MONACHESI, Sante

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MONACHESI, Sante

Francesco Franco

– Nacque a Macerata il 10 genn. 1910 da Bentivoglio e da Adorna Giselda Benfatto.

Si diplomò alla R. Scuola di tirocinio di Macerata e, negli anni Venti, iniziò a lavorare come intagliatore ed ebanista, eseguendo disegni propri e altrui per alcune ditte della provincia; opere andate distrutte o di ubicazione ignota. Sotto la guida dello scultore Giuseppe De Angelis, realizzò molte copie in argilla di opere di Michelangelo e Medardo Rosso (Toni, p. 37).

Nel 1927 lesse Pittura scultura futuriste di U. Boccioni, testo che influenzò da subito la sua visione dell’arte: dall’anno seguente, infatti, iniziò a disegnare strutture «a spirale» e «in diagonale» applicate a sculture e pitture, nonché a fondere il plasticismo di Medardo Rosso e di derivazione michelangiolesca con le linee forza di Boccioni (ibid.). È questa l’origine di quella «mentalità futurista», che sarà sempre una caratteristica del M. (Crispolti, p. 5).

Dei primissimi anni Trenta sono le opere (tutte in collezione privata) Il suonatore d’arpa, Astrazione plastica, Dittatore e Volume (ripr. in S. M., 2010, figg. 3-9), che mostrano una contemporanea attenzione dell’artista anche alle forme primarie, intese come volumi a volte statici a volte in dinamismo, oppure, nei gessi e nelle terrecrude, come organismi frutto di una germinazione spontanea (ripr. in Avanguardia di M., pp. n.n.) in sintonia con le ricerche dei surrealisti e di H. Arp (Marchiori, riportato anche in Avanguardia di M.).

Nel dicembre 1932 creò con Bruno Tano e altri il Gruppo futurista Umberto Boccioni, movimento futurista delle Marche. Dal 21 al 28 maggio 1933 partecipò alla I Mostra provinciale di arte giovane, esponendo in una sala del teatro delle Terme di Macerata.

Dal 1934 iniziò a collaborare con vari giornali come caricaturista e al Nuovo Futurismo di Milano. Espose alla Biennale di Venezia nel padiglione futurista Aeroscultura (ripr. ibid.), strutturata su elementi linguistici che provengono dalla scultura futurista e soprattutto dalle ricerche del Bauhaus. Fra il 26 agosto e il 30 settembre dello stesso anno tenne la sua prima personale, con 32 opere, nell’ambito dell’Esposizione d’arte antica e moderna presso il palazzo comunale di Recanati. Molti lavori in gesso e creta di questi anni sono andati distrutti o si trovano in collezioni private (Toni, figg. 35 s.; S. M., 1994, p. 8).

Nel 1934-35 realizzò Ritratto di Marinetti – uno dei suoi più grandi amici e sostenitori – che rivela una buona assimilazione del linguaggio futurista e del cubismo francese (Roma, collezione privata; ripr. in La pittura in Italia…, p. 511). Fra il 7 e il 22 luglio 1935 espose al teatro Stamira di Ancona nella III Esposizione d’arte del sindacato interprovinciale fascista di belle arti delle Marche, un’occasione per attestare l’affermazione del movimento dell’aeropittura. Il testo critico di F.T. Marinetti in catalogo (riportato in S. M., 1994, p. 9) evidenziava la capacità degli artisti partecipanti di trasmettere le sensazioni dell’esperienza dell’aviazione e della velocità della vita contemporanea, solidificando il movimento in volumi nello spazio.

Nel 1936 frequentò i corsi di scenografia del Centro sperimentale di cinematografia di Roma e partecipò alla Biennale di Venezia. A settembre Stile futurista, rivista che era stata diretta da L. Colombo (detto Fillia), pubblicò alcune riproduzioni delle sculture del M. del 1930 (S. M., 1994, pp. 11-13). Fra l'ottobre e il novembre del 1936 partecipò alla II Mostra nazionale di plastica murale che si svolse ai Mercati di Traiano a Roma e firmò il manifesto La plastica murale futurista.

