BUGLIONI, Santi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 15 (1972)

BUGLIONI, Santi

Emma Micheletti

Figlio di Michele di Santi, linaiuolo, e di Francesca Mori (parente della moglie di Benedetto Buglioni), nacque a Firenze il 20 dic. 1494. Assunse il cognome di Buglioni, in quanto discepolo di Benedetto (il Vasari, a proposito della ceramica invetriata, scrive nella vita del Verrocchio: "Dopo Benedetto, rimase il segreto a Santi Buglioni, che solo sa oggi lavorare di questa sorte di sculture"; III, p. 376), ma suo figlio, Michelangelo, prese il cognome di Viviani: sarà così ascendente del B. Vincenzo Viviani, scolaro e biografo di Galileo (Milanesi, in Vasari, III, p. 376 n. 2).

L'attività del B. comincia, con ogni probabilità, verso il 1520, quando esegue la Madonna e angeli per il duomo di Montefiascone, ancora vivente Benedetto Buglioni col quale collaborava. Al 1521 e al 1522 sipossono datare altre opere a lui attribuite, che probabilmente erano state in precedenza commesse al suo maestro: la Madonna della Cintola e l'Annunciazione per Badia Tedalda e una Vergine col Bambino e santi, ora al Bargello (n. 53; Marquand, 1921, pp. 160 s.). Ma indubbiamente l'opera più notevole e celebre, che supera per importanza di gran lunga tutta la sua restante attività, è il fregio con le Opere di misericordia, in terracotta invetriata e colorata, sulla facciata dello Spedale del Ceppo a Pistoia.

Per secoli l'impresa è stata attribuita a Giovanni della Robbia; è chiaro invece dai documenti di pagamento che il B. ne fu il principale esecutore. Per l'ospedale aveva lavorato Benedetto (1510, 1515), e nel 1525 Giovanni della Robbia aveva ricevuto una ordinazione di medaglioni e figure, ma nel 1526-28 i pagamentisi riferiscono al Buglioni. Solo nel 1585 il fregio fu completato, probabilmente da Filippo di Lorenzo Paladini, con la scena Dar da bere agli assetati, in stucco dipinto.

Le Opere di misericordia sono delle vere e proprie scene di costume, eseguite con garbata semplicità. Indubbiamente vi sono imperfezioni, particolarmente nella disposizione delle figure, e un certo impaccio di movimento, dovuti forse alla necessità di cuocere le terrecotte a pezzi staccati per unirle poi, in un secondo tempo, sistemandole al loro posto. Tuttavia, quello che più colpisce nell'insieme è l'immediata sincerità della narrazione e il suo svolgersi secondo un gusto piacevolmente popolano, anche se il B. conduce con gran cura e con attenta finezza il modellato delle figure, i volti stessi (per es. il profilo del pellegrino lavato da un ospite). E l'autore guarda ai particolari, siano essi una pelliccia o una lunga barba, con una delicata attenzione, in verità raramente riscontrabile nell'opera di Giovanni della Robbia. Alcune figure quasi suggeriscono nel B. un'ispirazione a Piero di Cosimo, in altre egli sfiora forme addirittura filippinesche, senza tuttavia quel brio e quel capriccio baroccheggianti che danno tanta languida poesia alle opere di Filippino.

Alla morte del suo primo maestro, Benedetto, il B. aveva lavorato con Giovanni della Robbia, ma in seguito operò a Firenze con il Tribolo: nel 1539 lo aiutò nell'apparato delle nozze di Cosimo I ed Eleonora di Toledo, per la figura a cavallo di Giovanni dalle Bande Nere (Vasari, VI, p. 88 e n. 1); tra il 1552 e il 1553 fece in terracotta i fregi nell'impiantito della Biblioteca Laurenziana su disegno del Tribolo (per tutta la questione attributiva, cfr. P. Barocchi, Commento a G. Vasari, La vita di Michelangelo, III, Milano-Napoli 1962, pp. 856 s.);forse negli stessi anni eseguì due grandi rilievi in terracotta per la chiesa di Cutigliano (Appennino Pistoiese) e probabilmente anche la grande pala dello stesso tipo nella parrocchiale di Gavinana. Nel 1565, ancora a Firenze, il B. eseguì per le nozze di Francesco de' Medici e Giovanna d'Austria una serie di decorazioni per Palazzo Vecchio: putti, capricorni, teste; forse in questo periodo disegnò alcune parti dei pavimenti nell'appartamento di Leone X, particolarmente nella cappella. Partecipò anche agli apparati delle esequie di Michelangelo con un ritratto dell'artista (Vasari, VII, 1881, p. 306). Documenti del 1568 e del 1575 siriferiscono ad acconti ricevuti e debiti contratti dal B. con l'Accademia del disegno. Morì a Firenze il 27 sett. 1576.

Fonti e Bibl.: Catalogo ragionato delle opere del B. in A. Marquand, Benedetto and S. B., Princeton-London 1921;ma vedi anche: G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, p. 376e nota; VI, ibid. 1881, p. 88 e nota; [R F. Giambullari], Apparato et feste nelle nozze... [1539], ibidem, VII, Firenze 1881, p. 306;R. G. Mather, Nuovi docum. robbiani, in L'Arte, XXI (1918), pp. 195 s., 207;XXII (1919), pp. 105-112, 243-248;A. Marquand, Unpublished documents relating tothe Ceppo Hospital, in American Journal of Archaeology, XXII (1918), pp. 361-377;Id., …relating to the work of Benedetto and S. B. for Badia Tedalda,ibid., pp. 310-318;Id., A new doc. for the Ceppo Hospital,ibid., XXIV (1920), pp. 269 s.;Id., An altarpiece by S. B. at Montefiascone, in Art studies, I (1923), pp. 3-6; N. Tarchiani, S. B. e le botteghe rivali dei della Robbia, in Faenza, XXII (1934), pp. 135 s.;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 209 s.

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