SALADINO da Ascoli

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

SALADINO da Ascoli (Saladino Ferro)

Laurence Moulinier-Brogi

SALADINO da Ascoli (Saladino Ferro). – Si ignora la data di nascita, e solo recentemente è stato accertato che fu originario non di Ascoli Satriano, ma di Ascoli Piceno. Nulla si sa della famiglia.

In passato è stato collocato cronologicamente nel XII e XIII secolo, e ritenuto originario di Salerno. È stata diffusa anche l’opinione che fosse ebreo.

Nella sua opera principale, il Compendium aromatariorum, Saladino si definisce dottore in arti e medicina. Studiò infatti per dieci anni a Padova, sotto la guida – fra gli altri – di Antonio Cermisone (morto nel 1441). Si laureò il 10 settembre 1431, e uno dei suoi promotori fu il patrizio padovano Cando Candi (poi docente di medicina pratica straordinaria e di astrologia, nel 1434-35). Alla laurea in medicina di Candi Saladino era stato presente, il 3 novembre 1433.

Mancano notizie per gli anni successivi. Nel 1448 però Saladino aveva casa e famiglia a Monopoli (dove avrebbe in seguito fatto costruire a proprie spese la cappella di S. Gerolamo sita nella cattedrale). In questa città scrisse, «il giorno della vigilia del Sacratissimo Natal di nostro Signor Gesù Cristo» (cfr. Consilium de peste, a cura di F. Capriglione, 2014, e. 1453), dunque il 24 dicembre 1448, un Consilium contra pestem per impulso del conte Giacomo da Monteroni, governatore di Venosa, che morì poco dopo aver ricevuto il Consilium a lui indirizzato.

Nella forma esteriore l’opera è un trattato erudito, ma quanto al contenuto si tratta di un regimen sanitatis per il tempo di peste. Il Consilium fu tradotto in italiano da Sallustio Visconti e pubblicato a Foligno nel 1565 e a Venezia nel 1576 con il titolo Trattato della Peste et sua preservatione, et cura in una raccolta miscellanea ove figurava accanto al Discorso di peste di Andrea Gratiolo. La traduzione italiana di Visconti presenta peraltro numerose varianti rispetto al testo originale, noto oggi da un solo testimone, il ms. 363 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera (cc. 107r-125v), trascritto nel 1464 dal medico di Norimberga Hartmann Schedel.

Nel 1451 Saladino era a Bitonto, dove l’11 agosto l’universitas stipulò con lui una condotta annuale (così come avrebbe poi fatto, nel 1456, per la condotta chirurgica di tale maestro Mazziotta). Nell’atto notarile, si convenne tra Saladino e due sindaci che il medico dovesse offrire le sue prestazioni gratuitamente ai cittadini di Bitonto di ogni condizione sociale, e anche ai non residenti. Saladino aveva tuttavia piena libertà di accorrere al servizio personale del principe di Taranto (sotto l’autorità del quale la città pugliese ricadde nel febbraio del 1460). Oltre a un salario di 30 carlini, l’Università di Bitonto lo esentava da ogni tributo o tassa, gli forniva una residenza «cum aqua» e lo autorizzava ad abbandonare la città in caso di peste.

Quest’ultima clausola contrasta con quella compresa nel contratto del citato chirurgo barese maestro Mazziotta, divenuto «medico condotto» di Bitonto nel 1456, al quale venne proibito espressamente di lasciare la città in tempo di peste.

Saladino divenne poi il medico principale di Giovanni Antonio del Balzo Orsini, principe di Taranto dal 1406 al 15 novembre 1463, quando morì di morte violenta. A quest’ultimo Saladino dedicò il suo Compendium aromatariorum, considerato la prima opera di farmacia in senso proprio, e pubblicato numerose volte dopo l’editio princeps di Bologna del 12 marzo 1488.