Nel 1937 fu presente nel padiglione italiano dell’Esposizione universale di Parigi (con La grande luce e Musicalità) e alla II Mostra nazionale del sindacato di belle arti di Napoli. Del 1937-38 sono i Lamierini a luce mobile (collezione privata; ripr. in S. M., 2010, figg. 11-15), lastre lavorate a sbalzo con segni, linee e punti, dotati di un alto potere suggestivo grazie alle variazioni di luce generate dal grado cangiante di specularità e opacità del materiale. Come i Cementi di L. Fontana dei primi anni Trenta trasformano l’esperienza della scultura  in puro grafismo spaziale (Crispolti, p. 13).

Dal 1938 prese parte a numerose manifestazioni, fra le quali si segnalano le partecipazioni a La grande, un'esposizione di aeropittura, in occasione della mostra d’arte della Columbia University di New York, ad Aeropittura ed esposizione postuma di Fillia, nel salone della Gazzetta del Popolo a Torino e alla XXI Biennale di Venezia. Nello stesso anno, presso il Casino Dorico ad Ancona, si svolse la Mostra d’aeropittura futurista dei pittori S. M. e Bruno Tano, presentata da una conferenza di Marinetti (M., 1999, pp. 116 s.).

Nel suo articolo del 1939 Marinetti (riportato anche in S. M., 1994, p. 17) evidenziava l’amore del M. per le geometrie tracciate in cielo dagli aeroplani e la capacità di realizzare sintesi polimateriche mediante la gomma, il rame e il sughero, come surrogati di materiali classici. Durante la Mostra nazionale viaggiante d’aeropittura futurista, tenuta a Falconara, Fano, Pesaro e Rimini, sempre nel 1938, espose aeropitture e declamò poesie per aero-musica. Un componimento dal titolo Adriatica (Toni, p. 130) rivela un entusiasmo fascista-colonialista, attraverso versi brevi e abbastanza convenzionali, derivati dalle prime parolibere futuriste, caratterizzati da una punteggiatura quasi assente.

Nel 1939 si trasferì stabilmente a Roma dove, presentato da un testo di Marinetti, prese parte alla III Quadriennale con tre opere, fra cui si segnala Aeropittura di eliche imperiali (ripr. in III Quadriennale, tav. XCIV, p. 196). Dalla seconda metà degli anni Trenta si assiste a un aumento significativo della consistenza dell’impasto, verso tele materiche quasi informali che contengono anche collage di oggetti, come in Composizione plastico materica (1935; collezione privata) e A foglia morta su Roma (1940; Roma, Galleria comunale di arte moderna, entrambe ripr. in S. M., 2010, figg. 27 s.). Nel 1941 si segnalano almeno la III Mostra del sindacato nazionale fascista di belle arti a Milano e l’esposizione nella prima galleria di aeropittura creata nell’appartamento di Marinetti in piazza Adriana n. 11. Nel 1942 partecipò alla X Mostra del sindacato regionale fascista di belle arti del Lazio e l’anno seguente alla IV Quadriennale di Roma. Nel dopoguerra si trasferì con Renato Birolli a Parigi, dove, osservando il cubismo e l’arte fauve, iniziò a dotare le sue opere di larghe campiture cromatiche (S. M., 2007, p. 62).

Dagli anni Quaranta agli anni Cinquanta si può parlare di una sorta di ritorno all’ordine, evidente in molti lavori: nature morte, paesaggi, vedute urbane, che risentono di varie influenze europee, dall’espressionismo tedesco al fauvismo, fino all’astrattismo del gruppo del Milione. G.C. Argan, come altri critici, riconosce nei quadri di questo periodo l’influenza dell’impressionismo e dei fauves, precisando la concorrenza di molti toni sul quadro, ciascuno teso a prevalere sugli altri. Tuttavia, attraverso un principio d’ordine, creato dal disegno, i colori mantengono un valore costruttivo e il segno un valore tonale.

Probabilmente dagli anni Trenta-Quaranta in poi i risultati migliori nell’arte del M. sono raggiunti attraverso la scultura. In particolare le terrecotte, le terrecrude, le ceramiche smaltate e i metalli, sono assolutamente in linea con le ricerche di Fontana (con le Nature in particolare), F. Melotti e Leoncillo Leonardi.

