DE COMMINGES (Lugdunum Convenarum)

L. Guerrini

Località della Gallia, nella regione aquitana (Alta Garonna), ai piedi dei Pirenei, non lontana da Tolosa, situata all'incrocio di importanti strade. I resti di epoca romana venuti in luce per gli scavi condotti dal 1920 ad oggi hanno permesso di riconoscere la città di Lugdunum Convenarum (che appare in Strabone, 190, come Λούγδυνος; in S. Girolamo come urbs Convenarum e anche come urbs Convenientis e Convenae).

L'oppidum indigeno, di cui non rimangono che scarsi avanzi delle mura, era situato sull'altura; qui Pompeo, nel 72 a. C., di ritorno dalla Spagna dove aveva vinto Sertorio, vi stabilì un gruppo di prigionieri. Sotto Augusto la città, che aveva ricevuto il diritto latino, si spostò nella pianura e visse, subendo invasioni nel III e IV sec. e guerre nel V, sino al 585, quando venne completamente distrutta ad opera dei Franchi; sul luogo ove sorgeva l'oppidum venne fondata nel 1120, per opera di S. Bertrando, la cittadina tuttora esistente.

Gli scavi francesi, condotti da M. Sapène, hanno riportato alla luce, nella pianura, la città di tipo gallo-romano (v. gallo-romana, arte) con un tempio e un Foro, un teatro appoggiato al pendio di un colle, tre impianti termali, mercati, basiliche, strade e abitazioni. La basilica civile, scavata nel 1954, si compone di una sola navata (misure approssimative: m 54 × 12) con un'abside a metà di uno dei lati lunghi (v. lopodonum) e gallerie nel piano superiore: due gruppi di colonne dividevano l'interno in tre parti trasversali: contiguo era un mercato. La basilica cristiana, databile al IV sec., appare costruita su un edificio preesistente, di incerta destinazione: sondaggi effettuati sotto il pavimento della basilica, hanno portato al ritrovamento di 28 sarcofagi. Ma la serie di edifici più importanti di Lugdunum è il complesso del Foro (m 165 × 80) del tipo comune in Gallia e Britannia (v. augusta raurica), formato da due aree rettangolari contigue di dimensioni ineguali, separate da una strada. L'area maggiore, di epoca augustea, comprende la basilica e il Foro; l'area di dimensioni minori comprende un recinto sacro con un tempio dedicato al culto imperiale che si innalza su un podio, preceduto da un portico colonnato: la sistemazione del tempio si data, per il trovamento nel portico di accesso di alcune iscrizioni dedicate a Traiano, Plotina e a un C. Iulius Serenus, tresvir, sacerdos Romae et Augusti, al 100 circa d. C., nonostante l'impianto originario anche di questa parte del Foro sia di epoca augustea. Precedentemente, nel luogo poi occupato dal tempio, proprio addossato al muro di fondo del tèmenos, si innalzava un monumento trionfale, rinvenuto frammentario dal Sapène nel 1926. Il monumento, destinato probabilmente a commemorare l'annessione della città di Lugdunum all'Impero Romano, si componeva di tre basi rettangolari allineate: quella di mezzo reggeva un tronco d'albero in marmo, drizzato su una nave (nessuna traccia rimane delle armi appese, certamente rese in metallo), la cui prora era configurata in sembianze di tritonessa reggente un globo sormontato da un'aquila. Il trofeo marmoreo ripete lo schema del monumento innalzato per commemorare la vittoria aziaca (cfr. la figurazione che, semplificata, è presente su monete, antefisse; cfr. in particolare il cammeo di Vienna). In periodo neroniano, in seguito a un incendio, la città bassa fu abbandonata e gli abitanti si ritirarono sull'acropoli: i trofei, rovesciati dai loro zoccoli e mutilati, furono in seguito sepolti in una favissa.

Resti scultorei posteriori al trofeo "aziaco" sono alcune parti di un monumento trionfale con la personificazione della Gallia (Espérandieu, xi, 7655) e alcuni frammenti architettonici decorati (id., xi, 7663).

Bibl.: Cramer, in Pauly-Wissowa, XIII, 1926, c. 1723 s., s. v. Lugudunum, n. 2; R. G. Goodchild, The Origins of the Roman-British Forum, in Antiquity, 1946, p. 70 ss., con bibl. preced. a p. 72, nota 4 (dove sono elencati i rapporti degli scavi, pubblicati in varî numeri delle Mém. Soc. Arch. du Midi); G. Ch. Picard, Trophées d'Auguste à Sainte-Bertrand de Comminges, in Mém. Soc. Arch. du Midi, XXI, 1947, p. i ss.; M. Labrousse, Céramiques ornées d'Arezzo trouvées à St.-Bertrand de Comminges, in Gallia, XII, 1954, p. 301 ss.; H. Schoppa, Die Kunst der Römerzeit in Gallien, Germanien und Britannien, Berlino 1957, tav. 11; G. Ch. Picard, Les trophées Romains, Parigi 1957, pp. 195, 257, 270 ss., 450; A. Grenier, Manuel Arch. Gallo-romaine, III, i, Parigi 1958, pp. 327 ss.; 495 ss.; 537 ss.; L. Crema, L'architettura romana, in Enc. Classica, S. III, v. XII, Torino 1959, pp. 69; 364, fig. 421; R. Gavelle, Sur un chenet à tête de bélier en calcaire, Ogan 1960; id., Poteries foncées du Haut Empire trouvées à Saint Bertrand de Comminges, in Gallia, XX, 1962, p. 205 ss.; B. Sapène, Saint Bertrand de Comminges3, Parigi 1962.