Non avendo reperito manuali utili a soddisfare le esigenze degli speziali e degli apothecarii, Saladino decise di sintetizzare nel Compendium le conoscenze acquisite in campo farmacologico, creando un manuale sistematico, strutturato in domande e risposte in cui tenne conto di tutti gli aspetti della professione dello speziale, dall’esame di ammissione all’attività quotidiana. L’incipit dell’opera («quia solet aromatariorum ignorantia...») mostra che Saladino sottolineava come l’ignoranza del farmacista potesse essere pregiudizievole per il medico; per porvi rimedio, segnalava la necessità di una serie di letture indispensabili per un corretto esercizio della professione: il Canone di Avicenna, i libri II e V nel quale è trattata la farmacopea, il De simplicibus (Libro dei semplici) di Serapione, il Liber Servitoris di Albucasis, la Clavis sanationis (Chiave della guarigione) di Simone da Genova, l’Antidotario (Grabadin) e la Consolazione dello pseudo Mesue, e infine l’Antidotarium Nicolai. Nel manuale, Saladino si basa anche sulla propria esperienza personale, suggerendo ad esempio un uso ampio dello zucchero, prodotto del quale aveva evidentemente piena conoscenza.

L’importanza di questo manuale medico-farmaceutico è resa evidente dal notevole numero di incunaboli conservati in numerose biblioteche italiane e straniere, dalla traduzione in ebraico (eseguita mentre l’autore era ancora in vita), dalla traduzione spagnola edita nel 1515 a Valladolid. Il Compendium ebbe due edizioni nel 1488, e successive nel 1490-91, 1495, 1497, 1508, 1581; una versione in italiano fu pubblicata nel 1599. La scarsità delle informazioni sull’autore contrasta dunque singolarmente con l’influenza esercitata dal suo Compendium, ristampato senza soluzioni di continuità fino al 1623.

Con Saladino si manifestò dunque nell’Italia del Quattrocento, per la prima volta, l’attenzione al livello culturale dei farmacisti; nacque allora una produzione scientifica a loro espressamente dedicata. Il Compendium aprì una via che il Ricettario fiorentino, composto nel 1490 da un gruppo di medici, seguì, raccomandando queste letture: «Diciamo che ogni diligente persona debba avere questi libri, cioè: uno semplicista chome è Symon Genovese, le Pandette, Avicenna e li semplici suoi, e così l’Almansore, el quarto del Servitore, lo anthidotario di Mesue, l’anthidotario di Nicholao, a fine che possa eleggiere, cogliere, preparare, conservare e comporre con diligentia tutte le ricepte» (Corvi, 1994, pp. 33 s.).

Non è nota la sua data di morte.

Opere. Saladinus de Asculo, Compendium aromatariorum, Henricus de Harlem, Bologna 1488; altra ediz. Andreas Belfortis, Ferrara 1488; Saladino da Ascoli, Compendio de los boticarios compuesto por el doctor Saladino fisico principal del principe de Taranto..., Valladolid 1515 (rist. anast. Valencia 1998); Trattato della peste, et sua preservatione, et cura, scritto da Saladino di Ferro Ascolano, tradotto di latino in italiano da Salustio Viscanti, in A. Gratiolo, Discorso di peste, Venezia 1576, pp. 133-176; Saladini de Asculo, Serenitatis principis Tarenti physici principalis, Compendium aromatariorum..., a cura di L. Zimmermann, Leipzig 1919; Saladino di Ascoli (ca. 1430), «Compendium Aromatariorum». The Book of the pharmacists, first edition in Hebrew based on a hebrew ms. of the early XVth century, a cura di S. Muntner, Tel Aviv 1953; S. Caballero y Villaldea, El Compendio de los boticarios del siglo XV, Masnou 1961; Saladino da Ascoli, texto y concordancia del «Compendio de los Boticarios», Valladolid, 1515, a cura di T.M. Capuano, Madison 1990; Saladino Ferro di Ascoli, Consilium de pestem, a cura di F. Capriglione, Foggia 2014.

