MILO, Sandra

Enciclopedia del Cinema (2004)

Milo, Sandra


Nome d'arte di Elena Salvatrice Greco, attrice cinematografica, nata a Tunisi l'11 marzo 1933. Destinata dalla morbida opulenza del suo fisico a impersonare la ragazza votata all'amore, sempre disponibile al corteggiamento, ha gestito con sorniona ironia la svagata consistenza dei suoi personaggi, destreggiandosi tra comicità, malizia e ingenuo patetismo. Figura caratteristica del cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta, apprezzata in Francia, ha goduto di grande popolarità anche presso il pubblico televisivo. Ha vinto due volte il Nastro d'argento, nel 1964 per 8 1/2 (1963) e nel 1966 per Giulietta degli spiriti (1965), entrambi diretti da Federico Fellini.

Esordì accanto ad Alberto Sordi in Lo scapolo (1955) di Antonio Pietrangeli, nel ruolo di un'esuberante hostess. Maggiore visibilità ottenne con La donna che venne dal mare (1957) di Francesco De Robertis, di cui fu protagonista insieme a Vittorio De Sica. Considerata figura di richiamo grazie alla sua avvenenza fisica, prese parte a una serie di film, conquistando, sia pure in ruoli marginali, un immediato successo. Sempre nel 1957 apparve in Les aventures d'Arsène Lupin (Le avventure di Arsenio Lupin) di Jacques Becker e in Le miroir à deux faces (Lo specchio a due facce) di André Cayatte. Nello stesso anno recitò in Totò nella luna di Steno, impersonando la bella Tatiana. Fu poi l'ingenua prostituta in Il generale Della Rovere (1959) di Roberto Rossellini, e la ragazza dai costumi troppo facili, che stravede per i gioielli e la biancheria intima, in La jument verte (1959; La giumenta verde) di Claude Autant-Lara. Nel 1960 offrì una prova della sua capacità di passare dai toni brillanti a quelli patetici (recitando per la prima volta con la sua voce) in Adua e le compagne di Pietrangeli, storia di un gruppo di prostitute che tentano di reinserirsi nella società dopo la chiusura delle case di tolleranza. Si misurò poi con un ruolo drammatico interpretando l'appassionata e ingenua eroina di Vanina Vanini (1961), tratto dal racconto di Stendhal e diretto da Rossellini. Il clamoroso insuccesso riportato dal film alla Mostra del cinema di Venezia restituì la M. al suo personaggio: fu la leggiadra dama di Fantasmi a Roma (1961) diretto da Pietrangeli e la giovane provinciale che cerca l'amore per corrispondenza in La visita (1963) dello stesso regista. Autoironia e leggerezza, unite all'istintiva vena comica, ne fecero l'efficace interprete di Carla, l'amante del regista Guido in 8 1/2 di Fellini che la volle successivamente in Giulietta degli spiriti per caratterizzare tre personaggi simbolicamente contrapposti al modello femminile rappresentato da Giulietta Masina.

Con L'ombrellone (1965) di Dino Risi è sembrata concludersi la sua stagione d'oro. Dopo di allora, oltre che in alcuni programmi televisivi da lei stessa condotti, è apparsa saltuariamente sul grande schermo, confermando le sue doti di brillante caratterista in Grog (1982), opera prima di Francesco Laudadio, Camerieri (1995) di Leone Pompucci, Il cuore altrove (2003) di Pupi Avati.   *

Bibliografia

S. Masi, E. Lancia, Stelle d'Italia. Piccole e grandi dive del cinema italiano dal 1945 al 1968, Roma 1989, pp. 35-38.

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