SAMARIO

Enciclopedia Italiana (1936)

SAMARIO

Vincenzo Caglioti

Elemento chimico (numero atomico 62; peso atomico 150,43) isolato per la prima volta nel 1879 da F. Lecoq de Boisbandran dalla samarskite (v.) che lo contiene insieme con altri elementi del gruppo dei lantanidi (v. terre rare) quali il neodimio, il praseodimio, il gadolinio ed altri. Non si è riuscito finora a prepararlo assolutamente puro per le grandi difficoltà che s'incontrano quando lo si vuol separare dagli elementi che lo accompagnano.

Il metallo si ottiene per elettrolisi del cloruro anidro fuso ed ha aspetto bianco grigiastro più scuro dell'argento, e più chiaro del ferro; fonde a 1300°; all'aria si ossida ingiallendo; e lo strato di ossido protegge il metallo dall'ulteriore ossidazione. Brucia in corrente di cloro con produzione di SmCl3. Dà origine a due serie di sali in cui si comporta da tri e da bivalente: í primi composti sono più stabili degli altri. Si conoscono il cloruro e il bromuro, igroscopici e molto solubili in acqua. Particolarmente interessante è l'idrossido Sm(OH)3 che è la base più debole degli elementi del gruppo del cerio e pare abbia la proprietà di assorbire gl'idrocarburi. L'ossido Sm2O3 cristallizza secondo Goldschmidt nelle tre forme A, B, C, in cui si presentano di solito gli ossidi delle terre rare.

I nitrati e i bromati doppî del samario col magnesio e con l'ammonio vengono impiegati per la separazione di questo elemento dagli altri. Fra i derivati del samario bivalente si conoscono il bromuro, il cloruro, lo ioduro e il solfato.

Il carburo SmC2 viene decomposto dall'acqua con formazione d'idrossido e di una miscela di gas come idrogeno, carburi acetilenici, etilene, etano. Viene impiegato con gli altri elementi delle terre rare nella preparazione di leghe piroforiche.