Nel 1945 partecipò alla I Esposizione della Libera Associazione delle arti figurative a Roma, presso la galleria S. Marco e poi espose alla galleria S. Bernardo insieme con G. De Chirico e M. Mafai. Nel 1946 partecipò alla mostra del gruppo neocubista, con A. Corpora, P. Fazzini, R. Guttuso e G. Turcato, alla galleria del Secolo di Roma, affermando, insieme con i suoi colleghi, di volere aderire alla realtà rinnovando il linguaggio dell’arte (M., 1999, p. 18).

L’anno seguente tenne una personale alla galleria La Margherita di Roma. Nel 1949, insieme con altri, creò la I Fiera di via Margutta a Roma. Nel 1950 partecipò alla XXV Biennale di Venezia e tenne una personale a Parigi alla galleria Silvagni. Nel 1951 prese parte a varie esposizioni fra le quali si segnalano: la VI Quadriennale di Roma e una personale alla Conchiglia. Due anni dopo a Roma fondò la rivista Portonovo, dove nel 1955 pubblicò Decalogo della realtà poetica, uno scritto programmatico di ciò che doveva essere l’arte contemporanea e di quello che avrebbe dovuto combattere (riportato anche in S. M., 1994, p. 34).

Qui il M. dichiarava di lottare per il rinnovamento del linguaggio pittorico, contro il ritorno del realismo otto-novecentesco e del romanticismo. Secondo l’artista le linee e i colori non devono costituire il fine della pittura, ma i mezzi dell’espressione. Attaccava sia i formalisti sia i neorealisti, i quali venivano accusati di rendere odioso il mondo del lavoro attraverso la loro opera (ibid.).

All’inizio degli anni Cinquanta il M. ridusse l’emotività, i colori della sua pittura e dette maggiore ordine alle forme, abbandonando i residui della pittura tonale comuni alla scuola romana.

Non più gradazioni, ma tinte piatte, uniformi e accese. Secondo la critica, il M. ha costruito nature morte come se fossero vedute architettoniche e, al contrario, ha dipinto vedute di Parigi come se fossero nature morte, senza alcuna aneddotica (De Marchis, riportato anche in S. M., 1994, p. 45), come risulta evidente guardando la serie dei Muri ciechi di Parigi, realizzata fra la fine degli anni Quaranta e i primi Cinquanta (collezioni private; ripr. in S. M., 1994, pp. 61-63); opere che avrebbero influenzato anche Nicolas de Staël, frequentatore assiduo del suo studio (Querèl, riportato anche in Avanguardia di M.).

Nel 1954 partecipò a varie esposizioni, fra cui si segnalano la XXVII Biennale di Venezia e la personale alla galleria La Tartaruga di Roma. Fra i riconoscimenti va ricordato l'VIII Premio nazionale di pittura F.P. Michetti. Anche nel 1956 prese parte a varie mostre: ottenne una sala personale alla III Esposizione nazionale al palazzo Reale di Milano e partecipò alla XXVIII Biennale di Venezia. Dal 1957 fino al 1959 (anno dell'VIII Quadriennale di Roma) fu presente in varie collettive e tenne diverse personali. Nel 1960 partecipò alla XXX Biennale di Venezia, firmò il I Manifesto astralista ed espose con questo gruppo alla galleria Antares di Roma. L’anno seguente espose in un’altra mostra dell’astralismo, presso la stessa galleria, e partecipò alla redazione del II Manifesto di questo neonato movimento e del I Manifesto istantaneista. In quest’anno prese parte alla VIII Esposizione internazionale elettronica e nucleare di Roma con Tavole bianche e alla XVII Biennale di Milano. Nel 1964 fondò il movimento Agrà ed espose presso il Circolo artistico di via Margutta, alla I Esposizione di pittura agravitazionale (M., 1999, pp. 119-121).