Fonti e Bibl.: P. Rosario, S. Ferro da Ascoli, Medico condotto. Contributo alla Storia della medicina pugliese, nel secolo XV, Faenza 1910; E. Wickersheimer, Dictionnaire biographique des médecins en France au Moyen Age (1936), rist. Genève 1979, p. 726; G. Dragone Testi, S. di Ascoli e la sua opera, in Il farmacista italiano, VIII (1940), pp. 3-11; Ead., Il “Compendium aromatariorum” di S. Ferro da Ascoli, in Atti del secondo Convegno... 1942, Pavia 1943, pp. 3-12; G. Sarton, S. di Ascoli (c. 1430). Compendium aromatariorum. The Book of the pharmacists. First edition in Hebrew by Suessmann Muntner. Tel Aviv 1953, in Isis, X (1955), pp. 133-138; A. Simili, Il “Compendium aromatariorum” di S. da Ascoli, in Atti della IV Biennale della Marca per la storia della Medicina, Fermo 1961, pp. 363-367; Id., S. Ferro da Ascoli, in Atti e Memorie dell’Accademia di storia dell’arte sanitaria, XXIX (1963), pp. 26-46; M. Paone, Una condotta medica nel Quattrocento a Bitonto, in Studi bitontini, II (1970), pp. 45-50; P. Sisto, Due medici, il principe di Taranto e la peste: i trattati di Nicolò di Ingegne e S. Ferro da Ascoli, Napoli 1986; Id., Sulla biografia di S. Ferro da Ascoli. Appunti in margine ad una vexata quaestio, in Annali della Facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Bari, XXXII (1989), pp. 211-219; D. Jacquart - F. Micheau, La médecine arabe et l’Occident médiéval, Parigi 1990; A. Corvi, Le biblioteche delle spezierie del 700, in Atti e Memorie dell’Accademia italiana di storia della farmacia, XI, 1994, 1, pp. 33-60; L. Moulinier-Brogi, Médecins et apothicaires dans l’Italie médiévale: quelques aspects de leurs relations, in Pharmacopoles et apothicaires. Les «pharmaciens» de l’antiquité au Grand Siècle, a cura di F. Collard - E. Samama, Paris 2006, pp. 119-134; G. Piccioni - T. Piccioni, S. d’Ascoli e l’evoluzione del concetto di farmaco nel Medioevo, Milano 2006; J.M. Lopez Piñero, La traduccion castellana del Compendium aromatariorum de S. de Ascoli por Alonso Rodriguez de Tudela (1515), a cura di D. Briesemeister et al., Valencia 2007, pp. 113-150; S. Veneziani, S. Ferro, il medico-speziale del principe di Taranto, in Scienzati in Puglia, secoli V a. C. - XXI d. C., a cura di F.P. De Ceglia, Bari 2007, pp. 33-35; T.M. Capuano, La version castellana del Compendium aromatariorum, in S. da Ascoli. La scienza della salute e l’intercultura. Atti del Convegno... 2006, a cura di F. Capriglione, Foggia 2008, pp. 101-118; M. Ouerfelli, Le sucre: production, commercialisation et usages, Leida 2008; S.K. Cohen Jr, Cultures of plague. Medical thinking at the end of the Renaissance, Oxford 2011; L. Moulinier - M. Nicoud, Fama ou légende? De la vie de quelques médecins italiens d’après les témoignages médiévaux, in Micrologus, nature, sciences and medieval societies, The medieval legends of philosophers and scholars, XXI (2013), pp. 445-470; G.C. Signore, Storia della farmacia. Dalle origini al XXI secolo, Milano 2013, passim; P. Giancane, A proposito del “Librecto di pestilencia” salentino di Nicolò de Ingegne (1448), in Lingua e stile, I (2016), pp. 107-130; S.R. Kyle, Medicine and humanism in late medieval Italy: the Carrara herbal in Padua, London 2016.

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