Negli scritti che accompagnano la nascita di questi movimenti artistici, il M. sosteneva la necessità della libertà di pensiero e di azione, sottraendosi alle convenzioni sociali, puntando a una politica creativa, alla ricerca di una «nuova economia», di una «vita poetica». Dopo il viaggio spaziale di Yuri Gagarin era stato affascinato dal concetto dell’assenza di gravità. Come era possibile per l’uomo liberarsi dal vincolo della gravitazione terrestre, analogamente era possibile liberarsi dalle «convenzioni terrene», attraverso un’arte rivoluzionaria, «un’architettura policentrica agravitazionale», libera da progetti urbanistici con intenti speculativi (Gargiulo, p. 33). I suoi manifesti per Agrà risentono chiaramente delle parolibere futuriste del suo amico Marinetti e di C. Carrà, ma la gravitazione delle parole nello spazio del foglio appare più ordinata e composta, nella grafia, nella grafica e nella costruzione logica.

Negli anni in cui è protagonista il concetto dell’opera d’arte come evento, happening o performance, che deve lasciar un segno nella memoria dell’osservatore, oltre la fisicità, il M. creò le Evelpiume (collezione privata; ripr. in S. M., 2010, figg. 67-82). Sculture in gommapiuma, derivate dall’idea dadaista del ready-made modificato, vengono esposte per la prima volta alla I Triennale dell’Adriatico a Civitanova Marche nel 1965 e alla galleria dell’Astrolabio di Roma, con scarso successo (Trucchi, riportato anche in S. M., 2007, pp. 14-18).

Opere leggere, monumentali ed effimere al contempo, sono costituite da fogli di gommapiuma arrotolati con lo spago, fissati in forme provvisorie, che possono rapidamente essere neutralizzate, ma che talvolta l’artista ha replicato in marmo, contraddicendo la loro intrinseca genesi effimera di opere non-finite. La contrazione della materia in espansione, trattenuta dallo spago, fissa la forma rendendo evidente la sua spinta espansiva, la sua energia trattenuta. Sono forme pure, spesso simili alle sculture di marmo di A. Viani, ma dotate di un differente senso di espansione, come se stessero sul punto di rompere lo spago, creando nuove forme nello spazio, prima di riprendere la forma originaria del materiale inerte, inventato dall’industria per l’imbottitura dei divani.

Negli anni Cinquanta e Sessanta l’arte del M. risente della corsa alla conquista dello spazio in atto fra URSS e USA, non ispirandosi alla potenza delle tecnologie meccaniche, ma alle forme più rassicuranti degli asteroidi, agli oggetti naturali gravitanti nello spazio siderale. Nel 1965 ebbe un’intensa attività espositiva.

Tenne una personale a La Barcaccia di Roma ed espose alla IX Quadriennale di Roma (per limitarsi a due eventi). Negli anni Sessanta, quando la partecipazione alle mostre divenne sempre più cospicua, le serie dei Perspex, forse ancor più delle Evelpiume, costituisce la produzione migliore in assoluto dell’artista (ripr. in S. M., 2010, figg. 83-96). Sono realizzate in polimetilmetacrilato, un materiale destinato ad avere un enorme successo nell’industria e nel design dagli anni Sessanta fino ai Novanta e oltre. Il M. ha utilizzato questo polimero soprattutto come una materia prima classica, da colare, modellare; come la pasta vitrea per gli artigiani muranesi (in cui il colore e la materia sono tutt’uno) questo materiale è destinato a sculture o a oggetti di design, non semplici soprammobili pensati direttamente per la riproduzione industriale in serie. Talvolta le sculture sono concepite come veri e propri esseri viventi, meduse o forme organiche, piante trasparenti nate spontaneamente nel suo giardino della Casa-studio di Mentana, visibili in alcune fotografie (S. M., 2007, pp. 26, 28). In questi lavori il M. rivela debiti nei confronti di vari esponenti dell’informale europeo, soprattutto di tipo materico e gestuale. Fontana e Leoncillo sono certamente due modelli di riferimento per le serie di questi anni, ma manca al M. la costante tensione per la sperimentazione pura che caratterizza tutta l’arte del primo e il dramma esistenziale incarnato nella materia informale del secondo. Bisogna tener presente, come ha fatto la critica contemporanea, che negli stessi anni nell'arte del M. c'è la compresenza di un’attività di ricerca formale ed espressiva insieme a una pittura che andava incontro anche a un pubblico e a una critica dalle richieste maggiormente convenzionali.

Negli anni Sessanta e Settanta, dato l’elevato numero di esposizioni del M. elencate nei principali regesti, si segnala solo la sua presenza alla XXVI Biennale di Milano del 1969.

Nel 1978, nell’ambito della mostra Legare e sciogliere. L’evelpiuma e l’universo Agrà di M., a Jesolo si invitavano i visitatori e i pazienti dell’ospedale psichiatrico di Trieste, che partecipavano alla mostra anche con loro lavori, a legare e slegare le sculture in gommapiuma, portandosele a casa, smitizzando il valore dell’opera come unicum destinato al mercato del collezionismo o al museo (Gargiulo, p. 39).

Dagli anni Settanta in poi il M. continuò a riproporre i capisaldi della sua opera. Ricoprì vari incarichi e insegnò nelle accademie di belle arti di Venezia, di Torino e di Roma.

Morì a Roma il 28 febbr. 1991.

Dopo la morte i suoi lavori sono stati presentati in numerose esposizioni collettive e nelle maggiori manifestazioni internazionali sull’aeropittura, sul futurismo e sul secondo futurismo e in varie retrospettive monografiche. Fra i musei che conservano i suoi lavori si segnalano la Galleria nazionale di arte moderna e La Galleria comunale di arte moderna di Roma, la Galleria nazionale di arte moderna di Milano, il Kunstmuseum di Berna, i Musei Vaticani, la Pinacoteca civica di Cesena e quella di Macerata, la Casa-Museo Remo Brindisi a Comacchio in provincia di Ferrara. Nell’archivio della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma sono conservati oltre settecento articoli di stampa dedicati al M. o in cui è menzionato (non tutti presenti nelle bibliografie più aggiornate), oltre ad alcune decine di cataloghi ormai rari.

Fonti e bibl.: Roma, Archivio Sante Monachesi; Roma, Archivio della Galleria nazionale di arte moderna, Fondo Bio-iconografico, cass. 20,1; F.T. Marinetti, Profili d’artisti futuristi: S. M., in Meridiano di Roma, 8 ott. 1939; III Quadriennale d’arte nazionale (catal.), Roma 1939, p. 196; G.C. Argan, M. alla «Prora», in Nuova Europa, 2 dic. 1945; A. Querèl, in La Settimana a Roma, 1 giugno 1962; G. Marchiori, in M.: sculture, Venezia 1965; L. Trucchi, In margine a una monografia su Monachesi. Una vicenda singolare, in Fiera letteraria, XLII (1967), 12, p. 24; L. Scrivo, Le sculture in gommapiuma di M., in Il Poliedro, marzo 1968, pp. 20-25; Avanguardia di M. dal 1930 al 1969 (catal., Lignano), Venezia 1969, pp. n.n.; A.C. Toni, Futuristi nelle Marche, Roma 1982, ad ind.; M. futurista: anni Trenta (catal.), a cura di E. Crispolti, Macerata 1983; G. De Marchis, in M.: work's from the 1950's (catal., Marisa Del Re gallery), New York 1993; S. M. dal futurismo a Parigi (catal.), a cura di P. Sprovieri - M. Fagiolo dell’Arco, Roma 1994; M. Gli anni Quaranta e Cinquanta (catal., Civitanova Marche), a cura di S. Papetti, Milano 1999; C. Prete, in La pittura in Italia. Il Novecento/2, II, Milano 1993, pp. 788 s.; M. e l’Europa (catal., Bruxelles), a cura di S. Papetti, Milano 2006 (con bibl.); S. M.: perspex e evelpiuma, 1959-1969 (catal.), a cura di M.V. Marini Clarelli - M. Gargiulo, Roma 2007 (con bibl. e antologia critica); M. Gargiulo, M. e l’Universo Agrà, ibid., pp. 32-39; S. M. (catal.), a cura di S. Papetti, Roma 2010; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori… italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, p. 2072.

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